Santa Sede
Angelus, Papa Francesco: la Parola di Dio è come un seme. Al termine: basta con il flagello della guerra
All'Angelus in piazza San Pietro il Papa ha commentato la pagina del Vangelo di Matteo di questa domenica, la parabola del seminatore. Al termine, appello contro il "flagello della guerra". Un pensiero anche per le attività estive delle parrocchie.
«Oggi il Vangelo ci presenta la parabola del seminatore (cfr Mt 13,1-23). Quella della “semina” è un’immagine molto bella, e Gesù la usa per descrivere il dono della sua Parola». Ha esordito così Papa Francesco all’Angelus di oggi, per poi continuare:
«Immaginiamo un seme: è piccolo, quasi non si vede, ma fa crescere piante che portano frutti. La Parola di Dio è così; pensiamo al Vangelo, un piccolo libro, semplice e alla portata di tutti, che produce vita nuova in chi lo accoglie. Dunque, se la Parola è il seme, noi siamo il terreno: possiamo riceverla oppure no. Però Gesù, “buon seminatore”, non si stanca di seminarla con generosità. Conosce il nostro terreno, sa che i sassi della nostra incostanza e le spine dei nostri vizi (cfr vv. 21-22) possono soffocare la Parola, eppure spera, spera sempre che noi possiamo portare frutto abbondante (cfr v. 8).
Così fa il Signore e così siamo chiamati a fare anche noi: a seminare senza stancarci. Ma come si può fare questo, seminare continuamente senza stancarci? Facciamo qualche esempio.
Anzitutto i genitori: essi seminano il bene e la fede nei figli, e sono chiamati a farlo senza scoraggiarsi se a volte questi sembrano non capirli e non apprezzare i loro insegnamenti, o se la mentalità del mondo “rema contro”. Il seme buono resta, questo è ciò che conta, e attecchirà a tempo opportuno. Ma se, cedendo alla sfiducia, rinunciano a seminare e lasciano i figli in balia delle mode e del cellulare, senza dedicare loro tempo, senza educarli, allora il terreno fertile si riempirà di erbacce. Genitori, non stancatevi di seminare nei figli!
Guardiamo poi ai giovani: anche loro possono seminare il Vangelo nei solchi della quotidianità. Ad esempio con la preghiera: è un piccolo seme che non si vede, ma con il quale si affida a Gesù tutto quello che si vive, e così Lui può farlo maturare. Ma penso anche al tempo da dedicare agli altri, a chi ha più bisogno: può sembrare perso, invece è tempo santo, mentre le soddisfazioni apparenti del consumismo e dell’edonismo lasciano le mani vuote. E penso allo studio: è vero, è faticoso e non subito appagante, come quando si semina, ma è essenziale per costruire un futuro migliore per tutti.
Abbiamo visto i genitori, abbiamo visto i giovani; adesso vediamo i seminatori di Vangelo, molti bravi sacerdoti, religiosi e laici impegnati nell’annuncio, che vivono e predicano la Parola di Dio spesso senza registrare successi immediati. Non dimentichiamo mai, quando annunciamo la Parola, che anche dove sembra non succeda nulla, in realtà lo Spirito Santo è all’opera e il regno di Dio sta già crescendo, attraverso e oltre i nostri sforzi. Perciò, avanti con gioia, cari fratelli e sorelle! Ricordiamo le persone che hanno posto il seme della Parola di Dio nella nostra vita – ognuno di noi pensi: “come è incominciata la mia fede? –; magari è germogliato anni dopo che abbiamo incontrato i loro esempi, ma è successo proprio grazie a loro!
Alla luce di tutto questo possiamo domandarci: io semino del bene? Mi preoccupo solo di raccogliere per me o anche di seminare per gli altri? Getto qualche seme di Vangelo nella vita di tutti i giorni: studio, lavoro, tempo libero? Mi scoraggio o, come Gesù, continuo a seminare, anche se non vedo risultati immediati? Maria, che oggi veneriamo come Beata Vergine del Monte Carmelo, ci aiuti ad essere seminatori generosi e gioiosi della Buona Notizia».
Al termine dell’Angelus Papa Francesco poi ha rivolto il proprio saluto a tutti i fedeli presenti. In particolare ha salutato le Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, riunite a Roma per il loro Capitolo Generale. E anche la Comunità Cenacolo, che da 40 anni è luogo di accoglienza e promozione umana. Poi il passaggio contro la guerra: «Voglio ricordare che ottant’anni fa, il 19 luglio 1943, alcuni quartieri di Roma, specialmente San Lorenzo, furono bombardati, e il Papa, il Venerabile Pio XII, volle recarsi in mezzo al popolo sconvolto. Purtroppo anche oggi queste tragedie si ripetono. Com’è possibile? Abbiamo perso la memoria? Il Signore abbia pietà di noi e liberi la famiglia umana dal flagello della guerra. In particolare preghiamo per il caro popolo ucraino, che soffre tanto».
Infine ha un pensiero alle comunità e alle attività di queste settimane: «Desidero salutare e ringraziare tutte le parrocchie che in questo periodo svolgono attività estive con i bambini e i ragazzi – anche in Vaticano ce n’è una molto apprezzata –. Grazie ai sacerdoti, alle suore, agli animatori e alle famiglie! In questo contesto rivolgo un augurio per la prossima edizione del Giffoni Film Festival, dove i protagonisti sono i ragazzi e i giovani».