Vita Chiesa

Annunciazione, la storia di Dio con noi

Oggi la solennità dell'Annunciazione del Signore. Per lungo tempo in Toscana l'anno iniziava "ab incarnatione Domini"

Per un lungo tempo in Toscana, come ben si sa, il Capodanno cadeva il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione a Maria; o – come si diceva preferibilmente – ab incarnatione Domini. Le ragioni di questa scelta si nascondono sotto quest’ultima formula: si faceva cominciare l’anno proprio nel giorno in cui il concepimento di Gesù nel grembo di Maria ha fatto iniziare la storia di Dio con gli uomini. Chi si diletta in teologia e in Bibbia subito si alzerà a far notare che la storia di Dio con gli uomini, inizia ben prima di quell’evento: e si potranno ricordare i nomi di Caino e di Abele, di Noè, di Abramo e di Isacco, di Giacobbe e di Giuseppe, di Mosè, Aronne… e dei tanti profeti inviati da Dio nella storia del popolo di Israele; e si potranno ricordare la creazione e l’alleanza stretta da Dio dopo il diluvio e l’entrata nella terra promessa e la liberazione dall’Egitto… È ben vero tutto questo; ma la fede cristiana ci dice che con Gesù Dio si fa carne, prende la nostra natura, vive come un uomo, prega come un uomo, prova sentimenti come un uomo, è cosciente di sé come un uomo, soffre come un uomo, ama come un uomo, muore come un uomo.

Ecco perché possiamo dire che l’Annunciazione è un inizio. Tra tanti inizi, è l’inizio di una storia mai sentita prima, una storia sconvolgente, una storia persino scandalosa per chi non crede (e talvolta sembra scandalizzare anche chi crede…): il Dio eterno e infinito, il Dio senza tempo e senza spazio, il Dio che non ha un inizio e non ha una fine, è diventato come noi, è entrato nel grembo di una donna. Una storia sconvolgente e persino scandalosa, perché fuori da ogni aspettativa, fuori da ogni possibile previsione di come Dio possa salvarmi: che Dio mi salvi con la sua potenza, che Dio mi salvi con la sua gloria, lo posso anche accettare. Ma che Dio mi salvi con l’umiltà e la piccolezza di un bambino, con le opere quotidiane quando sarà cresciuto (con i pasti condivisi, con le parole dette, con i gesti compiuti, con i sentimenti provati, con la mitezza di un agnello in mezzo ai lupi, con uno stile di prossimità e di empatia…), con la prova grandiosa dell’amore che si fa crocifisso, perché non indietreggia di fronte al rifiuto degli uomini (del resto, di che fedeltà darebbe testimonianza Dio, se fuggisse alla responsabilità dell’amore nel momento della sofferenza e della persecuzione?)… per accettare tutto questo, bisogna che il cuore nostro si intenerisca e si converta e lasci spazio totalmente alla libertà di Dio di manifestarsi come Lui vuole e come Lui è davvero; non come noi vorremmo facesse o come noi vorremo fosse.

Ebbene, questa storia (una storia che chiede una conversione dalle nostre aspettative troppo umane) Dio la inizia quel giorno di tanti anni fa, in un villaggio sconosciuto della Galilea, con una giovane donna, promessa sposa di un uomo. Ricordo come fu rappresentata quella scena nel film Gesù di Nazaret di Zeffirelli: una stanza imbiancata dalla luce della luna, una donna che dorme, qualche cane che abbaia nel silenzio della notte, una finestra che si apre, il vento che soffia, poche parole (solo quelle pronunciate dalla donna), il timore, lo stupore, l’abbandono alla volontà di Dio, che si fa conoscere mediante il suo inviato. Perché quella storia Dio la inizia per noi, ma non la può iniziare senza di noi. Alla mente ritornano le parole di Bernardo di Chiaravalle, che rappresentano le attese dell’umanità intera perché Maria risponda: «O Vergine, dà presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? Perché temi? Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila».

Ecco a cosa serve l’Annunciazione ancora oggi. Serve a farci ricordare che è Dio che sceglie di salvarci, lui sceglie i modi e i tempi nella sua libertà… Dio sceglie di iniziare una storia con noi, inizia a condividere in tutto la nostra vita, senza che ci siano altre ragioni per fare questo che il suo amore libero e preveniente. Ma la storia di Dio con gli uomini (anche tra di noi, accade così) chiede una risposta altrettanto libera: libertà chiama libertà; libertà di amare e libertà di accettare di essere amati. Per questo possiamo dire che la storia di Dio con gli uomini, è una storia di libertà donata e ricevuta e nuovamente ridonata: l’Annunciazione serve a ricordarci tutto questo.

Ma l’Annunciazione è un inizio, lo abbiamo ripetuto tante volte. Ma l’inizio è solo l’inizio; e se non avesse niente dopo di sé, sarebbe in verità la fine (e ci scusiamo della banalità della considerazione). La storia inizia da quel giorno, da quella camera, da quella donna, da quelle parole dell’angelo e da quella risposta: “Sì!”. Inizia per Maria, inizia per noi. Ma cosa accade dopo, nessuno lo può prevedere. Neanche Maria potrà prevedere cosa succederà dopo quell’inizio. Certo lei sa che sarà “Madre dell’Altissimo”, ma cosa questo davvero significhi solo la vita glielo saprà mostrare.

È forse questo il segreto della vita cristiana: da una parte un’offerta libera di bene e dall’altra una risposta da dare, libera. Ma quando si dà quella risposta libera, cosa accadrà nessuno lo sa. Il futuro è nelle mani di Colui al quale si è data quella risposta. È appunto questo la vita cristiana: un atto di affidamento a Colui che è degno di fede; per Maria, come per noi.