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ANNO DELL’ASTRONOMIA: MONS. RAVASI, PRESTO UN VOLUME SUL CASO GALILEO

“Esiste un vincolo stretto tra la contemplazione del cielo stellato e la religione. In quasi tutte le culture e civiltà, l’osservazione del cielo è impregnata di un senso profondamente religioso. Nei movimenti dei pianeti e nell’ordinata rotazione della volta celeste gli uomini hanno cercato risposta ai loro più profondi interrogativi. Anche la Bibbia conserva le tracce di questa antica sapienza che sottolinea, dalle prime pagine della Genesi, la forza creatrice di Dio”. Lo ha detto mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, durante la conferenza stampa di presentazione delle iniziative della Santa Sede per l’anno dell’astronomia. Introdotta nel curriculum ecclesiastico da Silvestro II a cavallo dell’anno mille, ha proseguito Ravasi, “nella storia della Chiesa, l’astronomia ha avuto un ruolo privilegiato”. A proposito di Galileo – protagonista dell’Anno dell’Astronomia indetto dall’Onu – Ravasi ha affermato : “Oggi possiamo finalmente guardare alla figura di Galileo e riconoscervi il credente che tentò di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana”. Mons. Ravasi ha anche annunciato che a fine marzo uscirà un volume, frutto di una commissione di studio istituita da Giovanni Paolo II, che riesamina a fondo il Caso Galileo e “rimuove gli ostacoli per un sereno confronto tra la scienza e la fede”. “Nell’universo esistono 100 miliardi di galassie, ciascuna di esse contiene circa 110 miliardi di stelle. Nella nostra il 10 per cento circa delle stelle sono simili al Sole. Ciascuno di noi è come se avesse 15 galassie da studiare”: lo ha detto oggi in Vaticano il direttore della “Specola Vaticana”, p. José Gabriel Funes, gesuita, illustrando le iniziative per l’Anno dell’Astronomia indetto dall’Unesco. Dopo aver ricordato che “questo speciale anno è stato indetto in occasione dei 400 anni dalle prime osservazioni astronomiche tramite telescopio da parte di Galileo Galilei”, p. Funes ha sottolineato che “uno degli scopi fondamentali è di comunicare al più largo pubblico possibile le scoperte più recenti, dai ‘buchi neri’ agli ‘universi paralleli’. Una nostra preoccupazione – ha aggiunto – è quella di salvaguardare i ‘cieli oscuri’, cioè la possibilità di approfondire la conoscenza dell’universo senza l’inquinamento luminoso che sta rendendola difficile”. P. Funes ha anche ringraziato il Papa per l’attenzione dimostrata verso le ricerche astronomiche, da lui manifestata recentemente in due occasioni: nel discorso del 21 dicembre e all’Epifania. “Noi siamo tutti nati astronomi – ha detto il direttore della Specola – e quest’anno dovrebbe permettere di allargare la nostra conoscenza della vastità dell’universo”.Sir