Toscana
Autobus toscani uniti contro il pericolo stranieri
di Ennio Cicali
L’anno prossimo potremmo viaggiare su autobus francesi, inglesi o chissà. Nel 2012, infatti, la Regione Toscana dovrà bandire una gara per l’aggiudicazione del trasporto pubblico locale. Gara che, secondo le intenzioni del presidente della giunta regionale Enrico Rossi dovrebbe essere affidata a «una società di gestione unica per bus e treni». In vista di questa scadenza è nato un soggetto unitario, in pratica una holding, che raggruppa le aziende più importanti della regione, il 95% dei servizi: Ataf e Autolinee Toscane (Firenze), Compagnia Toscana Trasporti (Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato), Sita (Arezzo, Firenze, Siena), Tiemme (Arezzo, Grosseto, Piombino, Siena). Oltre a questi gestori vi sono 20 piccoli operatori (artigiani, cooperative, imprenditori privati) che coprono il restante 5 per cento. Il nuovo organismo predisporrà un piano industriale per garantire la qualità dei servizi e favorire gli investimenti.
«In questo modo poniamo le condizioni perché il servizio pubblico continui anche in futuro a essere garantito da imprese toscane e offriamo un grande contributo al superamento della frammentazione del settore, portando a compimento la linea di azione che perseguiamo da tempo», ha commentato Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana.
I bus toscani rappresentano un «boccone prelibato» che potrebbe far gola ai grandi colossi del trasporto pubblico europeo. Alcuni ci sono già in Italia come il francese Rapt (presente nella tranvia fiorentina e in Autolinee Toscane) o Ltd, un’azienda inglese già presente a Brescia e che si dice interessata ai bus fiorentini.
La nascita del nuovo soggetto non piace alla Cisl Toscana che parla di «tattica della matrioska», usata per dimostrare che non c’è più bisogno di creare l’azienda unica regionale dei trasporti. «Invece di sciogliere le tante scatoline esistenti in una grande scatola, che faccia risparmiare i toscani e aumenti l’efficienza e la qualità dei servizi afferma si crea uno scatolone regionale che però lascia intatte tutte le scatoline che già esistono. Con i loro organi, i loro presidenti, i loro consigli di amministrazione». In alternativa, la Cisl chiede la creazione di un ente che raggruppi tutte le aziende pubbliche per poi arrivare a un unico consorzio pubblico-privato.
Una dura presa di posizione contro il nuovo organismo viene anche da Giuseppe Minigrilli, presidente di Federconsumatori, che rileva come ci sia un dirigente (fra presidenti e consiglieri) ogni 30 lavoratori e si chiede a cosa servano o siano serviti per un «servizio dice di cui raccogliamo quotidianamente lamentele dai fruitori di tali servizi: disfunzioni, sovrapposizioni, ritardi, materiali obsoleti, scarsa affidabilità».
Parere favorevole, invece, della Cgil che ritiene come la costituzione della holding delle aziende di trasporto raccolga un’esigenza di modernità ed efficienza. Anche per la Cgil, tuttavia, è necessario puntare sulla competitività di sistema dove ci sono molti miglioramenti da fare, primo tra tutti il taglio delle poltrone.
Pronta la replica a chi ritiene ci siano troppi consiglieri: i dirigenti alto livello sono 7 e gli amministratori delegati, nella quasi totalità, non percepiscono indennità. Spiega Cispel «la media dell’indennità annua dei presidenti non supera il costo medio di un autista: 42 mila euro». Sono altri i costi da affrontare, afferma, dal combustibile, alle assicurazioni, ai pezzi di ricambio.