(Assisi, dagli inviati Sir) – Il primo messaggio che domani Assisi darà al mondo è che noi non ci rassegniamo a vivere in un mondo in guerra. Non vogliamo rassegnarci. Così padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro Convento di Assisi, spiega al SIR il significato dell’incontro interreligioso per la pace che la città di San Francesco ospiterà domani dando il suo benvenuto ai 300 leader religiosi provenienti da tutto il mondo. Padre Piemontese parla di una preparazione all’evento che dura dal 1° gennaio 2011, giorno in cui il Santo Padre annunciò il pellegrinaggio. Da allora la comunità dei frati minori conventuali della Basilica ha pregato ogni giorno per chiedere al Signore di benedire le intenzioni del Papa e di ispirare i capi religiosi. Impossibile dare una cifra delle migliaia di pellegrini che domani si riverseranno in pellegrinaggio per le strade collinari di Assisi. È certo però che tra loro ci saranno tantissimi giovani, almeno i 1.200 da tutta Italia che parteciperanno proprio in questi giorni alla 32ma edizione del Convegno Giovani verso assisi promosso dai frati minori conventuali della Basilica. Siamo consapevoli dice ancora padre Piemontese – che la pace è un dono di Dio e come tale va implorato. Per cui la dimensione della preghiera di questa giornata è fondamentale. Certo, non una preghiera mista, confusa, ma una preghiera fatta ciascuno secondo la propria sensibilità e con l’intensità della propria spiritualità. Dunque senza confusioni ed equivoci.La preghiera però ha proseguito il custode del Sacro convento di Assisi – è l’arma vincente di questo impegno per la pace. Vogliamo dire a tutti capi religiosi che la pace è affidata alla responsabilità delle persone, a cominciare dalle autorità religiose. Le religioni sono strumenti di pace. Non si può in nome della religione vivere in conflitto e nella discordia. Nel nome di Dio si può soltanto donare riconciliazione, perdono e pace. Le religioni facciano quindi una riflessione su questa dimensione della pace e cerchino di viverla attraverso un dialogo della verità e un dialogo della riconciliazione. 25 anni fa, per l’incontro di Assisi, Giovanni Paolo II chiese ai responsabili dei governi una tregua delle armi almeno per un giorno. Questa volta osserva padre Piemontese – non c’è stato un richiamo esplicito ad una tregua, però la risonanza che ha nel mondo il fatto che i leader mondiali si incontrano per la pace, è un invito almeno ad un momento di riflessione e ad un ripensamento. Credo poi che vedere che i propri capi religiosi sono riuniti per lanciare un appello e un impegno di pace, sia già una iniziativa grande perché l’incontro di Assisi non è un incontro di trattative. È soprattutto un incontro oltre che di preghiera, simbolico: dice a ciascun appartenente alla propria religione che in nome di Dio non ci può essere la guerra e che solo in questa direzione bisogna andare. (Sir)