La politica deve interessare i cattolici, e deve entrare nella loro mentalità un’attitudine a ragionare delle questioni politiche senza spaventarsi dei problemi seri che oggi, non troppo diversamente da ieri, sono sul tappeto. È uno dei passi salienti della prolusione del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, alla 62ma Assemblea generale dei vescovi italiani, che si è aperta oggi ad Assisi, fino all’11 novembre. Nel testo, il cardinale esorta i cattolici ad adottare in politica un giudizio morale che non sia esclusivamente declamatorio, ma punti ai processi interni delle varie articolazioni e responsabilità sociali e istituzionali. Famiglie in difficoltà, adulti che sono estromessi dal sistema, giovani in cerca di occupazione stabile anche in vista di formare una propria famiglia: queste, per il card. Bagnasco, le situazioni che continuano a farsi sentire, in tempo di crisi. Di qui la richiesta che le riforme in agenda siano istruite nelle maniere utili, in modo da assicurare maggiore stabilità per il Paese intero. Per quanto riguarda la scena politica, il presidente della Cei parla di caduta di qualità, che va soppesata con obiettività, senza sconti e senza strumentalizzazioni, se davvero si hanno a cuore le sorti del Paese, e non solamente quelle della propria parte. Se la gente perde fiducia nella classe politica, fatalmente si ritira in se stessa, l’ammonimento della Cei, che in politica raccomanda una tensione necessaria tra ideali personali, valori oggettivi e la vita vissuta, tra loro profondamente intrecciati. Per i vescovi italiani, non è più tempo di galleggiare, perché il rischio è che il Paese si divida non tanto per questa o quella iniziativa di partito, quanto per i trend profondi che attraversano l’Italia e che, ancorandone una parte all’Europa, potrebbero lasciare indietro l’altra parte. Il che sarebbe un esito infausto per l’Italia, proprio nel momento in cui essa vuole ricordare a 150 anni dalla sua unità i traguardi e i vantaggi di una matura coscienza nazionale. Il presidente della Cei chiede quindi un esame di coscienza e propone di convocare ad uno stesso tavolo governo, forze politiche, sindacati e parti sociali e, rispettando ciascuno il proprio ruolo ma lasciando da parte ciò che divide, approntare un piano emergenziale sull’occupazione. Grande vicinanza, poi, nei confronti delle popolazioni che di recente sono state colpite da esondazioni e allagamenti. Calamità naturali, ma anche incuria e imperizia troppo spesso riservate all’habitat umano dimostrano che l’Italia ha bisogno di un piano puntuale di messa in sicurezza del territorio, cui va data priorità. Aspettarci che i cattolici circoscrivano il loro apporto nell’ambito sempre importante della carità ha ribadito il presidente della Cei significa scadere in una visione utilitaristica, quando non anche autoritaria. I cattolici non possono consegnarsi all’afasia, ideologica o tattica: se lo facessero tradirebbero le consegne di Gesù ma anche le attese specifiche di ogni democrazia partecipata. Dobbiamo muoverci senza complessi di inferiorità l’esortazione del card. Bagnasco: Siamo, e come, interessati alla vita della società; in essa ci si coinvolge con stile congruo, ma a determinarci non solo l’istinto di far da padroni né le logiche di mera contrapposizione. Di qui l’invito a reagire al conformismo: Se i credenti conoscono solo le parole del mondo, e non dispongono all’occorrenza di parole diverse e coerenti, verranno omologati alla cultura dominante o creduta tale, e finiranno per essere anche culturalmente irrilevanti, l’ammonimento della Cei. La mitezza non è scambiabile con la mimetizzazione, l’opportunismo, la facile dimissione dal compito, ha proseguito il cardinale, che ha esortato a salvare l’autonomia della coscienza credente rispetto alle pressioni pubblicitarie, ai ragionamenti di corto respiro, ai qualunquismi, alle lusinghe. Cattolici scomodi? Talvolta forse sì, ma non per posa o per pregiudizio, quanto per sofferta, umile, serena coerenza.Quanto allo stile da adottare nel rapporto con la politica, il presidente della Cei ha citato quello sperimentato nella recente Settimana sociale di Reggio Calabria, il cui felice esito ha dimostrato che esiste un altro Sud, motivo di fierezza e di consolazione per l’Italia tutta, e ha offerto al Paese un’agenda propositiva, non schiacciata sul pessimismo dilagante. Altro segno dell’approccio sempre più consapevole del vissuto delle nostre Chiese alla dimensione politica, le scuole di formazione socio-politica di questi ultimi 20 anni, sulla cui esperienza occorre nel prossimo futuro interrogarsi per valutare come procedere per favorire la maturazione spirituale e culturale richiesta a chi desidera servire nella forma della politica, e così preparare giovani all’esercizio di quella leadership che difficilmente può essere improvvisata. Il riferimento imprescindibile per chi voglia spendersi in politica da cattolico, ha ribadito il card. Bagnasco, sono quei valori non negoziabili indicati dal Papa e che appartengono al DNA della natura umana: senza un reale rispetto di questi valori primi che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale. I valori non negoziabili sono, inoltre, il vincolo che può di volta in volta dare espressione all’unità politica dei cattolici, ovunque essi si collochino in base alla loro opzione politica. La lettera del Papa ai seminaristi; i giovani e l’itinerario di avvicinamento alla Gmg di Madrid; la traduzione della prima parte del Messale Romano. Questi gli argomenti affrontati dal card. Bagnasco nella prima parte della prolusione, che termina con una riflessione sulla questione educativa, tema degli Orientamenti pastorali della Cei per questo decennio. In Italia, per il cardinale, non siamo ancora arrivati ad una vera e propria disfatta educativa, ma la cronaca ci segnala inquietanti episodi che danno la percezione di quanto profondo sia l’abisso in cui può cadere l’animo umano. Di qui la necessità di chiedersi se la nostra generazione vive ancora di rendita mentre le scorte si vanno esaurendo. Un numero rilevante di coppie di sposi e di famiglie segno di un tessuto connettivo della società che tiene – dimostrano che non è impossibile l’impresa, ma l’educazione è anche questione di ambiente e il realismo cristiano deve innestarsi nello scetticismo imperioso di questi tempi fintamente allegri e spensierati. Infine, per il presidente della Cei è necessaria una riflessione più profonda e onesta sui meccanismi della frontiera prodigiosa dei nuovi media, dove la corsa all’audience ha fatto raggiungere livelli di esasperazione brutale, con giovani per ore davanti ad Internet ed adulti che si lasciano drogare da un’informazione morbosa.SirIl testo integrale della prolusione del card. Bagnasco