Toscana

Associazioni, si apre una stagione nuova?

di Claudio TurriniC’è un’«aria nuova» nei rapporti tra parrocchie, associazioni e movimenti ecclesiali». Ne è convinto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, che intervenendo il 24 agosto scorso al 25° Meeting di Rimini si è soffermato sul rapporto tra le diverse componenti della comunità ecclesiale italiana, invitando tutti a «perseverare insieme», promuovendo la «crescita di legami che a diversi livelli si vanno intessendo nella Chiesa italiana».

Nello stesso incontro aveva portato il suo saluto al Meeting Paola Bignardi, presidente nazionale dell’Ac, che aveva colto l’occasione anche per invitare «ufficialmente» Comunione e Liberazione a «condividere» il pellegrinaggio di Loreto (che si conclude il 5 settembre), come «festa capace di parlare di un laicato maturo, segno di speranza per tutti», nell’ottica di «un percorso nuovo di convergenza delle aggregazioni ecclesiali».

Il duplice evento ha provocato ampi commenti sui media italiani che vi hanno visto una «riappacificazione» tra Cl e Ac o, in qualche caso, un disegno di ricomposizione politica dei cattolici, dopo gli anni della diaspora e della frantumazione. Letture fuorvianti di una realtà più complessa, come ci confermano in queste due interviste Andrea Simoncini, leader di Cl in Toscana, ed Enzo Cacioli, delegato regionale dell’Ac. Ma entrambi, pur ridimensionando la portata di quanto avvenuto a Rimini, confermano che nella chiarezza delle rispettive identità, dialogo e collaborazione possono e devono crescere ancora.

Andrea Simoncini (Comunione e Liberazione)Relativismo e nichilismo sono il nemico comune«In Università tante delle persone con cui lavoro e mi intendo di più sono proprio dell’Azione Cattolica. Quando uno è sul proprio ambiente di lavoro e propone, non vien fuori la “magliettina”, vien fuori l’appartenenza di fondo». Andrea Simoncini, leader toscano di Comunione e Liberazione, non crede a un «cambiamento di rotta» nei rapporti tra le due associazioni laicali, semplicemente perché non vede contrasti. «I problemi – ci spiega – vengono fuori quando i movimenti e le associazioni sono preoccupati di problemi interni, ma quando il cristianesimo torna alla sua missione ci troviamo tutti inevitabilmente affratellati nella stessa battaglia». Però è d’accordo che è positiva «qualsiasi occasione di dialogo, di serrare le fila» specie in vista di passaggi critici come il prossimo referendum sulla fecondazione artificiale.

Che impressione le ha fatto vedere Paola Bignardi tra gli ospiti del Meeting?

«Sono stato molto contento, perché è anche il segnale visibile di una collaborazione, e di una sintonia che è riscontrabile nella vita quotidiana. Un aderente a Cl e uno dell’Ac forse trovano delle distinzioni se son presi da una problematica interna, ma nel momento in cui si trovano a contatto con la realtà del mondo inevitabilmente si trovano dalla stessa parte».

Molti commentatori vi hanno visto però un segno di discontinuità con il passato.

«Mi sembra che su queste cose ci sia un po’ di montatura mediatica, quasi che ci sia una sorta di riappacificazione tra fazioni opposte e belligeranti».

Non si può però negare che in passato vi siano stati anche momenti di attrito…

«Se guardiamo gli ultimi dieci anni, i cambiamenti nell’assetto socio-politico del Paese sono stati talmente veloci che non mi meraviglia se ci sono stati momenti in cui la diversità di sensibilità e di atteggiamenti è emersa in modo più evidente».

Anche di recente, penso all’esperienza delle «Sentinelle del mattino» o alla guerra in Iraq, Cl ha tenuto una posizione defilata rispetto a tutto il resto dell’associazionismo.

«Può darsi che su temi come questi ci siano delle differenze di valutazione. Bisogna però tener conto di due cose: la prima è la libertà dello Spirito e la seconda è che su questi giudizi storici solo la storia dirà poi quali erano quelli giusti e quelli sbagliati. E su questi giudizi il movimento non ha mai deciso di entrare, perché è una questione che riguarda la libertà dei singoli».

Se i rapporti sono migliorati forse dipende anche dal mutato quadro politico?

«Non penso che il cambiamento sia indotto dalla politica. Se cambiamento di clima c’è stato lo si deve al contesto di negazione del cristianesimo in cui oggi viviamo, che è ancora più forte ed evidente di prima. Il dato di partenza è il nichilismo e il relativismo imperante che fa sì che queste realtà importanti dell’associazionismo cattolico si ritrovino più vicine».

Quale è la caratteristica principale di Cl?

«Rispondendo alla lettera che il Papa gli ha inviato per l’anniversario del Movimento, don Giussani ha scritto che il carattere specifico di Cl è di non sottolineare una spiritualità particolare. Siamo un movimento di cristiani generici, che non hanno mai enfatizzato un aspetto particolare, come la carità, la cultura o la missione. Il cristianesimo senza aggettivi».

Qual è il messaggio che viene fuori da questa edizione del Meeting?

«Il titolo aveva una sottolineatura metodologica: il progresso consiste nel tendere continuamente. Da qui la necessaria apertura e disponibilità all’imprevisto. Ancora una volta questo Meeting dimostra che un dialogo è possibile non negando le proprie identità: un luogo dove io, essendo ebreo, tu, essendo palestinese, io, essendo cristiano, tu, essendo ateo, ci confrontiamo, non ponendo come precondizione il negare ciò che siamo. Invece oggi sembra che l’unica condizione per il dialogo sia l’accettazione di un multiculturalismo basato sulla negazione reciproca delle identità».

Un discorso che vale anche tra associazioni e movimenti.

«Anche qui il dialogo parte dalle diverse identità. Il destino di Cl non è quello di diventare come l’Azione Cattolica e viceversa: carismi diversi che hanno la fortuna di cogliere strati diversi e fette diverse del popolo».

Come è cambiato il meeting in questi 25 anni?

«Ha ragione Cesana: sono cambiati gli sguardi degli altri su di noi, mentre l’impostazione del Meeting, che è di apertura a 360 gradi, è rimasta immutata. Quest’anno, ad esempio, ha colpito il dibattito con i ministri d’Israele e Palestina, ma il problema del dialogo e della pace in quella zona del mondo è stato uno dei motivi per cui il Meeting per l’amicizia tra i popoli è nato».

Enzo Cacioli (Azione Cattolica)Nessuna svolta da Rimini ma la collaborazione cresceIl clima tra le associazioni laicali cattoliche è buono, ma «non ci sono particolari novità». Anche Enzo Cacioli, delegato regionale toscano dell’Azione Cattolica corregge la lettura mediatica della «svolta»,con l’intervento al Meeting della presidente nazionale dell’Ac, Paola Bignardi, che ha concluso invitando i ciellini al pellegrinaggio a Loreto di questa settimana. «Alcuni anni fa il nostro presidente Giuseppe Gervasio era già stato ospite al Meeting di Rimini. Quindi non è una novità», precisa subito Cacioli. «E non lo è neanche il discorso delle buone relazioni con tutti i movimenti e le associazioni».

D’accordo, ma non si può negare che tra Cl e Ac in passato ci sono state accuse reciproche…

«L’Azione Cattolica non ha mai accusato nessuno. Certo ha difeso con energia alcune persone, come Giuseppe Lazzati, da accuse ingiuste e formulate in stile non ecclesiale».

Insomma, questo «clima nuovo» del quale ha parlato anche il segretario dei vescovi italiani, mons. Betori, non c’è?

«Non ci sono particolari novità. Si conferma una comunione che esiste già, pur nella diversità dei ruoli e delle sensibilità. È un clima che si sta costruendo reciprocamente nella conoscenza e nella stima e che può aprire ad ulteriori forme di collaborazione».

Ma a livello locale c’è collaborazione tra i due movimenti?

«C’è sempre stata là dove Cl si inserisce nella vita delle diocesi».

Però anche recentemente Cl si è defilata da iniziative che hanno coinvolto l’associazionismo, come le «Sentinelle del mattino».

«Questo ovviamente non ci ha fatto molto piacere, pur nel rispetto delle sensibilità diverse».

Cosa rappresenta per voi l’appuntamento di Loreto?

«La consapevolezza di vivere un momento importante nella vita della comunità ecclesiale e della comunità civile e di proporsi, in stile missionario, come soggetto che ha qualcosa da dire, che si incarna nel contesto in cui vive».

Da dove nasce la scelta di ritrovarsi a Loreto?

«Dalla volontà di rifare insieme la scelta dell’Incarnazione, la scelta di un Dio che si lega all’uomo e alla sua storia indissolubilmente. Ci riporta alle radici della nostra fede, in uno stile molto sobrio».

Cosa vi aspettate che emerga da questo appuntamento?

«Una sfida, che è quella di radicarsi nel contesto ecclesiale italiano in stile missionario e nel contesto civile. Si apre un periodo di particolare speranza che è quello di riproporsi e riproporre al Paese quel messaggio evangelico che ha bisogno dello stile e del modo tradizionale di porsi dell’Azione Cattolica».

Il momento più importante sarà l’incontro con il Papa al quale avete invitato in particolare i giovani. Che messaggio consegnate loro?

«La proposta dell’Ac, pur avendo oltre cento anni di vita, è una proposta giovane, capace di proporsi in senso vivo e moderno di fronte alle attese e ai desideri più grandi che ha un giovane oggi».

Ha fatto discutere la presenza di Gianfranco Fini ad uno degli incontri in programma…

«La scelta non è stata felice e spero che se ne sia resa conto anche la Presidenza. Fini è il presidente di un partito politico, al di là della sua rappresentanza istituzionale. Il nostro è abitualmente uno stile sobrio, che non si muove nella logica dello spettacolo. Quello di Loreto è un appuntamento spirituale, nella logica dell’Incarnazione, cioè nella logica dell’incidere con gli strumenti dello studio, della riflessione, del confronto, della preghiera, della spiritualità nelle realtà ordinarie, al di là di ogni forma di palcoscenico».

La scheda: il Meeting 2004Oltre 700 mila presenze, 2800 volontari durante la settimana e altri 850 per l’allestimento, 700 giornalisti accreditati. Sono questi i numeri della XXV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli tenutasi come di consueto a Rimini (nuovo quartiere fieristico) dal 22 al 28 agosto, dal titolo «Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati ma nel tendere continuamente alla meta». Altro dato interessante è l’aumento dei giorni di permanenza media del pubblico, passati dai 3,8 del 2003, ai 4,5 giorni dell’edizione appena conclusa. Tra i tanti dibattiti ed eventi, che hanno visto la presenza anche di numerosi esponenti del governo e dell’opposizione, ricordiamo l’intervento del segretario della Cei Giuseppe Betori e della presidente dell’Ac Paola Bignardi, quelli del primate del Canada, card. Marc Ouellet, sul senso religioso nella civiltà occidentale, e del primate d’Irlanda, mons. Diarmuid Martin, sulla laicità dello stato. E ancora il consueto incontro con il senatore a vita Giulio Andreotti, il dibattito tra Dino Boffo, Ferruccio De Bortoli e Gad Lerner, l’incontro di politica estera con Franco Frattini, Nebeel Shaat, ministro degli esteri palestinese e Silvan Shalom, ministro degli esteri israeliano e il confronto tra i sindaci di Milano, Palermo, Firenze e Roma. Ha fatto clamore anche l’incontro con alcune «pentite» storiche della stagione del terrorismo in Italia. La scheda: il pellegrinaggio dell’Ac a LoretoSedicimila manifesti, 13 infopoint, 700 mila copie del tabloid speciale «Loreto», 250 mila zaini, 1 milione di bottiglie di acqua minerale,156 mila pasti pronti: sono questi alcuni dei numeri del pellegrinaggio a Loreto promosso dall’Azione cattolica italiana (dal 1 al 5 settembre). All’incontro saranno presenti anche 177 cardinali e vescovi, 1.450 sacerdoti celebranti, 220 componenti il coro e l’orchestra e 1000 volontari. Le giornate che precedono la festa pellegrinaggio del 5 settembre si articolano in 180 eventi in 105 comuni della Regione Marche che accolgono i pellegrini, 5 mila le famiglie ospitanti. Previsti 2 mila pullman e 15 treni speciali, che porteranno almeno 70 mila persone. Nel fitto programma degli incontri segnaliamo il 3 settembre, tre convegni: quello dei presidenti e assistenti diocesani (Palazzetto dello sport di Loreto, ore 15,30 con Messa celebrata da mons. Francesco Lambiasi), uno su «La Pira e la profezia della politica» (Auditorium di Loreto, ore 17,15, con mons. Angelo Comastri e Mario Primicerio) e uno sugli oratori (San Benedetto del Tronto, ore 10, con Gianfranco Fini, il card. Tarcisio Bertone, Vito D’Ambrosio, Paola Bignardi e Edio Costantini). Il 4 settembre, incontri articolati per settori (adulti, giovani e ragazzi) e domenica 5 settembre 2004, nella piana di Montorso (ritrovo dalle 8,30), alle 10, la celebrazione eucaristica presieduta da Giovanni Paolo II con la Beatificazione di Alberto Marvelli, Pina Suriano e Pietro Tarrés (diretta televisiva da RAIUNO). A rappresentare il governo non ci sarà il presidente Silvio Berlusconi, ma il ministro dell’interno Giuseppe Pisanu.Ad arricchire il programma degli eventi (consultabile sul sito internet www.loreto2004.it ) ci sarà anche «Cento metri per la pace», un’iniziativa realizzata in collaborazione con il Centro sportivo italiano e l’Ufficio nazionale per la pastorale dello sport della Cei. Dal pomeriggio di giovedì 2 settembre alla mattina di domenica 5, 45.000 persone si alterneranno su una pista di atletica costruita per l’occasione nella piazza del Santuario e, percorrendo 100 metri ciascuna, copriranno la distanza che separa Loreto da Baghdad. Insieme ai pellegrini presenti a Loreto, correranno la staffetta alcuni sportivi (comprese le neo medagliate di Atene Valentina Vezzali e Giovanna Trillini) ed esponenti del mondo politico e sindacale, come Francesco Rutelli e Savino Pezzotta. A ogni partecipante verrà richiesto un contributo simbolico di un euro, che verrà devoluto per la realizzazione di due strutture destinate ai bambini di Iraq e Palestina. Per le informazioni è attivo il numero verde 800.033.060.

Il sito sul pellegrinaggio a Loreto

Il sito ufficiale del Meeting 2004

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