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ANNAN: NO A LOGICA DELLE GUERRE PREVENTIVE, SERVE PROFONDA RIFORMA ONU

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, è tornato ieri a criticare senza mezzi termini l’intervento unilaterale degli Stati Uniti contro l’Iraq. Lo ha fatto all’apertura dei lavori della 58esima Assemblea generale dell’Onu al Palazzo di Vetro di New York. Annan, davanti ai leader di 191 Paesi, ha deplorato la dottrina delle guerre preventive: “La loro logica rappresenta una sfida fondamentale ai principi su cui, sia pure in modo imperfetto, si sono fondate la pace e la stabilità mondiale per gli ultimi 58 anni”. Per evitare il rischio che le ‘guerre preventive’ si moltiplichino, ha insistito il Segretario generale dell’Onu, è necessario che la comunità decida se vuole ripristinare quelle regole o scriverne altre, ma di certo è necessaria una riforma profonda delle Nazioni Unite in tempi brevi.

L’intervento di Annan, come quelli dei capi di Stato e di governo che hanno preso la parola dopo di lui, ha ruotato intorno al dopoguerra in Iraq, dove si gioca l’ultima partita per un rilancio del ‘sistema-Onu’ e della sua credibilità. Il capo del Palazzo di vetro ha ricordato che le Nazioni Unite sono state colpite due volte a Baghdad – dove ancora ieri un’autobomba è esplosa a poche decina di metri dagli uffici, dopo il sanguinoso attentato del 19 agosto scorso in cui hanno perso la vita 22 persone, tra cui il rappresentante speciale dello stesso Annan, Sergio Vieira de Mello.

Nonostante le parole con cui il segretario generale ha stigmatizzato la scelta degli Stati Uniti di lanciare l’attacco contro Baghdad, il presidente americano George W. Bush ha ribadito la sua convinzione che “la guerra era giusta”. Tutti sanno, comunque, che le temute armi di distruzione di massa che hanno giustificato l’intervento non sono – fino ad oggi – state ancora ritrovate. Ora il numero uno della Casa Bianca dice di voler guardare al futuro dell’Iraq. Ma sul modo in cui progettare l’avvenire del Paese, molti dissentono dissentono nettamente dagli Usa. A partire dal presidente francese Jacques Chirac, che davanti alla ‘plenaria’ dell’Onu ha ribadito la necessità di un rapido trasferimento dei poteri agli iracheni. Ma gli Usa, è noto, non ne hanno alcuna intenzione: “Né rallentamenti né accelerazioni” ha tagliato corto Bush, che però chiede aiuto per rendere l’Iraq sicuro e farne una democrazia. Anche Annan, nel suo intervento, aveva chiesto “un mandato per aiutare gli iracheni e far sì che riprendano la loro sovranità”.

Riportare la pace in Iraq, ha fatto capire il segretario generale, è l’unica via per salvare la credibilità ormai ridotta ai minimi termini delle Nazioni Unite: perché “un successo in Iraq avrebbe grande importanza. E’ vitale per tutto noi che il risultato sia un Iraq stabile”, ha aggiunto, che “contribuisca alla stabilità della Regione”.Sir