Vita Chiesa

ASSEMBLEA KEK, BARTOLOMEO I LANCIA PROPOSTA DI UNA CONFERENZA DI TUTTE LE CHIESE IN EUROPA

(Lione) Una grande nave in mezzo al mare. Con questa immagine si è aperta ieri pomeriggio a Lione la celebrazione del 50° anniversario della Conferenza delle Chiese d’Europa. Una festa con canti, musiche, brani teatrali durante la quale si sono ripercorsi, anche con l’aiuto di testimonianze e foto in bianco e nero, i 50 anni di vita ecumenica delle Chiese in Europa. Una storia, quella del movimento ecumenico, che è corsa in parallelo con i più grandi avvenimenti che hanno scosso il continente europeo, dal 1959 ad oggi: le devastazioni della seconda guerra mondiale, la guerra fredda, il crollo del muro di Berlino, l’11 settembre, la guerra in Iraq. 50 anni di storia – ha detto il presidente uscente della Kek, il pastore Jean-Arnold De Clermont dando il via alle celebrazioni – permettono oggi alle Chiese di volgere “uno sguardo critico sulle nostre debolezze. E’ un tempo per pentirci ma anche un tempo di speranza, perché con la grazia di Dio siamo pronti a ripartire”. La celebrazione si è svolta durante la XIII Assemblea Generale della Conferenza delle Chiese d’Europa che si conclude questa mattina con una serie di decisioni e la pubblicazione di due documenti finali. Al centro dei lavori, c’è stata anche l’elezione di gruppo di lavoro composto da 15 membri che da qui al 2011 avrà il compito di elaborare una proposta di revisione strutturale della Kek. “Solo dialogando e cooperando strettamente, le Chiese saranno in grado di proclamare al mondo il Vangelo di Cristo in maniera convincente ed efficace”. Con queste parole si è aperto ieri pomeriggio a Lione l’atteso discorso del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, pronunciato nell’Auditorium del Centro Congressi dove oltre 750 delegati di 126 chiese cristiane diverse (ortodossi, protestanti, anglicani e vetero-cattolici) hanno celebrato il 50° anniversario della Kek (1959). Il Patriarca ha affrontato nel suo discorso il futuro del movimento ecumenico in Europa. “A questo proposito – ha detto – noi vorremmo sottolineare che la cooperazione tra la Kek e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa è stata necessaria e costruttiva. Per migliorare questo impegno ecumenico, noi proponiamo di mettere in atto una cooperazione meglio organizzata e strutturata tra questi due organismi”. La Chiesa cattolica non fa parte della Kek sebbene intrattiene con essa un rapporto stretto. I due organismi europei hanno promosso insieme importanti iniziative e significativi eventi ecumenici europei. Prevedere una entrata del Ccee nella Kek – ha ammesso lo stesso Patriarca – implicherebbe “lavori preliminari ed emendamenti ai regolamenti relativi”.“Tuttavia – ha proseguito Bartolomeo I – siamo convinti che una Conferenza di tutte, e sottolineo tutte, le Chiese europee possa rispondere meglio e all’unisono al comandamento sacro dello ristabilimento della comunione ecclesiale e servire l’uomo contemporaneo che si trova ad affrontare una moltitudine di problemi complessi”. Poi rivolgendosi all’arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, che era seduto in prima fila nell’auditorium di Lione, Bartolomeo ha detto: “Rivolgo questo invito in particolare al card. Barbarin, perché lo trasmetta a chi di dovere”. Nel riprendere il discorso, il Patriarca ha sottolineato come solo mettendo in atto una più stretta collaborazione tra le Chiese “sarà possibile promuovere più efficacemente il dialogo tra le Chiese d’Europa con le istituzioni europee e l’Unione europea”. “Il futuro della nuova Europa che si sta costruendo, senza i valori spirituali cristiani”, ha detto il Patriarca, si prospetta “triste e incerto”. “Cristiani, ebrei e musulmani si trovano da qualche anno in dialogo per la promozione della pace e della riconciliazione. Tutti cercano disperatamente una speranza. Ecco perché nessun arretramento sarebbe giustificato. Al contrario, la collaborazione delle nostre Chiese, ma anche la cooperazione con i responsabili europei, competenti in materia politica, economica e sociale, è oltre che necessaria, un imperativo”.Interpellato dai giornalisti, il card. Philippe Barbarin ha affermato che scriverà direttamente al Papa per informarlo della proposta che il Patriarca Bartolomeo I ha lanciato ieri sera a Lione. “Il Patriarca – ha detto il cardinale – ha espresso la speranza che si intensifichino i rapporti con la Chiesa cattolica e a questa affermazione è andato oltre”. L’arcivescovo ricorda che la proposta lanciata dal Patriarca non rappresenta una “novità” perché “la questione è stata già posta dalle Chiese in passato”. L’arcivescovo fa inoltre notare che la questione implica “modificazioni di struttura abbastanza importanti” ed una certa correlazione con la non-partecipazione della Chiesa cattolica al Consiglio mondiale delle chiese”.Ed ha aggiunto: “Posso però dire personalmente che questo appello è stato ascoltato. E’ stato un appello forte, pieno di speranza e fraterno. Il Patriarca si è poi rivolto a me personalmente perché io porti questo suo messaggio a chi di dovere. Cosa posso fare è scrivere al papa, gli dirò che sono stato al 50° anniversario della Kek e che il Patriarca Bartolomeo mi ha incaricato di essere suo messaggero, compito che accetto volentieri”. L’arcivescovo ha poi sottolineato che bisogna distinguere “due piani”: da una parte “il terreno concreto della collaborazione che esiste e può essere sicuramente intensificato” e dall’altra “la questione della integrazione della struttura che presuppone una riflessione”. Interpellato dai giornalisti, Jean Arnold de Clemornt, presidente della Kek, ha spiegato: “Noi riteniamo che sia possibile avere un Consiglio di tutte le Chiese cristiane in Europa, un luogo attorno al quale si incontrano tutti i cristiani d’Europa per elaborare un messaggio comune da portare alle società europee. Si tratta cioè di trovarci tutti attorno ad un tavolo e chiederci quali sono le grandi questioni attorno alle quali i cristiani possono ritrovarsi. E’ un progetto fattibile soprattutto dopo la terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu dove 2.500 delegati di tutte le Chiese d’Europa hanno detto di voler dar vita ad una testimonianza comune. Ed io sono persuaso che questo sia possibile”.Sir