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Ambiente: pubblicata a Istanbul la prima «Dichiarazione musulmana sul cambiamento climatico»

«Dio - che noi conosciamo come Allah - ha creato l’universo con tutte le sue diversità, ricchezze e vitalità: le stelle, il sole e la luna, la terra con tutte le specie degli esseri viventi». Comincia con questo inno alla bellezza della creazione la «Dichiarazione musulmana sul cambiamento climatico» che è stato adottato il 17 e 18 agosto ad Istanbul al termine di un Simposio internazionale dedicato al tema al quale hanno partecipato una sessantina di responsabili musulmani di 20 paesi differenti.

È la prima volta che il mondo musulmano si esprime sui temi ecologici. Il testo – lungo 8 pagine – è ricco di riferimenti al Corano e alle sunne ed è stato lungamente preparato da un gruppo di accademici. Il Simposio di Istanbul ha visto la collaborazione dell’Onu attraverso la partecipazione di Ibrahim Thiaw, assistente del segretario generale delle Nazioni Unite per l’ambiente e di Halldór Thorgeirsson, direttore sempre per l’Onu delle strategie sul clima. Nel preambolo della Dichiarazione, i firmatari della dichiarazione esprimono la loro preoccupazione per lo stato di salute della terra: «nonostante le numerose conferenze che si sono succedute per cercare di concordare per dare seguito al protocollo di Kyoto, lo stato generale della Terra è andato costantemente peggiorando».

Cambiamento climatico; aumento delle inondazioni a causa dell’innalzamento delle temperature e dei mari; rischi crescenti per le popolazioni più povere e svantaggiate; impatto sulla biodiversità. «Siamo spinti a concludere da questi avvertimenti – si legge nella dichiarazione – che ci sono gravi difetti nel modo in cui abbiamo utilizzato le risorse naturali – le fonti della vita sulla Terra. Un riesame urgente e radicale si impone. L‘umanità non può permettersi la lentezza dei progressi che abbiamo visto» in tutte le Conferenze delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico». «Che cosa diremo alle generazioni future di noi che abbiamo lasciato un pianeta degradato come nostra eredità?». La Dichiarazione si conclude con una serie di appelli. Il primo si rivolge alla Conferenza di Parigi perché «le loro discussioni» portino ad una «conclusione equa e vincolante».

Un appello a favore dell’ambiente viene rivolto anche ai leader delle Nazioni, ai responsabili delle imprese e infine ai gruppi organizzati delle società. Poi senza fare riferimento esplicito a papa Francesco e al Patriarca Bartolomeo, nella Dichiarazione si riconosce «il contribuito importante offerto dalle altre religioni».