Cultura & Società
Armi e diplomazia, il doppio gioco dei sovietici
L’ascesa di Hitler pone immediatamente le autorità politiche e militari francesi di fronte al problema di come fronteggiare la minaccia tedesca, non solo sul piano diplomatico, ma anche su quello strategico. Una delle possibilità che si offre a Parigi è la riedizione di un’alleanza con la «grande potenza» dell’Est, l’Unione Sovietica, che manifesta un concreto interesse affinché tra Parigi e Mosca si sviluppi un’attiva cooperazione militare. In realtà la collaborazione nel settore strategico dà scarsi risultati e quella in ambito diplomatico, a dispetto delle iniziative, si sarebbe rivelata inefficace nel fermare l’aggressività della Germania nazista.
Un importante episodio della storia del Novecento, finora riservato agli specialisti è ora analizzato da David Burigana nel volume «Armi e diplomazia: l’Unione Sovietica e le origini della seconda guerra mondiale» (pag. 456, euro 25) edito da Polistampa nella collana «Storia delle relazioni internazionali» diretta dal professor Ennio Di Nolfo. Nella sua ricerca Burigana si è avvalso di un’ampia e puntuale documentazione di tutte le fonti francesi disponibili, compresi gli archivi militari, la produzione storiografica e quella memorialistica, senza trascurare gli elementi di carattere economico. I documenti del volume, quasi tutti inediti, sono stati trovati in Francia, Gran Bretagna, Spagna e riguardano soprattutto missioni tecnico-militari sovietiche del 1933-34 per acquisire informazioni e tecnologie sugli armamenti. Uno, importantissimo, proviene dai servizi segreti francesi ed è stato trovato da David Burigana all’Archivio del Servizio storico della Difesa francese: documenta una missione segreta sovietica del 1935 a Parigi. La missione è legata alle tristemente famose «purghe staliniane» dei militari, fatte a partire dal 1937 e tutte originate dal maresciallo Michajl Tuchacevskij, fatto poi uccidere da Stalin. Il documento prova che nel giugno 1935 lo stesso Tuchacevskij mandava a Parigi un suo colonnello con la motivazione formale di «restituire 100 marchi» avuti tempo prima, mentre, in realtà, cercava di contattare gli Stati maggiori francesi e inglesi per un’alleanza anti-hitleriana.
Nell’intreccio di rapporti intessuti da Mosca entra anche l’Italia che godeva allora di un notevole prestigio dovuto alle imprese di Italo Balbo che il 5 giugno 1929 aveva raggiunto Odessa con 36 idrovolanti S. 55 decollati da Orbetello. Ai rapporti politico- militari, con notevoli risvolti commerciali, Burigana dedica ampio spazio entrando nel dettaglio dei vari scambi che avevano il fine per i sovietici di «arraffare» il più possibile. È questo il senso delle corpose liste di prodotti richiesti, diversi per tipologia e contenuto tecnico-militare:dalle navi dell’Ansaldo, ai motori Isotta Fraschini e Fiat, ai cannoni dell’Oto, alle torpedini del Pignone, congegni di mira, trasmettitori, telemetri e periscopi della Galileo. Le quantità da ordinare, seppur modeste, servivano da esca per la successiva richiesta, quella di costruire in Russia un intero impianto per la loro riproduzione. Un gioco che ha termine nel maggio 1939, quando lo Stato maggiore della Regia Marina nota che «servirebbe a dare, con poca spesa, all’Urss conoscenza dei nostri ritrovati senza per contro ottenere nessun utile vantaggio per la nostra industria nazionale».
Di fronte alla crescente prepotenza di Hitler la leadership staliniana approfitta delle aperture tedesche nella primavera 1939. «Il convoglio sovietico conclude Burigana era ormai lanciato verso Berlino». Alle democrazie occidentali resta il compito di difendere la libertà in Europa. E sarà la guerra.