di Nedo Mannucci*Viene dalla Polonia. A servizio della Chiesa di Prato. Ma non era ancora sacerdote quando è arrivato nella nostra città. Per noi è ormai frequente il caso di sacerdoti che dalla Polonia vengono ad aiutarci. Ma è unico questo fatto che una vocazione della Polonia sia maturata sul terreno della nostra Chiesa pratese. È il caso di Andrea Adamek. Domenica 30 maggio, solennità di Pentecoste, sarà ordinato sacerdote dal nostro Vescovo, nella basilica cattedrale alle ore 16.Andrea è nato 27 anni fa nella città di Lobaczow. Ha due fratelli e una sorella. La madre è insegnante. Il padre è morto da pochi anni. Dalla sua famiglia ha ricevuto una educazione profondamente cattolica. Su questo terreno, terreno fecondo di tante vocazioni in Polonia, il Signore ha posto il seme della sua chiamata. Mentre ha frequentato con assiduità la sua parrocchia, ha compiuto gli studi nel Liceo pedagogico della sua città. Poi, ma non ancora seminarista, ha frequentato i corsi di Teologia all’Università cattolica di Dublino, dove si è laureato in Storia della Chiesa. È venuto a Prato nel novembre del 2001, iniziando il suo cammino di preparazione al sacerdozio. In questi anni ha completato i suoi studi presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale a Firenze, dove ha conseguito la Licenza in sacra teologia. Intanto ha potuto vivere una prima esperienza pastorale presso la parrocchia di Santa Maria della Pietà. Quello che colpisce di Andrea è la semplicità con cui si è messo a disposizione della chiamata di Dio che gli ha dato il desiderio di venire, da un paese lontano, in una diocesi che egli non conosceva per nulla. Ha sentito cioè il bisogno non di una «buona sistemazione», ma di poter servire la Chiesa in Italia. Le circostanze – conoscenze e rapporti con alcuni sacerdoti – lo hanno portato qui a Prato. Ne ringraziamo il Signore e lo accogliamo come un dono prezioso, che certamente sarà di grande utilità per la nostra Chiesa.Con questa ordinazione, si conclude un periodo della vita del seminario in cui sono stati ordinati numerosi sacerdoti provenienti da itinerari e storie diverse e un po’ speciali. Ora rimane una piccola comunità quattro seminaristi in tutto – caratterizzata però da vocazioni che vengono da parrocchie della nostra diocesi: un seminarista da Iolo, due dal Soccorso, uno da Grignano. È un segno povero, ma di grande valore per la nostra Chiesa. Le prospettive future sono nelle mani di Dio e sono, più di sempre, affidate alla sua grazia e, dunque, alla preghiera di tutto il popolo di Dio. «Pregate il padrone della messe, perché mandi numerosi operai per la sua messe»: non a caso il messaggio del Papa per la Giornata vocazionale mondiale di questo anno riprendeva le parole di Gesù come tema e come compito principale per le nostre parrocchie. È bene ridire che la chiamata di Dio non è condizionata dalle circostanze facili o difficili, ma nella libertà dello Spirito, è sempre imprevedibile e piena di fantasia. E la Sua fantasia non coincide con la nostra immaginazione. Grazie a Dio.*rettore del Seminario