Tecnica pittorica raffinata, materiali preziosi, caratteristiche uniche rispetto ad opere simili della stessa epoca. È quanto emerso dai lavori di restauro della Croce dipinta di Castiglion Fiorentino (AR) che si sono appena conclusi e che sono stati presentati questa mattina nella sala Gigli del Consiglio regionale. Siamo di fronte non ad un’opera di secondo piano, come finora si pensava, ma ad un’opera di straordinaria bellezza e tecnica che rimette in discussione l’attribuzione e la committenza, ha detto la presidente della commissione Cultura del Consiglio regionale, Ambra Giorgi, introducendo la presentazione. Quale sia il nome a cui attribuire la paternità di un simile capolavoro, che da giovedì 24 aprile tornerà visibile al pubblico nella Pinacoteca di Castiglion Fiorentino, è al momento impossibile dirlo. L’attribuzione, visto anche la scarsità di documenti, sarà difficilissima ha spiegato Rossella Cavigli, della Soprintendeza per i Beni artistici di Arezzo Di sicuro, siamo di fronte ad un’opera di un grandissimo maestro della metà del Duecento.Paternità a parte, quindi, i lavori di restauro della croce lignea dipinta, una delle quattro presenti in provincia di Arezzo (e una di queste è attribuita a Cimabue), hanno fatto scoprire una nuova e preziosa opera d’arte di cui si ignorava l’esistenza. Un concetto che Alberto Spurio Pompili, uno dei restauratori, ha sottolineato più volte, anche perché, accanto alla tecnica pittorica raffinatissima e ai materiali usati (lapislazzuli, lacche persiane, oro), il dipinto presenta, sulle braccia e sulle gambe del Cristo, le vene in rilievo, una caratteristica ha detto Pompili unica al mondo e, per l’epoca, conosciuta solo sulle opere scultoree. Sull’attribuzione dell’opera e sul misterioso committente il discorso non è comunque chiuso. Come ha annunciato il sindaco di Castiglion Fiorentino, Paolo Brandi, nel mese di maggio il Comune ospiterà un convegno di studiosi che si confronteranno su questi argomenti. (lm)