Toscana

Artigianato: è sempre crisi, ma le «botteghe» non mollano

di Ennio CicaliCrisi, ancora una volta questo termine sinistro incombe sull’economia toscana. Sotto osservazione questa volta l’artigianato, colpito dalla recessione in tutti i settori, con punte elevatissime nei servizi, nell’edilizia e nella moda, che sembra rallentare la propria velocità di caduta. Lo conferma l’indagine congiunturale per il 2005 dell’Osservatorio Regionale Toscano sull’Artigianato, curata dall’Irpet. Osservatorio di cui fanno parte la Regione, Unioncamere, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil e Irpet (l’istituto per la programmazione).

I più penalizzati rimangono i comparti calzaturiero, tessile e concia, insieme ai sub-settori orafo, vetro, ceramica e lapideo. In ripresa la cantieristica, stenta ancora la meccanica.. Soffrono, nell’edilizia, i lavori di completamento e le installazioni di servizi. Perdite più elevate per le microimprese – che contano, in media, due addetti o poco più, compreso il proprietario – contenute per quelle sopra i nove addetti.

La provincia di Prato e l’area di Empoli restano quelle in maggiore difficoltà peggiorando rispetto al 2004. Perdono di più dello scorso anno anche Livorno, Siena e Massa Carrara..Prosegue la fase critica dei distretti manifatturieri, in particolare per i settori di specializzazione di: Castelfiorentino, Santa Croce e Valdinievole (calzature – concia- pelletteria). Carrara ( lapideo). Segni positivi solo nei distretti casentinese (abbigliamento – tessile – maglieria) e di Sinalunga (legno e mobili).

L’occupazione risente dalla crisi: perdite consistenti nel manifatturiero, significative nei servizi, per la prima volta dal 2000, stabili nell’edilizia. Posti di lavoro in calo soprattutto per i dipendenti a tempo pieno – sostituiti con forme di lavoro dipendente a tempo parziale – ma la crisi non risparmia alcuna categoria di lavoratori, sia dipendenti che indipendenti, questi ultimi in maniera minore. I lavoratori diminuiscono in maniera significativa nelle aziende artigiane più strutturate, con più di 6 addetti, più contenute in quelle da 1 a 5 addetti, a Prato, ma anche nell’empolese, nelle province di Massa – Carrara, Pistoia e Pisa; e nei distretti di specializzazione (moda, orafo, mobile, cartario, lapideo). Nel 2005 è rallentato il tasso di sviluppo delle imprese artigiane toscane, a causa del forte ridimensionamento del manifatturiero e dei servizi, che scendono di quasi due punti percentuali.

Le imprese non si arrendono: le previsioni per il primo semestre fanno intravedere un recupero di fiducia, in ripresa la moda, la maglieria e la metalmeccanica, piuttosto bassa nel calzaturiero, nella ceramica e nel vetro. Fiducia che incide sugli investimenti, un 10,9% di imprese ne prevede un aumento, e sull’occupazione. Previsioni più caute nell’edilizia, rimane forte il pessimismo per i servizi. Sulla costa intanto si cerca di reagire. È il caso di Toscana Cna Area vasta costiera, che rappresenterà le piccole e medie imprese di quella parte di Toscana compresa tra Livorno, Lucca, Massa Carrara e Pisa: oltre 38 mila imprese, nel solo settore artigiano, con circa 100 mila addetti. Un’area che ha tre porti (Livorno, Carrara e Piombino), un aeroporto (Pisa), un interporto (Guasticce), ma anche importanti fonti di produzione di energia, una serie di porti turistici, importanti strutture economiche e turistiche. Un’area, dicono i promotori, che non può più permettersi il lusso di non sfruttare appieno le proprie potenzialità. Le esportazioniVorrebbero esportare di più ed essere maggiormente presenti sui mercati, ma non hanno grandi dimensioni e le necessarie risorse organizzative e cognitive. Sono le aziende artigiane secondo un’indagine presentata a Firenze da Confartigianato Toscana e dedicata alla difficoltà delle imprese ad internazionalizzarsi. La ricerca, condotta su un campione di 366 aziende, è stata presentata a Firenze dal presidente regionale di Confartigianato Imprese, Fabio Banti, insieme a Roberto Pucci direttore di Toscana Promozione. Tra le debolezze delle aziende, la piccola dimensione, un atteggiamento di «sudditanza» verso i mercati, insieme a una strategia promozionale debole e a una rappresentanza commerciale insufficiente o troppo focalizzata solo a livello nazionale o sui mercati tradizionali. Al tempo stesso gli intervistati manifestano un forte desiderio di posizionarsi all’ estero e chiedono per questo un adeguato supporto logistico e commerciale per proposrsi con maggiore forza. «La Toscana – ha spiegato Fabio Banti – esporta una quota significativa del suo fatturato e l’ artigianato contribuisce per circa un quarto a tale risultato. Per questo è preoccupante la contrazione registrata in questi ultimi anni dal nostro export. Ma non è con l’approccio rassegnato che si cambia la situazione. Le aziende hanno bisogno di aiuto, e la nostra indagine lo conferma. Per questo occorre sviluppare un sistema di rete e servizi capaci di coinvolgere soggetti di varia natura e di vari ambiti operativi per affermare le aziende sui mercati». Secondo quanto reso noto, nel 2005 il sistema manifatturiero ha fatturato circa 17 miliardi di euro, di cui 2 miliardi circa realizzati all’estero, con una contrazione del 4,4% rispetto al precedente esercizio.