Una casa di accoglienza per bambini disabili, figli di genitori in difficoltà economica, culturalmente poveri, malati psichiatrici o essi stessi portatori di handicap. È l’idea accarezzata dalla Caritas diocesana. «Da anni – spiega il direttore don Emanuele Morelli – seguiamo con interesse e stima il lavoro degli operatori della cooperativa sociale Insieme che offrono a diversi bambini diversamente abili del comune di San Giuliano Terme accompagnamento ed opportunità di integrazione con altri giovani del territorio. Un’esperienza che ci auguriamo possa essere potenziata».Si chiama «superabile» il progetto portato avanti dalla cooperativa «Insieme» in collaborazione con i servizi sociali territoriali. Un progetto che potrebbe fare un «salto di qualità» se solo operatori e ragazzi disponessero di spazi adeguati. Di qui l’idea: perché non utilizzare a questo uopo l’annesso della chiesa di Limiti? «Quegli appartamenti – racconta don Emanuele Morelli – già in passato avevano ospitato famiglie senza casa. Ma per continuare in quella vocazione dovremmo metterci mano. In accordo con la Caritas dell’unità pastorale di Limiti, Pontasserchio, San Martino a Ulmiano e Pappiana, abbiamo ipotizzato di destinare la casa di Limiti ad accogliere i bambini disabili. È forse una forma di accoglienza diversa da quella che siamo abituati a prestare, comunque capace di rispondere ad un bisogno reale presente su quel territorio, al quale la comunità ecclesiale si sente provocata a farsi prossima».I lavori di recupero della struttura costeranno oltre 73mila euro. Una volta ristrutturata, nella casa di Limiti dovrebbero svolgersi le attività giornaliere (dal lunedì alla domenica, dodici ore al dì, 365 giorni l’anno e possibilità di pernottamento nei fine settimana) rivolte ai bambini inseriti nel progetto e alle loro famiglie. La diocesi invita le comunità a convogliare su questa iniziativa (e su altre due di cui parleremo) i proventi della «colletta» diocesana indetta per domenica 21 dicembre. Rispondendo all’invito «dove si prega, là si accolga!».Scrivevamo di altre iniziative, o, per usare un termine caro alla Caritas, di altre microrealizzazioni. Una è emersa nel contatto quasi quotidiano con Lucia Giannelli, giovane pietrasantina in servizio civile, casco bianco della Caritas in Guatemala. Un paese dalle mille contraddizioni: qui – si legge nel sussidio distribuito dalla Caritas a tutte le comunità della diocesi – il 10% degli abitanti detengono il 40,3% della ricchezza totale, mentre il 56% dei guatemaltechi vive in condizioni di povertà. «Come tutta la società centroamericana – si legge nel sussidio Caritas – il Guatemala è una società di apartheid, in cui la linea di separazione tra arricchiti e impoveriti è sempre più netta e sempre più profondo il solco tra chi ora gode anche dei benefici della globalizzazione neoliberista e coloro che sono esclusi dai flussi di questo processo». Gli esclusi sono quelli di sempre, «le categorie ancestrali della povertà: i popoli autoctoni amerindi, i contadini, le donne e i bambini». In uno Stato che vive forti tensioni a tutti i livelli, Lucia è impegnata nella scuole in un programma di educazione alla pace. Lucia Giannelli (e altri operatori di Caritas italiana) sono venuti anche in contatto con la congregazione dei padri Somaschi, impegnati nel promuovere iniziative di contrasto alla povertà. Tra queste, la creazione di una cooperativa di donne, per la gestione di una scuola di cucina. «In concreto – dice don Emanuele Morelli – si tratta di allestire un atelier di cucina in cui ottanta donne all’anno, per tre anni, possano qualificarsi nell’arte culinaria per essere capaci di sostenere le loro famiglie. Infatti, una forma per combattere il flagello della povertà, che si esprime in modo più violento nel fenomeno della discriminazione della donna, è offrire loro la possibilità di acquisire competenze, attraverso la formazione professionale, in settori come la cucina in cui sia possibile ottenere un impiego immediato».Infine, anche in occasione di questo Avvento, la Caritas diocesana, come sempre nei momenti forti dell’anno liturgico, invita tutte le comunità a sostenere e promuovere la colletta per i bisogni dei poveri del territorio. In modo particolare, invita alla colletta quei vicariati al cui interno esistono esperienze di servizio e di condivisione con i più poveri promosse dalla comunità cristiana, con l’obiettivo di sostenere queste esperienze.«In molte parrocchie e vicariati – si legge nel sussidio della Caritas – sono stati attivati percorsi di esercizio della carità. Questi servizi devono essere opere segno della carità della comunità ecclesiale, provocazione e profezia per la società civile nella quale nascono e devono impegnare le risorse umane ed economiche della parrocchia».