Italia

ASSEMBLEA CEI, CARD. BAGNASCO:  L’ITALIA NON È SOLO CERTA VITA PUBBLICA; LEGGE FINE-VITA, FAMIGLIA E LAVORO TRA PRIORITÀ

“L’Italia non è solo certa vita pubblica” e “non ci sono scusanti” per una “rappresentazione della vita politica svincolata dalle aspirazioni generali”, perché “la gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più”. Sono i punti salienti della parte della prolusione del card. Bagnasco (testo integrale) dedicata all’analisi dello scenario politico. Lo spunto è l’appuntamento di giovedì prossimo, 26 maggio, quando i vescovi si recheranno nella Basilica di S. Maria Maggiore e, alla presenza del Papa, pregheranno per l’Italia nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. “La politica che ha oggi visibilità – ha ammonito il presidente della Cei – è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e noiosa”. È il “dramma del vaniloquio”, dentro “alla spirale dell’invettiva che non prevede assunzioni di responsabilità”. In questo scenario, “gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto”. A rappresentare la situazione, “c’è una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall’altra troppo antagonista, eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioè informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio”. “Dalla crisi in cui si trova”, l’analisi della Cei, “il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità”. “Se, nonostante tutto, il Paese regge è perché ci sono arcate che lo tengono in piedi”, ha affermato il card. Bagnasco: di qui la necessità di recuperare “una capacità di sguardo che superi le apparenze”, senza “cadere in schemi manichei, in generalizzazioni ingiuste e inaccettabili”, per dare voce al “Paese sano che è distribuito all’interno di ogni schieramento”. “Se non parliamo ad ogni piè sospinto – ha precisato il card. Bagnasco – non è perché siamo assenti. E se non ci uniamo volentieri al canto dei catastrofisti, non è perché siamo distratti, ma perché crediamo che vi siano tante forze positive all’opera, che non vanno schiacciate su letture universalmente negative o pessimistiche”. L’”opzione di fondo” della Chiesa italiana “resta quella di preparare una generazione nuova di cittadini che abbiano la freschezza e l’entusiasmo di votarsi al bene comune”, attraverso l’esercizio “di una cittadinanza coscienziosa, partecipe”. Affinché l’Italia “goda di una nuova generazione di politici cattolici”, la Chiesa “si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile”.“Un approdo non solo importantissimo per le famiglie che hanno al proprio interno casi riconducibili alla evocata situazione, ma anche altamente significativo per la composizione calibrata e ispirata al principio di precauzione dei beni in gioco, senza dimenticare che – come afferma la Costituzione – la salute è fondamentale diritto dell’individuo, ma anche interesse della collettività”. Nella prolusione all’Assemblea della Cei, il card. Bagnasco ha espresso così l’auspicio che il ddl sul fine vita ottenga “il consenso più largo da parte del Parlamento”. Il presidente della Cei ha ricordato inoltre il “trentennale impegno del Movimento per la Vita”, che ha avuto “una fondamentale funzione nel tenere sveglia la coscienza degli italiani”. “Se nella cultura italiana l’opzione abortiva non è diventato un ‘normale’ dato di fatto – ha aggiunto – molto lo si deve all’iniziativa di questo volontariato e dei media che l’hanno costantemente assecondato”. “Sull’analisi delle carenze e delle debolezze che riguardano l’assetto dell’istituto familiare”, secondo la Cei c’è “ormai nel Paese una larga convergenza”: è “urgente”, invece, passare “agli interventi strutturali” per contrastare, in primo luogo, la denatalità, “emergenza dai contorni obiettivamente allarmanti” e sulla quale il Comitato Cei per il Progetto culturale sta elaborando il nuovo Rapporto-proposta.“Il lavoro che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro, è motivo di angoscia per una parte cospicua delle famiglie italiane”. Di qui le richieste dei vescovi: “Vorremmo che niente rimanesse intentato per salvare e recuperare posti di lavoro. Vorremmo che si riabilitasse anche il lavoro manuale, contadino e artigiano. Vorremmo che il denaro non fosse l’unica misura per giudicare un posto di lavoro. Vorremmo che i lavoratori non fossero lasciati soli e incerti rispetto ai cambiamenti necessari e alle ristrutturazioni in atto. Vorremmo che gli imprenditori si sentissero stimati e stimolati a garantire condizioni di sicurezza nell’ambiente di lavoro e a reinvestire nelle imprese i proventi delle loro attività. Vorremmo che tutti i cittadini sentissero l’onore di contribuire alle necessità dello Stato, e avvertissero come peccato l’evasione fiscale”. In sintesi, la Cei auspica “tra le diverse categorie un’alleanza esplicita per il lavoro che va non solo salvato, ma anche generato” e che i giovani “avvertissero che la comunità pensa a loro e in loro scorge fin d’ora il ponte praticabile per il futuro”. Infine, la scuola: “è la scuola, tutta la scuola, che dobbiamo amare con predilezione, qualificando certo la spesa ma non prosciugando risorse che lasciano scoperti servizi essenziali come le materne, il tempo pieno, le scuole professionali, la ricerca”.“Corrompere i costumi, e ancor più il modo di pensare – da qualunque parte provenga – è un crimine contro Dio, la persona e la società intera”. L’ammonimento giunge dal card. Bagnasco, che nella prolusione all’Assemblea della Cei ha fatto notare che “sovvertire le categorie valoriali, mettendo – ad esempio – a repentaglio con l’istituto familiare l’asse portante di ogni società, significa sventrare – per miopia intellettuale o per lucida strategia – il fondamento antropologico del benessere civile”. “Il cinismo degli adulti – ha affermato il cardinale – induce i giovani a subire la vita, anziché incontrarla con positività, e diventarne protagonisti umili e gioiosi”. Nonostante tutto, per la Cei, la maggioranza degli italiani “non si è staccata dalla vita concreta, ha resistito al canto delle sirene che continuano a veicolare modelli di vita facile, di successo effimero, di mondi virtuali, del tutto e subito”. No, dunque, alla “deriva individualistica e solitaria”, all’”individualismo indiscriminato” che determina “la tendenza ad una chiusura ermetica rispetto all’istanza sociale”, perché “l’individualismo non può coincidere con l’indifferenza, con l’apatia sociale, con il narcisismo incurante degli altri e del mondo”, con la “stranezza di un pensiero immanentista per il quale tutto si riduce ad un’unica, e alla fine liquida, realtà”.Sir