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Anziani: l’Italia guida il primo studio europeo per contrastare l’invecchiamento

Curare le patologie della terza età non basta: la vera sfida è contrastare l’invecchiamento «in sé». Il progetto Sprintt è il primo studio clinico europeo che non punta, semplicemente, a testare soluzioni terapeutiche per le malattie tipiche degli anziani, ma si prefigge, direttamente, l’obiettivo di contrastare la fragilità fisica, che dell’invecchiamento è il primo campanello di allarme. «L’identificazione di un trattamento per la fragilità fisica e per la sua base biologica, sarcopenia o perdita di massa muscolare, è imprescindibile per ritardare o prevenire il suo effetto più temibile: la disabilità motoria», spiega Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica e responsabile della Managing Entity di Sprintt.

 «Quando vedete una persona rallentare nel suo incedere, avere necessità di accompagnarsi a qualcuno per camminare, appoggiarsi ogni tanto a un mancorrente… ecco la fotografia della vecchiaia. La capacità di camminare alla consueta velocità e senza assistenza, fondamentale per una vita indipendente, è spesso la prima abilità che si perde con la senescenza. Attraverso il progetto Sprintt, l’Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e più impattante dell’invecchiamento, e di garantire agli anziani più autonomia e una qualità di vita superiore», aggiunge Bernabei, per il quale «il progetto Sprintt rappresenta un cambio di paradigma: puntiamo a prendere in carico, in senso forte, persone fragili, che si avviano alla terza età. Testiamo quindi con loro un approccio multicomponente, che garantisca il mantenimento di un vigore fisico sufficiente a rimanere autonomi e indipendenti». L’elemento centrale di Sprintt è un trial clinico randomizzato controllato di Fase III, identico agli studi condotti, ad esempio, su nuovi farmaci – basato su un intervento multicomponente: esercizio fisico, adeguata nutrizione, ausili tecnologici. 1.500 ultrasettantenni di tutta Europa, definibili «fragili» mediante appositi test, saranno divisi in due gruppi.

Il primo gruppo, di 750 soggetti, sarà trattato con 45 minuti di esercizio fisico tre volte a settimana, con una valutazione mensile dello stato nutrizionale e con il monitoraggio continuo, garantito da un orologio da polso, che registra l’attività fisica giornaliera e le eventuali cadute. Il secondo gruppo di 750 ultrasettantenni rappresenterà il «gruppo di controllo», al quale saranno impartiti consigli ripetuti sul corretto stile di vita, e saranno semplicemente suggeriti alcuni esercizi per la mobilità degli arti superiori. Nell’arco di due anni, i ricercatori misureranno con precisione l’evoluzione delle condizioni fisiche dei due gruppi di over-70, valutandone le capacità di camminare e di spostarsi autonomamente, di non cadere, di non ammalarsi frequentemente e di non essere ricoverati presso strutture sanitarie o assistenziali in genere. «Il progetto Sprintt – chiarisce Michel Goldman, direttore esecutivo dell’Imi – sottolinea l’importanza della cooperazione tra le aziende farmaceutiche, le Università, gli istituti di ricerca e le piccole e medie imprese. Solo lavorando insieme le diverse figure impegnate nel settore dell’assistenza sanitaria possono porre le basi per affrontare la sarcopenia e la fragilità fisica, bisogni per i quali non esistono terapie efficaci, e che rappresentano sfide importanti per le nostre società che invecchiano progressivamente».