Italia

AVIARIA: 16 CASI IN ITALIA, MA SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO

Sono saliti a 16 i casi di influenza aviaria accertati in volatili selvatici in Italia, ma non c’é alcun allarme nel Paese. La macchina dei controlli funziona e continua a produrre risultati, confermando che il virus ha colpito soltanto gli uccelli selvatici, e le attività di prevenzione sono state messe in atto in tutte le zone nelle quali sono stati rinvenuti gli animali colpiti dal virus H5N1, così come prevede l’ordinanza del ministero della Salute dell’11 febbraio scorso.

Dei 7 casi confermati ieri, uno testimonia che il virus H5N1 ha raggiunto l’Umbria (finora i volatili selvatici infetti erano stati trovati in Calabria, Puglia e Sicilia). Sempre dei 7 casi confermati, tre riguardano per la prima volta specie di volatili selvatici diverse dai cigni: un germano reale trovato morto il 13 febbraio nella provincia di Perugia, nel comune di Panicale (località Cerreto, vicino al lago Trasimeno), una poiana e un gallo sultano che si trovavano nella sede dell’associazione recupero fauna selvatica di Catania.

La comparsa del virus H5N1 in una nuova specie selvatica non deve essere però motivo di allarme. Non ci sono infatti segnali che il passaggio del virus da una specie selvatica ad un’altra specie selvatica possa essere avvenuto in Italia, ad esempio nelle oasi in cui gli uccelli sostano lungo le rotte migratorie. Se questo fosse accaduto, la mortalità di volatili selvatici in Italia sarebbe stata “molto evidente”, ha osservato il virologo Mauro Delogu, dell’università di Bologna. I ricercatori speravano che il virus fosse giunto in Italia esclusivamente con i cigni selvatici costretti a spostarsi per sfuggire al freddo: vulnerabili al virus H5N1, i cigni malati sarebbero morti e l’infezione si sarebbe esaurita spontaneamente.

Invece gli uccelli acquatici, in alcuni dei quali è stato isolato il virus H5N1 in Italia, mostrano una resistenza maggiore. “Possono cioé non morire se colpiti dall’H5N1 e potrebbero quindi comportarsi come un serbatoio per il virus”, ha osservato Delogu. La buona notizia è però che la presenza di questi serbatoi sembrerebbe limitata, in quanto il passaggio del virus non sarebbe avvenuto in Italia. Ad avvalorare questa ipotesi sono i dati generali sulla mortalità dei volatili selvatici nelle oasi frequentate dagli uccelli migratori: tutto lascia supporre che i tre volatili selvatici diversi dai cigni nei quali è stato isolato il virus H5N1 in Italia abbiano contratto l’infezione altrove. Ovunque in Italia gli allevamenti di pollame continuano ad essere sicuri e sottoposti a controlli costanti, così come sicure sono le carni di pollo italiane. Controlli anche per i piccoli allevamenti e per quelli a conduzione familiare, ai quali gli esperti raccomandano di non tenere gli animali liberi.(ANSA).

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