Quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario del Centro di aiuto alla vita che nel 1982 abbiamo costituito ad Arezzo: il Movimento per la vita già funzionava dall’anno precedente.Come noto, lo scopo del Movimento per la vita è quello di favorire l’affermazione di una cultura della vita, di ogni vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale e per tutti gli stadi dell’esistenza, e di intervenire nel campo legislativo per combattere le leggi nocive alla vita, migliorare quelle che contengono parti positive favorire l’approvazione di nuove leggi.Il Centro di aiuto alla vita è sempre pronto per condividere le preoccupazioni di una donna di fronte ad una maternità in attesa e ad aiutarla a superare le sue difficoltà ed evitare di chiedere che il suo figlio a sua richiesta, sia soppresso, e arrivare così alla gioia grande, immensa di essere mamma. Come tappe principali della nostra attività possiamo considerare l’approvazione della legge 194 che introdusse in Italia l’aborto assistito presso le strutture sanitarie pubbliche, il referendum abrogativo della legge abortista, l’approvazione della legge 40 del 2002 sulla fecondazione artificiale.Di fronte alla provocazione del Partito radicale che in una clinica del viale dei Colli a Firenze faceva aborti abusivi, la Chiesa fiorentina si mobilitò, e costituì il primo Centro di aiuto alla vita d’Italia (quello del chiostro della Basilica di San Lorenzo) e in questa opera di energica reazione si distinse quello che era allora un giovane giudice, Carlo Casini, che sarebbe stato l’animatore ed il trascinatore di tutta la nostra attività specifica in difesa della vita. Com’è noto il referendum contro la 194 ci andò male: solo il 32% voto per l’abrogazione, ma si disse che con una minoranza del 32% si possono fare tante cose. E la risposta, anche sotto l’aspetto organizzativo, fu straordinaria: in tutte le varie parti d’Italia iniziarono a sorgere i Movimenti per la vita e i Centro di aiuto alla vita d’Italia. Dall’entrata in vigore della legge sull’aborto, ogni anno nella prima domenica di febbraio, i nostri Vescovi rivolgono a tutti gli italiani un loro messaggio con approfondite analisi della situazione ed esortano perché all’accoglienza della vita sia data una risposta corale da parte di tutta la società, dagli educatori ai politici, imprenditori e operatori della comunicazione sociale.Frutto di un’intensa attività durata due legislature, iniziata con la laboriosa raccolta di firme per la presentazione alle Camere di una proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere che l’embrione umano fosse riconosciuto portatore di diritti, con la legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla fecondazione medicalmente assistito (la quale nel suo primo articolo prevede che l’embrione umano, sin dal concepimento, è portatore di diritti), almeno nelle strutture sanitarie pubbliche cessa quella specie di Far West della provetta: uteri in affitto, nonne-mamme, commerci di embrioni, spericolate sperimentazioni su embrioni umani.Ma puntuale è venuta la richiesta di referendum abrogativo, contrastato dal comitato «Scienza e Vita» con lo slogan «La vita non può essere messa ai voti». In tanti, singoli ed associazioni, si sono generosamente prodigati per l’astensione dal voto. Il risultato è stato lusinghiero oltre ogni aspettativa: solo il 25% degli aventi diritto si è recato alle urne. Desideriamo ancora ripetere il nostro ringraziamento a tutti coloro che si sono prodigati per ottenere questo successo. Grazie al cardinale Camillo Ruini che ha guidato la Chiesa italiana a respingere compatta la richiesta di abrogazione della legge in modo opportuno. Grazie al nostro Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, che, con il suo sostegno deciso e realizzato nelle forme più varie, ha portato al brillante risultato che nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro si è registrata una delle più basse percentuali di votanti. Non possiamo certi stare tranquilli di fronte alle tante insidie che in varie forme minacciano la vita. L’introduzione, sia pure con alcune cautele, dell’uso dell’aborto chimico con la pillola RU486 ha finito per banalizzare ulteriormente l’aborto e spesso costretto la donna a prendere in solitudine la sua drammatica decisione.di Fernando Del Pia