Dossier
Arezzo e i «meloni» in quel di Cortona
L’area in cui sorgeva l’Anfiteatro romano fu a lungo usata nel medioevo come luogo di incontro. Nel 1333 fu venduta al beato Bernardo di Mino Tolomei, fondatore dei Benedettini olivetani, che sulla parte meridionale del manufatto antico fece impostare il monastero oggi sede del Museo archeologico nazionale intitolato a Gaio Cilnio Mecenate. Ed è proprio da qui che può prendere le mosse il nostro itinerario archeologico alla scoperta di Arezzo e dintorni.
Il Museo (tel. 0575-20882), aperto nel 1823 come raccolta di «Storia naturale e Antichità», si è accresciuto nel tempo, sia con l’acquisizione di varie raccolte, poi confluite in quelle della Fraternità dei Laici, che con gli apporti degli scavi ottocenteschi e recenti. Statale dal 1973, è articolato in ventisei sale ed è stato di recente completamente rinnovato. Il piano terreno è ordinato topograficamente mentre in quello superiore si trovano le sezioni speciali (paleontologia, preistoria, numismatica) e le singole collezioni appartenute a cittadini aretini.
A circa due chilometri da Arezzo in direzione della Valtiberina una visita merita il santuario di Castelsecco. Ricoperto dopo gli scavi, ne è visibile solo il poderoso muraglione di sostegno che cinge la collina.
Riferibili all’età tardo etrusca o ellenistica due costruzioni sepolcrali dette «Tanelle»: la «tanella di Pitagora» e la «tanella Angori».
Tipica di Cortona è la produzione di bronzi figurati tra cui, insieme ai bronzetti di divinità, offerenti e animali, spicca il celebre «lampadario», forse il pezzo più prestigioso conservato nel Museo dell’Accademia etrusca nel Palazzo Casali in piazza Signorelli a Cortona (0575-630415/604744).