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Annunciare la carità, sfida per la diocesi.

La Caritas diocesana propone un metodo pastorale che ha al centro del suo essere e agire la cura delle relazioni. In particolare si pone l’obiettivo primario di aiutare le parrocchie e i territori a vivere la carità come dimensione comunitaria e a riscoprire, attraverso l’agire solidale, il senso profondo della carità. Un senso della carità che va al cuore dell’essere del cristiano, che parte dall’amore di Gesù che spinge ciascuno a impegnarsi quotidianamente per il bene comune, la giustizia sociale, la solidarietà di vicinanza verso coloro che sono principalmente considerati gli ultimi e i più poveri. Una carità che annuncia l’amore del Risorto attraverso la pratica di azioni fatte di attenzioni, reciprocità, prossimità, ascolto e discernimento.Un percorso comune. Proprio in virtù di questo compito la Caritas diocesana ha collaborato attivamente con l’Ufficio catechistico diocesano all’elaborazione di un percorso di iniziazione cristiana alla carità dentro la catechesi. Il percorso è stato proposto, per la sua attualizzazione, ad alcuni destinatari privilegiati quali i catechisti impegnati in itinerari formativi rivolti ai bambini, agli adolescenti, ai giovani e adulti, compreso le famiglie. Una domanda di fondo ha guidato le due équipe pastorali: si può annunciare l’amore di Gesù attraverso le opere di carità? La risposta si è delineata con un lavoro congiunto che ha impegnato, per tutto il 2010, due gruppi formativi dei due rispettivi uffici diocesani in un percorso sviluppato in cinque fasi.Il progetto del sussidio. La prima fase è stata quella dell’ideazione del sussidio: a dicembre 2009 si è tenuto il Convegno ecclesiale diocesano sull’enciclica del Papa Caritas in veritate e a gennaio è cominciato un primo lavoro in un’équipe mista di Caritas e Ufficio catechistico. Per la Caritas è stato urgente il recupero di una priorità: le opere e i servizi caritativi possono testimoniare un modo diverso di interpretare la vita e di farsi carico dei bisogni dell’uomo. Ideare il percorso che ha preso il titolo Vieni e vedi ha consentito alle opere di carità di essere capaci di «parlare-evangelizzare» riscoprendo la loro naturale forza di educare alla carità e alla verità.Il laboratorio di idee. La seconda fase è stata il laboratorio programmatico che si è svolto fra febbraio e agosto 2010. Dalle specificità e sensibilità di ciascun componente del tavolo di lavoro comune, che ha coinvolto sei persone, di cui tre della Caritas e tre dell’Ufficio catechistico, ha preso corpo uno strumento cartaceo denso di contenuti. Al di là della bontà o meno del risultato finale ciò che ha caratterizzato il laboratorio è stato l’aver dato «un’anima» al sussidio. La condivisione dei materiali, la messa in comune, l’aggiungere e il togliere dei contenuti, è stato possibile grazie al lavoro a più mani. Si può proprio dire che nel sussidio finale visibile oggi tutte e due le équipe si possono riconoscere e si sentono rappresentate. Per la Caritas l’aver messo al centro non tanto la progettazione di un servizio caritativo ma il modo con cui le opere di carità esistenti nel territorio diocesano possono animare la comunità a uno stile di vita fatto di attenzioni, di ascolto, di relazioni umane ordinarie è stato il valore aggiunto che ha caratterizzato il lavoro comune.La proposta alla diocesi. La terza fase è stata la presentazione della proposta che è avvenuta lo scorso settembre. L’obiettivo prefissato è stato quello di evitare che lo strumento operativo cartaceo potesse correre il rischio di rimanere solo nei cassetti o negli archivi diocesani. Gli itinerari proposti nel sussidio sentivano il bisogno di parlare, di esprimere e di raccontare la vita che li aveva fatti nascere. Pertanto l’elaborazione di una proposta formativa fatta di cinque incontri per ogni zona pastorale della diocesi ha voluto un preciso intento: far riflettere non solo sull’utilizzo e sulla metodologia contenuta in Vieni e vedi, ma soprattutto sulla Parola di Dio e su due tematiche di forte attualità come i giovani e l’accoglienza. Abbiamo voluto raccogliere la sfida educativa lanciata dalla Chiesa italiana per i prossimi dieci anni lanciando tre principali messaggi: la necessità di contemplare in modo ordinario i tratti fondamentali di un Dio che educa e salva; l’accompagnamento dei mondi giovanili ad opera della comunità cristiana; e la cura delle opere promosse come segno, insieme alla presa in carico e l’accompagnamento dei poveri.Gli incontri nelle zone. La quarta fase è stata caratterizzata dalla consegna del sussidio e dagli incontri formativi che si sono tenuti a ottobre e novembre. Son stati ben 35 in totale nelle sette zone pastorali della diocesi in cui si sono alternati i referenti dei due uffici insieme con una decina di persone esperte della nostra diocesi che con la loro specificità, diversità ma ricchezza di vita concreta vissuta in vari ambiti della pastorale diocesana hanno portato una loro testimonianza e hanno riflettuto sul tema a loro assegnato. Hanno partecipato agli incontri numerosi catechisti insieme con sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose che in alcune zone hanno con costanza seguito l’intero itinerario formativo proposto.La fase della verifica. Il quinto momento è stata quello della verifica che si è svolto in questo dicembre. In questa fase le due équipe sono dentro la verifica dell’intero percorso formativo appena concluso e stiamo elaborando una modalità di coinvolgimento dei setti vicari delle zone pastorali e dei sacerdoti presenti agli incontri per raccogliere impressioni, mettere a fuoco gli elementi di luce o di ombre emersi nel sussidio, così da presentare una relazione all’arcivescovo Riccardo Fontana frutto di un’analisi ad ampio raggio e a più mani. Stiamo inoltre raccogliendo anche le prime esperienze operative di catechisti che hanno adoperato e messo in pratica alcuni aspetti di Vieni e vedi per riscontrare l’applicabilità e l’attualizzazione di contenuti del sussidio stesso.La scommessa formativa. In conclusione è importante sottolineare che senza l’apporto del lavoro fattivo di don Danilo Costantino, impegnato nell’ambito della Pastorale giovanile, per quanto riguarda la fase della impaginazione e grafica del sussidio, per i contenuti iconografici di don Virgilio Annetti e i suoi collaboratori dell’Ufficio per l’arte sacra della diocesi, per il contributo di Giovanni Rossi per quanto riguarda la costruzione del box famiglia, il lavoro presentato non sarebbe quello che vediamo. Anche negli orientamenti pastorali della Cei per il decennio 2010-2020 dal titolo Educare alla vita buona del Vangelo si riconosce alla triade annuncio-celebrazione-carità una grande valenza educativa, poiché attraverso il loro continuo esercizio il credente è progressivamente conformato a Cristo. In questo senso la carità educa il cuore dei fedeli. Sta pertanto alla pastorale unitaria diocesana raccogliere questa sfida e incentivare anche nel prossimo futuro proposte educative conformi a ciò che il Signore ha voluto testimoniare e annunciare con la propria vita a tutti quanti noi: l’amore vicendevole e l’amore verso il Padre. di Alessandro Buti