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ASSEMBLEA CEI: MONS. CROCIATA, «IL PAESE NON È IN DECLINO, SERVE IMPEGNO DI TUTTI»

“Se il dibattito pubblico si riduce a uno scambio di accuse reciproche insistite, con un continuo rimbalzo senza fine, non si fa un buon servizio al Paese, che invece ha bisogno di essere guidato e governato”: lo ha detto oggi ad Assisi il Segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, durante la conferenza stampa alla fine della mattinata dei lavori della 60° assemblea dei vescovi che si è aperta ieri con la prolusione del presidente, card. Angelo Bagnasco. “Piuttosto che questo clima continuamente polemico – ha proseguito – sarebbe opportuno che si discutesse in maniera costruttiva di problemi e prospettive che riguardano la gente. E anche i mass media dovrebbero assumere questo metodo, orientando costruttivamente l’attenzione al merito dei problemi del Paese, vale a dire a tutte quelle realtà che toccano la vita del popolo”. Alla domanda se i Vescovi reputino che l’Italia stia vivendo un periodo di “declino”, ha risposto così: “Mi sembra esagerato parlare di declino. E’ vero che ci sono delle difficoltà, ma dall’altra parte ci sono anche notevoli potenzialità di carattere materiale, economico, culturale e morale. Quindi non mi pare sia opportuno emettere pronunciamenti catastrofistici. Bisogna invece che tutti si impegnino per valorizzare le potenzialità presenti nel Paese evitando giudizi unilaterali”. “E’ vero che nel Mezzogiorno si registra la presenza della criminalità organizzata, ma non bisogna considerarla una realtà insuperabile e invincibile. La prospettiva con cui la Chiesa guarda a questa realtà è quella del ‘grido’ di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi quando evocò il giudizio di Dio sulla mafia”: così si è espresso oggi mons. Mariano Crociata rispondendo a una domanda dei giornalisti circa il documento Cei sul Mezzogiorno in discussione all’assemblea. “Per coloro che aderiscono a queste organizzazioni – ha aggiunto – non servono scomuniche, perché di fatto chi ne fa parte è già fuori dalla comunione ecclesiale, anche se si ammanta di comportamenti religiosi. Invece la presenza della criminalità organizzata impegna tutti, a partire dalle istituzioni educative come famiglia, scuola, perché si realizzi una cultura della legalità. Bisogna constatare – ha poi sottolineato – che si registrano reazioni positive da parte di settori della società civile, un impegno che sta crescendo e che sarebbe auspicabile divenisse corale. La crescita della coscienza civile esige un impegno formativo nei confronti soprattutto dei giovani”.“Sul tema delle migrazioni e dell’attenzione che occorre dare a questo fenomeno, ormai molto rilevante, non c’è da parte nostra una proposta definitiva. In realtà si raccolgono segnalazioni da parte delle realtà del volontariato e dell’accoglienza che ci confermano come sia necessario procedere secondo i due concetti di fondo già enunciati: accoglienza da un lato e garanzia della sicurezza dall’altro”: così mons. Crociata ha risposto a una domanda su come la Cei guardi al fenomeno migratorio oggi e al “pacchetto integrazione”. Sull’influenza e le ipotesi di decisioni particolari nelle chiese per evitare il contagio, ha poi precisato che “non ci sono state comunicazioni specifiche da parte delle autorità sanitarie e quindi non bisogna guardare al fenomeno con allarmismo. Certo in qualche caso sarà possibile modificare il modo di prendere la comunione, cosa già possibile prendendola nelle mani. La convinzione comune è comunque di evitare inutili allarmismi”. Mons. Crociata ha poi risposto anche a una domanda sulla eventuale destinazione di porzioni dei cimiteri per i defunti di fede islamica. “E’ una questione che attiene al Parlamento – ha detto – e mi sembra una esigenza legittima, considerato anche il numero rilevante di persone che seguono quella fede”.Sir