Vita Chiesa

Avvento: così a Betlemme si vive il tempo dell’attesa

È una lunga attesa quella che ci si presenta davanti ma non abbiamo paura di aspettare l’unica e vera visita che può donarci tutto quello di cui abbiamo bisogno: Gesù Cristo il Signore! Anche se in questo momento sembra che le tenebre avanzino, che l’oscurità prenda il sopravvento con l’attesa di un nuovo attacco israeliano che si sta preparando, ogni tanto si apre uno squarcio di luce che ci fa pregustare quello che ci aspetta nell’incontro con il Signore che viene. Sono pochi istanti, un abbraccio, un sorriso, un battito di cuore ed ecco che basta questo a non farci perdere quella speranza che più non c’è. Basta questo per darci il coraggio di resistere anche quando tutto sembra perduto.

Non credevo di poter sperimentare nella mia vita sacerdotale una condizione come quella che viviamo ogni giorno a Betlemme. Betlemme è la casa del Pane che non riesce più a sfamare i suoi figli. Non c’è più pane e così i giovani partono perché non riescono più ad attendere e mentre i giovani lasciano la loro terra i vecchi restano ma ombre di morte si addensano all’orizzonte: i loro ulivi sono minacciati dal muro e così si piange e si prega, si prega e si piange e ci si dispera perché dopo il pane verrà a mancare anche l’olio.

I nostri anziani sono gente semplice che vive un legame profondo con la madre terra e con i loro ulivi. Togliere e tagliare un albero per gli anziani è peggio che perdere un figlio. È una ferita dolorosa che difficilmente verrà rimarginata. E così anche loro, vecchi e ulivi insieme, attendono giustizia. Attendono il verdetto della Corte Suprema di Israele che deciderà sul futuro della nostra terra e dei nostri ulivi e l’udienza è stata fissata, chissà se volutamente o meno, il 25 dicembre! Ma in questo nuovo Avvento vogliamo essere pronti. Vogliamo farci trovare svegli. Vogliamo andare incontro al Signore che viene e lo vogliamo fare continuando a pregare. Continuando a celebrare l’Eucaristia sotto gli ulivi, continuando a «sparare» Ave Marie sotto il muro, continuando ad invocare la pioggia dal cielo e continuando ad abbracciare i nostri piccoli Gesù bambini che ti fanno sperimentare la gioia del Natale in anticipo. Tutto questo ci fa restare vivi! Tutto questo ci permette di non perdere la nostra umanità! Non è semplice vivere l’attesa a Betlemme, restando umani ma non possiamo permettere alle tenebre di avvolgere completamente il nostro cuore altrimenti Maria e Giuseppe non troveranno un luogo dove far nascere il Bambino.

Gesù che si è fatto piccolo per farci grandi come Lui, che si è fatto un istante per farci diventare eternità, possa diventare per la nostra vita e la nostra terra, l’acqua che disseta, il pane che sfama, l’olio che risana e l’Amore che trasforma e il nostro cuore possa diventare carne della sua stessa carne. Pregate per Betlemme. Qui è nato il figlio di Dio e qui vogliamo continuare a far nascere e crescere tanti altri figli di Dio!

*sacerdote fiesolano «fidei donum» a Beit Jala