Vita Chiesa
Arezzo, il saluto di Bassetti: a settembre arriva Fontana
di Giacomo Gambassi
Ha già scelto la data dell’«addio». Venerdì 7 agosto, solennità di San Donato, patrono della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e della città di Arezzo, il vescovo Gualtiero Bassetti (nella foto in visita a Rondine)saluterà la Chiesa che ha guidato per dieci anni e che lascerà dopo essere stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Il suo congedo dalla Toscana avverrà durante la Messa solenne delle 10.30 quando Bassetti invierà l’ultimo messaggio alla sua diocesi, mentre la presa di possesso nella nuova arcidiocesi è in programma per domenica 4 ottobre, solennità di San Francesco, patrono d’Italia, quando subentrerà all’arcivescovo Giuseppe Chiaretti.
Suo successore è l’arcivescovo Riccardo Fontana, fino ad ora alla guida dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia. Sessantadue anni, farà il suo ingresso ad Arezzo domenica 13 settembre. Toscano di Forte dei Marmi, torna da arcivescovo nella sua regione. Ordinato sacerdote il 2 luglio 1972, è stato nel servizio diplomatico presso la Santa Sede per diciotto anni. Il 16 dicembre 1995 è stato eletto arcivescovo di Spoleto-Norcia. Attualmente è vice presidente di Caritas italiana e segretario della Commissione episcopale per il servizio alla carità e alla salute. Comunque Fontana ha già fatto tappa nell’Aretino. E’ accaduto venerdì scorso quando ha compiuto una visita informale ad Arezzo per incontrare Bassetti. Al termine di un lungo colloquio, Fontana ha varcato le porte della cattedrale baciandone gli stipiti e, dopo aver sostato in preghiera nella cappella della Madonna del Conforto, insieme al predecessore ha raggiunto l’abside del duomo dove i due pastori si sono inginocchiati dietro al’arca di San Donato che custodisce le reliquie del patrono. Si è trattato di un’occasione per un fraterno saluto tra Fontana e il nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, all’indomani dell’annuncio ufficiale.
Annuncio che è avvenuto giovedì 16 luglio in contemporanea fra Arezzo, Perugia, Spoleto e la Sala stampa vaticana. Nel duomo di Arezzo commozione e lacrime hanno accompagnato la lettura delle nomine. «A 67 anni – ha scritto Bassetti nella lettera di accettazione a Benedetto XVI che ha letto in cattedrale – le mie braccia non sono più le stesse di dieci anni fa per tirare le reti ma l’amore per la Chiesa resta identico al giorno della mia ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1966». Il vescovo ha definito il suo ministero episcopale in terra aretina «dieci anni meravigliosi» e ha spiegato di aver incontrato «una Chiesa accogliente e aperta alla speranza». Prima del saluto, è intervenuto il vicario generale di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. «Proviamo tutti – ha affermato monsignor Giovacchino Dallara – un comprensibile senso di smarrimento come se venisse a mancare all’improvviso quella amabile paternità con cui lei, da dieci anni, ha accompagnato il nostro cammino».
Fontana, nel suo primo messaggio alla nuova diocesi (leggi il testo), ha scritto che «nella terra di Petrarca, di Piero della Francesca, di Michelangelo e di Vasari» occorre «aggregare attraverso la cultura, che è tesoro comune di tutti». Di fronte alla crisi economica e al dramma della disoccupazione, Fontana ha invitato a «vivere l’impegno come una professione di fede» che va «incarnata nella città secolare, nell’esercizio del lavoro e nella carità politica». Con uno stile preciso: «L’efficacia della Chiesa non si riscontra nelle grandi opere che fa, ma dall’amore che essa sa diffondere tra gli uomini».
Anche Bassetti ha scritto alla diocesi che lo accoglierà come arcivescovo indicando come suo riferimento il Papa della Rerum Novarum. «Come seppe fare Gioacchino Pecci che prima di diventare Leone XIII fu mio predecessore sulla cattedra di Perugia», la sfida che oggi attende la comunità cristiana è quella di avere la «capacità di leggere con attenzione e in profondità i segni dei tempi». Partendo da due realtà che Bassetti ha sottolineato nel messaggio: il mondo dell’università e del lavoro. «L’incontro fra l’operosità del lavoro e l’originalità della ricerca scientifica è strada maestra per guardare al futuro con speranza».