Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Arezzo torna al voto fra i rancori.

Triste epilogo per la legislatura iniziata da un anno e mezzo. Dopo il terremoto giudiziario che ha investito Palazzo Cavallo, adesso è scoccata l’ora dei veleni e delle denigrazioni fra partiti ed esponenti politici dei due schieramenti. A innescare la girandola delle accuse le dimissioni del consigliere di Forza Italia, Alessandro Fatai, seguite a ruota dai venti rappresentanti del centrosinistra, che hanno fatto decadere il consiglio comunale, ha fatto calare il sipario sul secondo mandato del sindaco Luigi Lucherini e hanno aperto le porte alle elezioni anticipate.Sembrava che dovesse essere il consigliere dell’Udc Bucciarelli Ducci ad abbandonare l’assise. Invece, è stato Fatai, inquisito per concorso in concussione nell’inchiesta di «variantopoli», a decidere di lasciare. Le sue dimissioni sono arrivate alla vigilia dell’intervento del commissario ad acta, Rosalba Guarino, nominata poche ore prima dal prefetto di Arezzo, che doveva effettuare la sostituzione dei tre consiglieri della Casa delle Libertà finiti in carcere e poi usciti di scena (Pietro Alberti, ex An poi gruppo misto, Andrea Banchetti, ex An poi gruppo misto, e Alessandro Cipolleschi di Forza Italia). Almeno sulla carta le surroghe attuate dal commissario dovevano far superare lo stallo del consiglio comunale.La paralisi era cominciata all’indomani del 7 dicembre quando erano stati arrestati i tre esponenti di maggioranza accusati di aver preteso tangenti e regalie per pilotare le pratiche urbanistiche nella Commissione assetto del territorio. Nel mirino della magistratura erano finiti decine di atti che il 27 gennaio avevano convinto la Procura ad inviare un avviso di garanzia anche al sindaco, al figlio del primo cittadino e un noto professionista. In mezzo il blocco del consiglio imputabile ai numeri: con appena diciassette membri all’attivo, il centrodestra non era in grado di assicurare il numero legale ogni volta che l’opposizione disertava l’aula al momento del voto sulle surroghe. L’empasse è andata avanti per settimane e per sbloccare la situazione è stata invocata la mediazione del difensore civico regionale (poi fermato dal Tar) e del governo. Quando la soluzione sembrava a un passo, sono giunte le dimissioni contemporanee della maggioranza dei consiglieri che hanno chiuso la legislatura. Un finale che in queste ore si è trasformato in uno spettacolo deprimente in cui prevalgono rancori e colpi bassi. Ci auguriamo che gli stessi toni non vengano usati durante la campagna elettorale che porterà Arezzo al voto di primavera.