Vita Chiesa

ASSEMBLEA CEI: MONS. MERISI, «ANCHE NELLA SANITÀ AUSPICHIAMO IL FEDERALISMO SOLIDALE»

“Riflettendo in questi giorni sui temi della salute e della pastorale sanitaria, i vescovi italiani riuniti in assemblea ad Assisi hanno ribadito l’esigenza che il federalismo che si sta introducendo nel nostro Paese sia, anche per quanto riguarda la salute, di tipo solidale”: lo ha detto oggi ad Assisi, nella conferenza stampa al termine dei lavori del mattino, il vescovo designato di Lodi, già ausiliare di Milano, mons. Giuseppe Merisi che nell’assemblea ha svolto la relazione fondamentale sui temi della pastorale sanitaria. “Alla Chiesa sta particolarmente a cuore l’uomo che si trova nella situazione della sofferenza – ha aggiunto – ed è per questo che da secoli l’assistenza spirituale ai malati è entrata come una delle forme più significative di servizio pastorale. Oggi occorre ribadire questa presenza, anche se non mancano i problemi per le istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, come pure si fa sentire il calo delle vocazioni”.

Il presidente della Commissione episcopale per la salute, mons. Francesco Montenegro, ha sottolineato che “la Chiesa si mantiene in prima linea circa la salute, perché sono tante le attese delle persone che soffrono. Oltretutto oggi il malato sta poco tempo in ospedale, giusto per gli interventi e le cure di emergenza, e quindi le parrocchie e la comunità cristiana sono chiamate a nuove forme di presenza accanto al malato, per offrire conforto e speranza”. “Alcune Regioni hanno già stipulato intese circa il servizio dei cappellani e della cappellanie ospedaliere, altre probabilmente seguiranno. Ciò che è importante è che questa presenza di persone dedicate ad assistere sul piano umano e spirituale i degenti riesca ad offrire quel servizio che la Chiesa intende svolgere, di annuncio del Vangelo anche nel momento della sofferenza”, ha detto ancora mons. Giuseppe Merisi. “I cappellani – ha proseguito – e con loro i diaconi permanenti, i religiosi e i volontari laici che fanno parte delle cappellanie ospedaliere sono testimoni del Vangelo in quanto annunciano l’amore misericordioso di Dio, offrendo se necessario e richiesto anche il conforto dei Sacramenti. Come Chiesa, a livello diocesano e anche di Conferenza episcopale, ci siamo interrogati sulle intese sin qui stipulate e sul fatto che tale servizio ha così potuto assumere contorni più precisi. A livello nazionale attendiamo, se ci saranno, possibili sviluppi e ulteriori occasioni di riflessione”.

Secondo mons. Merisi “i cappellani e i loro collaboratori nella cappellania potranno testimoniare anche i grandi valori della difesa della vita, che fanno parte del messaggio cristiano”. L’accenno è stato fatto sulla base di una domanda posta circa il ruolo dei cappellani o dei volontari del Movimento per la vita in tema di aborto. “La difesa della vita, dal suo inizio sino al termine naturale, rimane uno dei valori di fondo cui si ispira la pastorale sanitaria”, ha aggiunto mons. Merisi.

“Il futuro delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana è condizionato da problemi di tipo finanziario e anche dalla questione delle vocazioni che diminuiscono”: è uno degli aspetti citati da mons. Giuseppe Merisi, a proposito della possibile istituzione di “tavoli regionali delle istituzioni sanitarie cattoliche”, sulla base dell’esperienza del “tavolo nazionale” già funzionante. Secondo il vescovo Merisi, comunque sia, le stesse istituzioni sanitarie cattoliche debbono puntare non solo “a qualificarsi sul piano delle prestazioni mediche, ma anche come centri di comunione risanante, cioè capaci di annunciare la salvezza spirituale oltre che la guarigione fisica”. La collaborazione, che potrebbe sorgere all’interno dei “tavoli regionali”, “potrebbe favorire scambi di esperienze e reciproco aiuto tra le varie realtà sanitarie, divenendo anche fonte di sensibilizzazione delle stesse comunità cristiane in tutte le loro componenti”.

I vescovi hanno anche trattato della realtà di associazioni laicali che si occupano della sanità da diversi punti di vista: dai medici cattolici, ai farmacisti, ai volontari ospedalieri, ai tanti gruppi di assistenza per disabili, ragazze madri, anziani, malati mentali, che raggruppano migliaia di volontari ed operatori. Consistente anche la realtà delle istituzioni sanitarie cattoliche, per lo più raggruppate nell’Associazione religiosa istituzioni socio-sanitarie (Aris), che annovera 244 realtà, tra istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (9), ospedali (26), presidi sanitari (5), case di cura (62), centri di riabilitazione (124), residenza sanitarie assistenziali ed ex-istituti psichiatrici (18). Queste realtà danno lavoro a 45.000 tra medici e operatori sanitari e dispongono di circa 35.000 posti letto. Tra l’altro è stato ricordato che all’Aris aderiscono anche 3 strutture non cattoliche: si tratta di 2 istituti della Chiesa Valdese e di 1 della Comunità Ebraica di Roma.Sir