Vita Chiesa

«Amoris Laetitia», card. Schönborn: superata la divisione tra «regolare» e «irregolare»

«Si tratta di integrare tutti», la frase-guida del documento: «Tutti noi – ha commentato il cardinale – a prescindere dal matrimonio e dalla situazione familiare in cui ci troviamo, siamo in cammino. Anche in un matrimonio in cui tutto va bene si è in cammino. Si deve crescere, imparare, superare nuove tappe, conoscere il peccato e il fallimento, e avere bisogno di riconciliazione e di nuovo inizio, e ciò fino in età avanzata». Nel discorso ecclesiale sul matrimonio e sulla famiglia, invece, «c’è spesso la tendenza a condurre su due binari il discorso su queste due realtà della vita. Da un parte ci sono i matrimoni e le famiglie che sono ‘apposto’, che corrispondono alla regola, dove tutto ‘va bene’ ed è ‘in ordine’, e poi ci sono le situazioni ‘irregolari’ che rappresentano un problema. Già il termine stesso ‘irregolare’ suggerisce che si possa effettuare una tale distinzione con tanta nitidezza». In questo modo, ha denunciato Schönborn, «chi viene a trovarsi dalla parte degli ‘irregolari’ deve convivere con il fatto che i ‘regolari’ si trovino dall’altra parte. Come ciò sia difficile per quelli che provengono, essi stessi, da una famiglia patchwork, mi è noto di persona, a causa della situazione della mia propria famiglia. Il discorso della Chiesa qui può ferire, può dare la sensazione di essere esclusi».

Il Papa, nell’Amoris Laetitia, «ci invita a parlare delle nostre famiglie così come sono», ha fatto notare il cardinale Christoph Schönborn, che ai giornalisti ha parlato di «autocritica necessaria» per la comunità ecclesiale, che spesso pecca di «idealizzazione eccessiva» nel modo di presentare il matrimonio, facendo sì che esso non sia «più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario». È lo stesso Francesco a chiedere «una salutare reazione autocritica», perché «solo la motivazione può far amare il matrimonio cristiano e la famiglia», ha commentato il cardinale. Di qui la necessità di essere «umili e realisti», riconoscendo di aver presentato a volte «un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono».

«Dare spazio alla coscienza dei fedeli», l’altra indicazione del Papa, che si ricollega «alla grande tradizione gesuitica dell’educazione alla responsabilità personale», mettendo in guardia da «due pericoli contrari: il ‘laissez faire’ e l’ossessione di voler controllare e dominare tutto». «Discernimento personale» e «discernimento pastorale», nell’ottica dell’Amoris Laetitia, vanno insieme: solo così si può non essere «telecomandati», ma «persone maturate nell’amicizia con Cristo». Il consiglio dell’arcivescovo di Vienna: cominciare a leggere l’esortazione postsinodale dai capitoli 4 e 5, definiti da Bergoglio «centrali».

Discernimento e non casistica. Già nei due Sinodi sulla famiglia il Papa – ha detto ancora il cardinale Christoph Schönborn – «desiderava espressamente una discussione aperta sull’accompagnamento pastorale di situazioni complesse», e proprio le relazioni finali dei due Sinodi sono state ampiamente recepite nell’Amoris Laetitia per «mostrare come accompagnare, discernere e integrare le fragilità». «Non ci aiuta la casistica ma il discernimento e l’accompagnamento», ha detto il porporato a proposito delle famiglie in situazioni cosiddette «irregolari»: per questo Francesco rimarca che «resteranno delusi» coloro che volessero trovare nel documento «una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi». Quanto all’accesso alla comunione per i divorziati risposati, tema non affrontato nel testo ma solo nella nota 351, Schönborn ha ipotizzato che forse l’intenzione del Papa è stata quella di «non far cadere nella trappola di focalizzarsi solo su questo punto». «A 50 anni dal Concilio – la proposta dell’arcivescovo di Vienna – ci si potrebbe porre il problema del rinnovamento della nostra prassi sacramentale in genere». Riguardo al discernimento che è chiamato ad esercitare il vescovo, «i principi sono chiari – ha detto Schönborn rispondendo alle domande dei giornalisti – ma quanto più si scende nelle situazioni concrete diventa delicato discernere», anzi a volte provoca «una certa ansia, una certa angoscia». «Non si può giocare coi sacramenti, non si può giocare con la coscienza», ha ammonito il porporato, ricordando che già dal n. 84 della Familiaris Consortio per l’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati occorre fare ricorso «alla grande tradizione della Chiesa, e al suo ricorso alla prudenza pastorale».

Il vescovo è «giudice tra i fedeli a lui affidati». È uno dei punti salienti dell’«Amoris Laetitia», evidenziato dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, durante la conferenza stampa di presentazione del documento postsinodale. Ciò comporta, ha proseguito il cardinale, che il vescovo, «attraverso presbiteri e operatori pastorali adeguatamente preparati, disponga servizi appropriati per coloro che sono in condizioni di disagio familiare, di crisi e di fallimento». Per «accompagnare e integrare le persone che vivono in situazioni cosiddette irregolari è necessario che i pastori le guardino in faccia una per una», ha proseguito il porporato. Il primo passo è un «esame di coscienza» che porta poi ad un «discernimento» che «avviene attraverso il colloquio col sacerdote, in foro interno, che concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere».

«Nelle parole del Papa abbiamo riassaporato la bellezza del nostro essere genitori», hanno detto i coniugi Francesco Miano e Giuseppina De Simone, intervenuti alla conferenza stampa di presentazione dell’Amoris Laetitia, da cui emerge non una Chiesa «che sale in cattedra», ma che «sa di essere per strada e che sceglie di starci fino in fondo», ma che proprio per questo «può farsi maestra che aiuta a fare chiarezza e a ritrovare ogni volta il senso del procedere». Al centro dell’esortazione postsinodale di Francesco, per i coniugi Miano, c’è il matrimonio come «processo dinamico», come sfida «che richiede di lottare e di rinascere, di reinventarsi e di ricominciare sempre di nuovo, fino alla morte». Tra le novità, l’accento messo dal Papa sulle «passioni» e sulla dimensione erotica dell’amore, che non è «un male permesso» o «un peso da sopportare», bensì «il dono di Dio che abbellisce l’incontro con gli sposi». Nella famiglia, scrive inoltre Francesco, è «importante essere chiari» nel rifiutare qualsiasi forma di «sottomissione» che non sia il «vivere rivolti agli altri», l’«appartenenza reciproca liberamente scelta» in cui tutto è orientato a «fare in modo che l’altro viva in pienezza».