Chiesa Italiana
Appello per la liberazione di Asia Bibi. Parla il marito Ashiq Masiq
«Da sette anni mia moglie è in prigione e la situazione è molto brutta. Siamo qui per chiedere aiuto a tutti i Paesi europei, soprattutto all’Italia. Vi preghiamo di fare qualcosa di concreto per Asia e per la minoranza cristiana in Pakistan, che sta soffrendo molto». È l’appello lanciato il 14 aprile a Roma, nella sala stampa della Camera dei deputati, da Ashiq Masiq, marito di Asia Bibi, la donna cristiana, madre di cinque figli, condannata a morte ingiustamente in Pakistan a causa della legge sulla blasfemia. Il marito, appena arrivato a Roma dal Pakistan, insieme alla figlia quindicenne Eisham Ashiq, è stato invitato dal senatore Mario Mauro e dal sottosegretario di Stato alla difesa Domenico Rossi, insieme all’Associazione pakistani cristiani in Italia e all’associazione CitizenGo. «In famiglia manca moltissimo l’amore della madre – ha detto il marito di Asia Bibi -. La sua fede è molto forte ma sente molto la mancanza dell’amore dei suoi cinque figli. Mia moglie piange sempre in prigione. Tutti preghiamo perché Dio l’aiuti e facciamo appello alla comunità internazionale perché la vita dei cristiani in Pakistan è molto difficile, i musulmani sono molto infuriati e i cristiani vengono imprigionati senza motivo». «Sono molto triste – ha aggiunto – vi prego di fare qualcosa di concreto per Asia e per tutta la minoranza cristiana».«Che in tutto questo mondo -ha aggiunto Manzione- ci sia qualcuno che abbia pensato di lucrare è un dato di fatto. Ma, che secondo un vizio tutto italico, da questo episodio si debba ricavare che tutti quelli che si occuparono di migrazione vogliano speculare sulla povera gente non è accettabile. La magistratura deve fare il suo corso, ma dobbiamo avere una visione obiettiva delle cose».