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Attacchi in Indonesia: vescovi, appello «alla calma e all’unità del Paese»

Appelli alla calma e all'unità del Paese si stanno succedendo in queste ore da parte dei vescovi indonesiani, dopo gli attentati terroristici compiuti tra ieri e oggi da una famiglia kamikaze (padre, madre e quattro figli minorenni, di cui la più piccola di 8 anni è sopravvissuta e ricoverata in ospedale) a tre chiese, un appartamento e alla sede della polizia nella città di Surabaya, la seconda città più grande dell'Indonesia, nell'isola di Giava.

Almeno 11 i morti accertati finora, oltre 40 i feriti. L’arcivescovo di Giacarta, mons. Ignazio Suharyo, al termine di una messa in cattedrale, ha lanciato ieri sera un appello pubblico «a mantenere la fratellanza e l’unità dello Stato». «Dobbiamo essere persone sagge e intelligenti, usare le nostri menti e i nostri cuori», ha affermato mons. Surayo, auspicando che la questione religiosa «non venga usata nelle elezioni per raggiungere i propri obiettivi»: «Un’arma che potrebbe danneggiare l’unità della nazione indonesiana». Ha poi chiesto a tutti i cattolici e a tutti gli indonesiani di fare attenzione alle informazioni condivise sui social media, per non fomentare le fake news. Mons. Vincentius Sutikno Wisaksono, vescovo di Surabaya, la diocesi colpita dagli attentati, ha immediatamente condannato «queste azioni vili e barbare» ed ha esortato i fedeli a mantenere la calma e continuare a frequentare le chiese come al solito, per non fare il gioco «dei malvagi».

Anche padre Augustinus Ulahayanan, segretario della Commissione per gli affari ecumenici e interreligiosi della Conferenza episcopale indonesiana, ha invitato tutti i cattolici all’unità: «Non dobbiamo avere paura. Dobbiamo rafforzare la sicurezza». Sono state colpite la chiesa cattolica di Santa Maria, Diponegoro Indonesia christian church e Surabaya central pentecostal church.