Con i suoi 90 anni di esperienza e con rinnovato entusiasmo, l’Apostolato del Mare potrà continuare a navigare su tutti gli oceani, restando fedele all’intuizione profetica iniziale di rispondere ai bisogni spirituali e materiali dei marittimi. E’ quanto si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti in occasione del 90° anniversario dell’Apostolato del Mare iniziato nell’ottobre 1920 quando un gruppo di persone si riunirono a Glaslow e decisero di unire le forze e impegnarsi per promuovere lo sviluppo spirituale, mortale e sociale dei marittimi. La pastorale marittima si legge nel messaggio – deve essere contrassegnata dalla preoccupazione dell’ospitalità e dell’accoglienza, in nome della comunità cristiana locale. Le diocesi e le parrocchie che si affacciano sul mare sono chiamate ad un impegno pastorale ordinario nei confronti del popolo del mare. Il futuro della pastorale marittima non può più essere opera di singoli, sacerdoti o laici, ma deve sfociare in una responsabilizzazione di tutto il popolo di Dio. Fondamentale in questo senso saranno le parrocchie, che si trovano ad essere comunità ponte tra la realtà di mare e quella di terra. E in questo è importante il ruolo dei laici. La pastorale marittima, si legge ancora nel messaggio del dicastero vaticano, se vuole essere efficace e adeguata dovrà sviluppare e mantenere buone relazioni con tutti i partner del settore: autorità governative e amministrazione marittima, armatori e datori di lavoro, lavoratori e sindacati, ONG e protagonisti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. Dato il carattere globalizzato di questo apostolato e la natura internazionale dell’ambiente in cui esso opera, è essenziale lavorare in rete e continuare a rafforzare i legami attraverso la comunicazione, il dialogo, gli scambi e l’aiuto reciproco. Un impegno comune si legge nel testo – potrà rivelarsi particolarmente utile anche nei momenti di crisi per aiutare i membri degli equipaggi che, a causa degli attacchi sempre più numerosi dei pirati, soffrono effetti psicologici prolungati nel tempo, mentre anche le loro famiglie restano traumatizzate. Nel ricordare il suo 90° anniversario di fondazione e nel celebrare l’ Anno del marittimo, l’Apostolato del Mare rivolge un appello a tutti gli Stati affinché ratifichino quanto prima la Convenzione sul lavoro marittimo del 2006, e quella sul lavoro nella pesca del 2007, strumenti fondamentali per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di marittimi e pescatori. Il Pontificio Consiglio migranti sottolinea l’importanza di riscoprire e radicare il nostro ministero nella preghiera: soltanto in essa troveremo la forza per salire le passerelle delle navi che arrivano in porto. La preghiera potrà creare unità tra i marittimi di diversa nazionalità e credo. Inoltre si incoraggia la visita sulle navi che deve essere una priorità. Essa permette di incontrare i marittimi, di ascoltarli, di non lasciarli soli in un porto che spesso non conoscono, per essere espressione di solidarietà concreta, ma soprattutto attenzione alla persona, alla sua vita e al suo lavoro. Senza la visita delle navi, la Chiesa locale non esisterebbe per i marittimi. La visita, però, non si improvvisa, ma richiede cappellani e operatori pastorali preparati e formati, consapevoli cioè delle particolari fragilità delle persone che incontreranno e delle difficoltà che troveranno già prima di salire a bordo.Sir