Toscana

Arezzo e la Madonna, la coerenza è d’obbligo

di Claudio TurriniIl primo ad esserne sorpreso è stato proprio lui. Richiamare i cristiani alla coerenza nella fede fa parte del ministero ordinario di un vescovo. E che in giro di coerenza se ne veda poca non è certo una novità, anche per zone come Arezzo, dove pure la pratica religiosa è sopra la media regionale. Allora perché tanto clamore? Oltretutto monsignor Gualtiero Bassetti, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dal 1999, non è certo il tipo che «prende la frusta». Si definisce «un tipo mite, riflessivo, accogliente, anche dolce come espressione» e non ci si ritrova nell’immagine che è passata sui media nazionali di uno «Zeus adirato che scaglia fulmini» o «schiaffeggia» gli aretini». Ma sulla sostanza non fa marcia indietro. «Quelle cose abbastanza forti sugli aborti, sul mondo della pornografia e sui licenziamenti le ho dette. E non mi rimangio neanche una virgola, vada bene o non vada bene… quella è la mia coscienza di vescovo. Però sopra c’è stato ricamato troppo…».

Monsignor Bassetti, se lo aspettava tanto clamore attorno alle sue parole?

«No davvero. Sono state frasi pronunciate durante la visita pastorale. Quando un vescovo tratta problemi di fede e di morale, richiama alla coerenza della vita, alla coerenza tra il comportamento e quello che si dice, come si fa ad accusarlo di ipocrisia?».

Di come è stata accolta la sua denuncia, cosa l’ha infastidita di più?

«Che sia andata in giro un’immagine della città non veritiera. Anche perché il discorso degli aborti è relativo in questo senso: è vero che c’è stato un aumento sproporzionato rispetto alle altre città toscane, però partendo da una base inferiore. Mentre in altre città della Toscana c’è stato un lieve decremento, qui invece siamo andati in controtendenza. Io dicevo soltanto: nella vita ci vuole coerenza. Non si può portare fiori alla Madonna e poi magari si fanno i licenziamenti…».

Non è un’osservazione da poco…

«Anche qui non ho inteso demonizzare, per carità, le piccole aziende, perché molte sono a livello familiare, con pochissimi operai e non possono reggere la concorrenza. Il settore dell’oro è in crisi per fattori mondiali e poi sicuramente anche Arezzo ha risentito di questo discorso della mobilità che, se pur porta dei vantaggi, mette a rischio i posti di lavoro. Il mio era un invito tutto in positivo, nel senso di dire: “Facciamo tutto il possibile”».

Fuori si è frainteso, ma la città ha capito?

«Ad Arezzo non ha dato per niente noia il mio intervento. Anche nelle interviste raccolte tra la gente, il titolo che ha messo «La Nazione» parla chiaro: “Il Vescovo ha ragione”. Nessuno ha avuto da ridire sul contenuto dell’intervento anche perché era molto pacato, come in genere sono sempre».

Cosa rappresenta per gli aretini questa festa della Madonna del Conforto?

«La città si identifica con la festa perché quando c’è una manifestazione religiosa alla quale partecipano 50-60 mila persone è chiaro che toccare la Madonna del Conforto è come toccare Arezzo…».

È sentita solo ad Arezzo, o in tutta la diocesi?

«Più che altro ad Arezzo e nei dintorni. Per esempio alla novena c’è sempre il duomo pieno di fedeli che vengono dai vicariati di città e dai dintorni. Poi magari il giorno della festa vengono anche da Castiglion Fiorentino, dal Casentino… Però il grosso è di Arezzo, perché è qualcosa che tocca il cuore della città. Arezzo ha visto un intervento miracoloso per intercessione della Madonna nel repentino bloccarsi del terremoto, che corrispondeva allo schiarirsi di questa immagine di Provenzano, che era in un locale dei camaldolesi dove c’era una mescita di vino, un piccolo locale. Questa Madonna, completamente affumicata, quindi irriconoscibile, perché c’era sotto un fornello di carbonella, che all’improvviso si schiarisce davanti alle preghiere di questi tre calzolai che erano andati per acquistare un po’ di vino. Arezzo ha sentito l’intervento particolare della Madonna ed è sempre rimasto riconoscente».

Ma è difficile pensare che i 60 mila che domenica affolleranno il duomo di Arezzo per la festa della Madonna del Conforto siano tutti praticanti…

«Ci sono delle persone che non mettono mai piede in chiesa ma che in quel giorno vanno a fare il saluto e dire un Ave Maria alla Madonna. Quando ci fu una manifestazione per scongiurare la guerra in Iraq, ci furono alcune migliaia di persone che parteciparono e alla fine la manifestazione si concluse in Duomo con un mio intervento. Rivolgendomi alle persone dissi: a questo punto rivolgiamo un’Ave Maria alla Madonna del Conforto, perché sono sicuro di toccare il cuore di tutti voi aretini, che frequentiate o meno. Uscendo dalla chiesa ci fu un uomo che mi disse: “Sarà stato quarant’anni che non rimettevo piede in Duomo, ma un Ave Maria alla Madonna del Conforto insieme con lei l’ho detta volentieri».

Lei è vescovo di Arezzo-Cortona-Sanepolcro ormai da quattro anni. Che idea si è fatta della sua diocesi?

«Sono molto contento del lavoro pastorale che è stato fatto sulla famiglia: è tre anni che ci insistiamo e si cominciano a vedere famiglie che si sentono soggetto attivo nella pastorale. Poi la generosità, l’accoglienza: in proporzione anche ad altre città della Toscana abbiamo un gran numero di immigrati e l’aretino è generoso, accogliente, disponibile. C’è un volontariato attivo, una grossa attenzione alla Chiesa, anche al magistero del vescovo. Ogni volta che il vescovo è intervenuto sui problemi sociali, del mondo del lavoro, delle morti bianche, sulla sicurezza… sempre è stata ascoltato con rispetto. Veramente c’è un rapporto molto affettuoso della città con il vescovo, un rapporto aperto».

Però è anche terra di massoneria..

«Non c’è dubbio, ci sono anche le lobby… Però io preferisco ricordare realtà come Rondine- Cittadella della Pace, che accoglie studenti soprattutto dell’ex-Urss e dove convivono cattolici, ortodossi e musulmani. Qualcuno ha già terminato i suoi corsi ad Arezzo. Ce n’è uno che ritornando nel Caucaso ha aperto un’esperienza sul tipo di questa qui, proprio nei posti della guerra civile per i ragazzi che hanno perso i genitori. Abbiamo anche un palestinese, un africano dell’ex-Zaire…».

Insomma, è una diocesi viva?

«È una diocesi viva, ringraziando Dio, una grossa diocesi. E poi grazie anche a realtà come Camaldoli e La Verna, con una vita religiosa abbastanza intensa».

Ciò non toglie, come lei ha denunciato, che la città sia ai primi posti per l’uso di materiale pornografico…

«È una contraddizione… E proprio per questo ho fatto quel richiamo, perché lo potevo fare. Se fossi stato a Piombino, dove solo il 3% va in chiesa, avrei fatto ridire a parlare in quel modo… Sono stato abbastanza forte perché sapevo di poterlo fare. E l’urto l’hanno retto. Non c’è stato uno in città, dal Sindaco al presidente della Provincia, che fra l’altro guidano giunte di diverso colore politico, che non mi abbia espresso una grande solidarietà. Pur essendo io e loro dispiaciuti che il mio discorso abbia avuto una risonanza nazionale…».

Dica la verità, lo rifarebbe?

«Anche se queste incomprensioni fossero il prezzo inevitabile per poter dire queste cose, le ridirei lo stesso…».

La denunciaSesso, aborti e licenziamenti

Ecco in sintesi cosa aveva detto mons. Bassetti durante la visita pastorale nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Saione:

Secondo l’Istat Arezzo è la provincia della Toscana in cui gli aborti sono aumentati in maniera più consistente. E, con estrema disinvoltura, la città devota a Maria convive in segreto con un’altra vergogna: il consumo fra i più elevati in Italia di materiale pornografico. E per questa ragione Arezzo è stata scelta per ospitare una fiera del settore.Eppure come se nulla fosse cinquantamila persone saliranno in duomo per la festa della Madonna del Conforto. E centinaia di aziende faranno arrivare nella cappella che ospita la terracotta miracolosa le loro decorazioni floreali e i loro biglietti di ringraziamento.Cosa buona. Ma insieme ai fiori si impegnino anche a non tagliare i posti di lavoro e dare una speranza ai giovani in cerca di prima occupazione. La festaE’ una festa grande quella che la città di Arezzo celebra questa domenica 15 febbraio, in onore della Madonna del Conforto. La festa è stata preceduta da una novena guidata tre giorni ciascuno da tre vescovi, lo stesso mons. Bassetti, mons. Claudio Maniago, ausiliare di Firenze, e mons. Giovanni Santucci, vescovo di Massa Marittima-Piombino. Domenica saranno celebrate messe ad ogni ora dalle 6 alle 12 e dalle 15 alle 23. Alle 11 Messa pontificale presieduta dal card. Renato Martino. Alle 14, la benedizione dei bambini. Alle 18, Messa pontificale presieduta da p. Flavio Carraro, attuale vescovo di Verona e già vescovo di Arezzo. Alle 21, altra Messa solenne, presieduta questa volta da mons. Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto. La diocesiLa diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che si estende su una superficie di 3.425 kmq, ha attualmente 267 mila abitanti, suddivisi in 245 parrocchie. I sacerdoti sono 268 con un’età media di 65 anni; 15 i diaconi permanenti, 120 i religiosi e 350 le religiose; i seminaristi sono 13. Dal 6 gennaio 1999 è vescovo mons. Gualtiero Bassetti, nato a Marradi, in Diocesi di Faenza – Modigliana, il 7 aprile 1942. Entrato in Seminario a Firenze a 14 anni, è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1966. In diocesi di Firenze ha ricoperto vari incarichi, tra i quali quello di rettore del Seminario Maggiore. Pro-vicario nel 1990 diventa Vicario generale nel 1992. Il 3 luglio 1994 è eletto Vescovo di Massa Marittima – Piombino. Ordinato vescovo l’8 settembre dal cardinale Piovanelli nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, ha fatto il suo ingresso nella Diocesi a lui affidata dieci giorni dopo. È stato eletto Vescovo di Arezzo – Cortona – Sansepolcro il 21 novembre 1998. Le reazioni della cittàArezzo spaccata in due? Neanche per idea. Chi credeva che il messaggio mandato alla città da monsignor Gualtiero Bassetti avrebbe diviso il capoluogo, ha preso un abbaglio. Le istituzioni, la politica, il mondo economico e quello del lavoro, i non credenti ma anche i fedeli che questa domenica si inginocchieranno ai piedi della Madonna del Conforto per la festa intorno all’immagine-simbolo di Arezzo, hanno apprezzato il richiamo del Vescovo e ne hanno compreso il senso. «Condivido in pieno le preoccupazioni di monsignor Bassetti – spiega il sindaco, Luigi Lucherini –E se dipenderà da me la rassegna erotica che si dovrebbe svolgere da noi dovrà cambiare casa. È una città che sinceramente merita di meglio».

Sulla questione del lavoro precario sollevata dal Vescovo, il primo cittadino spiega: «Le aziende hanno le loro esigenze: comunque capisco bene chi sente sulla propria pelle le inquietudini di tante famiglie».

Anche il presidente della Provincia, Vincenzo Ceccarelli, si dice vicino all’istanza di monsignor Bassetti. «Nell’ambito della sua missione il Vescovo lancia un monito giusto sul quale tutti dobbiamo riflettere. E mi chiedo se non sia la società del benessere a farci smarrire i valori più importanti».

Anche dal mondo economico che non ha rinunciato a confrontarsi con le parole di monsignor Bassetti sono arrivati giudizi di stima. «Personalmente lo apprezzo – dice Elio Faralli, presidente di Banca Etruria, il maggiore istituto di credito della città – Ad una cosa ho sempre creduto: l’etica dei comportamenti è alla base della vita. E se il Vescovo ha rivelato discordanze fra il fedele in chiesa e quello impegnato in famiglia o nella vita lavorativa, fa bene a dirlo. Sui licenziamenti nessun imprenditore è contento se la sua azienda va in crisi». È la linea sulla quale si attesta il presidente dell’Associazione Industriali, Giovanni Basagni.

Il messaggio di monsignor Bassetti è giunto persino a Roma, nelle stanze dei parlamentari eletti ad Arezzo. «Il Vescovo ha dimostrato grande attenzione e sensibilità verso i problemi della nostra terra – afferma Giuseppe Fanfani, deputato della Margherita – Un coraggioso intervento nel quale sottolinea come Arezzo sia una città di grandi contraddizioni, con slanci di solidarietà raramente riscontrabili altrove, con una forte devozione mariana ma anche terra dove il numero di aborti è troppo elevato, dove il consumo di materiale pornografico è altissimo e dove si licenzia con troppa frequenza».

Una scossa alle coscienze, secondo Fanfani. Forse eccessiva per Grazia Sestini, senatrice di Forza Italia e sottosegretario al welfare, che è la sola voce perplessa. «È giusto interrogarci su certi fenomeni – spiega – Ma se le lavoratrici della Lebole o le aziende fanno arrivare le loro decorazioni floreali in Cattedrale durante la festa più sentita della città, significa che il nostro apparato produttivo si è sviluppato all’ombra dei suoi protettori». Secondo la senatrice, «l’originalità dell’esperienza cristiana è quella della misericordia: la coscienza del peccato è anche la coscienza dell’appartenenza alla Chiesa».

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