Cultura & Società
Architetture del ferro in Toscana
di Francesca Galluzzi
Parlando di architetture del ferro in Toscana conviene partire dalla città-simbolo della lavorazione di tale materiale, Follonica. Conosciuta oggi per le sue spiagge, la città maremmana ha una storia strettamente legata alla fusione e lavorazione del ferro. Il metallo arrivava dalla non lontana isola d’Elba, già gli Etruschi ne facevano ampio uso sia nella città di Populonia che nella piana di Follonica, dove era facile reperire il legname sufficiente a far lavorare i forni.
Le prime attestazioni di una fonderia privata nel golfo di Follonica risalgono al 1546. Pochi anni dopo la fonderia, con aggiunto un forno fusorio passò in affitto al Granducato di Toscana; ma è con l’avvento dei Lorena e in particolare nei primi anni dell’Ottocento che la lavorazione industriale del ferro aumenta per importanza e consistenza.
Leopoldo II di Lorena concesse in appalto ai privati, sotto la sorveglianza di un commissario di sua fiducia, la fonderia di Follonica denominata La Magona. Forte della convinzione che lo sviluppo industriale potesse giovare alla Maremma, implementò gli impianti di fusione e produzione, affidò il settore della progettazione a due validi esperti, Alessandro Manetti e suo genero Carlo Reishammer. Questi idearono una città-fabbrica, con edifici di abitazione, scuole, teatro, chiesa (la chiesa di San Leopoldo) secondo un’ispirazione filantropica propria della Toscana di quel tempo. Gran parte dei pezzi prodotti erano destinati a opere di pubblica utilità, e da Follonica iniziarono a viaggiare per l’Italia. Sono infatti proprie della prima metà dell’Ottocento le proposte progettuali di ingegneri e architetti di tutta Europa nelle quali il ferro passò da componente dell’architettura a materiale che, debitamente lavorato, aveva una sua dignità estetica, ornamentale e veniva largamente impiegato anche per produzioni artistiche. Grazie alla fusione in serie questi prodotti avevano dei costi più bassi e davano risultati affidabili.
Quali testimonianze di questa nuova moda costruttiva si possono ancora vedere in Toscana, cosa invece è andato perduto per sempre?
Follonica è importante su un doppio fronte: da una parte la fonderia, che vide il massimo impulso nel periodo lorenese, passò poi per varie mani fino a divenire proprietà dell’Ilva, che la tenne in attività fino al 1960. Oggi nell’area della Magona presso il forno Ferdinando si trova il Museo del Ferro e della Ghisa, che testimonia l’importante attività passata e si pone anche come interessantissimo luogo di archeologia industriale.
Dall’altra parte Follonica si presenta come città moderna, con importanti esempi delle prime realizzazioni per l’architettura del ferro di Toscana. Esempi di valore artistico, come il cancello magonale, che chiude interamente il perimetro della fabbrica come un confine: richiama lo stile cinquecentesco, ma si basa su una concezione, quella dell’arco, tipicamente classica. Doveva essere una sorta di campionario di quello che la fabbrica produceva: la sua bellezza è stata messa in evidenza da un restauro compiuto ad opera della Soprintendenza di Siena nel 1994. Oppure la chiesa di San Leopoldo, adiacente all’area, progettata da Carlo Reishammer e inaugurata alla presenza del Granduca nel 1838. Per edificarla furono utilizzati, in modo innovativo, materiali diversi come la pietra di Valpiana e i getti artistici di ghisa, realizzati alla Magona. Ed è proprio la ghisa l’elemento di novità, impiegata per il pronao, con fregio a formelle che narrano la vita di San Leopoldo e colonne riccamente lavorate, il rosone centrale, il fregio del campanile. E ancora all’interno il piedistallo del fonte battesimale, la base del pulpito, le statue e le stazioni della Via Crucis. L’effetto finale di questo accostamento fra stili classici e un progetto tipicamente ingegneristico nella scelta del materiale è veramente particolare. Il Museo del Ferro e della Ghisa conserva, fra l’altro, i modelli in legno e numerose fusioni artistiche di grande valore come la testa di ariete, riprodotta nella foto. Molti calchi furono creati per la realizzazione sia della chiesa di San Leopoldo che del Fontanile, destinato ad abbellire piazza Grande di Grosseto. Questo padiglione di forme neogotiche, detto anche Fonte del Poggiolo si trova ora ad Arcidosso: fu fuso nelle fonderie granducali nel 1833 secondo i disegni di Francesco Leoni. La Magona fuse anche i pioli e i colonnini del recinto eretto intorno alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore «per eliminare sconcezze ed abusi». Nella capitale del Granducato l’ingegneria del ferro si stava facendo strada. Su progetto dei Fratelli Marc e Jules Séguin, ingegneri francesi, furono costruiti due ponti metallici sospesi sull’Arno: il ponte San Ferdinando e il ponte San Leopoldo, posti rispettivamente a monte (all’altezza di San Niccolò) e a valle (Cascine) della città. Eretti fra il 1836 e il 1837 i due ponti, oggi non più presenti, avevano come piloni due semplici obelischi. Restando in tema di ponti si deve citare quello sulla Lima, o Ponte delle Catene, iniziato nel 1840 da Lorenzo Nottolini. Nonostante sia stato gravemente danneggiato durante l’ultima guerra, è caratterizzato da colossali catene di ferro. Anche Poggio a Caiano ebbe il suo ponte, progettato da Alessandro Manetti nella tenuta granducale, di cui oggi restano solo gli arconi.
L’impiego del ferro nella realizzazione di edifici è molto diffuso anche nelle costruzioni destinate a mercato coperto: gli esempi più significativi sono quelli di Firenze, con i mercati di Sant’Ambrogio e San Lorenzo, progettati in seguito alla demolizione del Mercato Vecchio al tempo di Firenze capitale. L’ideatore di entrambi fu l’architetto Giuseppe Mengoni, già progettista della Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Il primo ad essere inaugurato fu Sant’Ambrogio, nel 1873, realizzato in ghisa; l’anno successivo fu la volta del più maestoso San Lorenzo. Anche Livorno ebbe il suo Mercato Nuovo delle Vettovaglie, costruito nel 1894 su disegno di Badaloni. Il mercato labronico ha una copertura in ferro e vetro, decorata all’interno da cariatidi realizzate da Lorenzo Gori.
Ma l’esempio forse più conosciuto di architettura del ferro è il Tepidario di Giacomo Roster, eretto presso il Giardino di Orticoltura di Firenze per la prima esposizione nazionale di Orticoltura del 1880. Edificio innovativo per tecnica di costruzione e raffinato nelle linee, è costruito in ferro e vetro, ha pianta rettangolare e copertura a carena di nave. Recentemente la grande serra è stata restaurata dal Comune di Firenze ed è godibile in tutta la sua eleganza. Le fusioni in ferro furono curate dalle Officine Michelucci di Pistoia. Le Officine Michelucci aprono un’altra grande pagina delle opere artistiche realizzate col ferro in Toscana in un periodo di tempo compreso fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Il gusto nel frattempo si era orientato verso gli stilemi dell’Art Nouveau, che vide un forte impiego del ferro nelle decorazioni artistiche. Qui gli esempi sono numerosi e necessiterebbero una trattazione a sé. Tuttavia si consiglia di passare a Pistoia da via degli Orafi, in centro, per ammirare la Galleria Vittorio Emanuele progettata da Alfredo Michelacci, inaugurata nel 1912, un elegante capriccio del suo autore che in facciata si divertì a mescolare vari stili nel più duttile dei materiali, il ferro.
Per saperne di più
L’Archivio di Stato di Firenze nella primavera 1999 allestì un’interessantissima mostra dal titolo «Dalla Toscana all’Europa di Gustave Eiffel. La Torre Eiffel in riva all’Arno» che esponeva un’esauriente documentazione e tutti i disegni sulle architetture del ferro in Toscana realizzate nel 19° secolo. Della mostra esiste un catalogo omonimo, curato da Daniela Lamierini e Rosalia Mannu Tolu edito dalla casa editrice Sillabe.
I luoghi
Il Museo del Ferro e della Ghisa si trova nel comprensorio ex Ilva a Follonica. Durante l’autunno e l’inverno è aperto nei giorni di mercoledì, venerdì, sabato e domenica mattina o pomeriggio (verificare l’orario al numero 0566-59389 0566-59391.
La chiesa di San Leopoldo è in via Roma, a Follonica.
La Fonte del Poggiolo è in fondo a Corso Toscana ad Arcidosso.
Il ponte delle Catene collega Fornoli nei pressi di Bagni di Lucca con Chifenti, presso Borgo a Mozzano.
Il Mercato di Sant’Ambrogio è in piazza Ghiberti, quello di San Lorenzo (o centrale) in via dell’Ariento, entrambi nel centro storico di Firenze.
Il Mercato delle Vettovaglie (o centrale) è agli Scali Aurelio Saffi, a Livorno.
Il Tepidario dell’architetto Roster si trova nel Giardino dell’Orticoltura, via Bolognese 17 a Firenze, aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 18.