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Anch’io vittima dell’Auditel

di Carlo ContiZitti tutti, parla l’Auditel. Lo si dice sempre più di frequente ed è la verità: tutti più o meno siamo schiavi di questo sistema di rilevamento dei dati d’ascolto. Eppure l’Auditel è stata creata ad uso quasi esclusivo della pubblicità: un modo per gli investitori per avere un parametro, un minimo di certezza se scegliere – per i loro borsellini – un canale anziché un altro, un programma invece di un altro. Un meccanismo, quello dell’Auditel, che esiste in tutti i Paesi d’Europa, peraltro quello italiano è uno tra i più precisi perché il campione è molto vasto. Col tempo il sistema è andato degenerando. Da strumento che dovrebbe essere di dominio degli investitori pubblicitari l’Auditel è diventato l’unico punto di riferimento per la televisione intera. Alla fine tutto diventa una gara: probabilmente è più semplice giudicare dei numeri che non tener conto di altri fattori. Anche noi che facciamo tv dipendiamo dall’Auditel, una sorta di termometro di una improbabile gara. La mattina dopo che sono andati in onda i nostri programmi andiamo a guardare il risultato per vedere se abbiamo vinto, se quello ha battuto quell’altro.

Tempo fa c’è stato addirittura chi ha proposto di legare i compensi dei personaggi televisivi al valore dell’Auditel. Attenzione: sarebbe, credo, un errore molto grande perché in questo caso l’artista, pur di avere un certo ascolto, potrebbe arrivare a proporre chi sa che cosa. Forse, per risolvere tutto, basterebbe non rendere pubblici questi dati o per lo meno lasciarli ai soli addetti ai lavori oppure non darli giorno per giorno ma periodicamente. Ogni sei mesi potrebbe venire fornito il consuntivo del semestre precedente. Chi fa televisione non vivrebbe così in funzione del dato del giorno dopo. Adesso è diventata una cosa maniacale. Noi andiamo addirittura ad osservare il minuto per minuto, l’attimo per attimo. Invece potremmo fare televisione senza preoccuparci quasi esclusivamente del dato d’ascolto.

L’Auditel ha davvero l’ultima parola soprattutto nelle reti ammiraglie, nelle reti generaliste che hanno come obiettivi precisi quelli di raggiungere certi risultati di ascolto. Se potessimo conoscere il verdetto dell’Auditel ogni sei mesi probabilmente potremmo lavorare alla luce di quelli che sono stati i dati del semestre precedente. Questo toglierebbe ansia e riusciremmo ad andare avanti su idee e progetti che magari sul breve periodo non danno risultati apprezzabili ma poi ti ripagano alla lunga.

Ma questa, forse, è tutta teoria!