Lettere in redazione
Auguri per i 25 anni del settimanale
Leggo il settimanale da vecchia data e lo trovo interessante e curioso. È uno dei pochissimi mezzi che troviamo anche a carattere capillare che può essere letto da ogni persona dabbene; basta saperlo diffondere e portare agli altri senza avere paura di niente. Non come succede nella maggior parte dei casi dove è presente il «menefreghismo» vero e proprio anche da parte dei «diretti responsabili», a livello di parrocchia, che non hanno nessuna voglia di suggerirlo alla gente.
Ma possiamo risalire agli articoli datati 12/12/1993 e 22/05/1994 quando affiancandomi ad un altro intervento fummo accolti nello spazio lettere, volendo rispondere all’articolo di una presumibile chiusura dell’allora settimanale diocesano di San Miniato. Negli articoli «In difesa de La Domenica» e «La Domenica nonostante tutto» volli suggerire che «viene ancora letta» motivando il come e perché viene letta e da chi. Ma sarebbe troppo lungo stare ad elencare il tutto. Quindi vi ripropongo i miei complimenti e tantissimi auguri.
Grazie, caro Follati, per gli «auguroni» che ci spingono ad offrire ai lettori articoli che aiutino sempre più ad orientarsi nella complessità dei tempi e a garantire quell’ampia informazione sulla Chiesa locale, di cui il Settimanale è espressione. Partendo sempre dai fatti, anche perché oggi a molti giornali più che i fatti interessa veicolare interpretazioni e questo accade particolarmente quando si tratta della Chiesa.
25 anni si potrebbe dire non sono poi molti nella vita di un Settimanale, che però coinvolge testate di lungo corso, come la vostra Domenica, e alcune più che centenarie.
Il coordinatore di un’edizione locale, quella di Pitigliano, ricordando gli avvenimenti del 2008, alcuni molto significativi per la sua Diocesi, si domandava dove i cristiani avrebbero potuto avere queste informazioni al di fuori del giornale diocesano. È una domanda che facciamo nostra e la giriamo ai diretti responsabili della pastorale parrocchiale e diocesana, che spesso si informano esclusivamente o quasi sui giornali laici, spesso laicisti, per i quali la Chiesa fa notizia solo in casi dolorosi che portano perplessità e scandalo.
Tutto questo ci impegna, senza alcuna recriminazione, a rendere il giornale sempre più appetibile, e proporne a tutti i livelli la diffusione e la lettura con iniziative appropriate.
E si vede che là dove ci si impegna i risultati non mancano e possiamo dire che fanno crescere anche la Chiesa che vuol essere conosciuta soprattutto per la sua attività ordinaria e per le tante persone, preti e laici, che si impegnano sia a livello diocesano che parrocchiale.