L’aria che si respira in Toscana è in costante miglioramento, anche se alcune fonti di emissione, come il riscaldamento, vedono crescere la loro incidenza. E’ quanto emerge dai risultati del progetto PATOS – Particolato Atmosferico in Toscana, il primo progetto in Italia che studia il Pm 10 su scala regionale, finanziato dalla Regione Toscana e portato avanti da Regione, Arpat, Lamma, Università di Firenze e Pisa, Istituto superiore di Sanità e dalla società Teche Consulting. I dati presentati questa mattina nel corso di un seminario che si è tenuto nell’Auditorium del Consiglio regionale mostrano che negli ultimi sette anni (2000-2007) le concentrazioni medie annuali misurate nelle 24 postazioni della rete regionale hanno evidenziato una progressiva riduzione del superamento del valore limite (40 microgrammi per metro cu! bo) che nel 2007 ha riguardato una sola centralina (viale Gramsci, Firenze). L’aria migliora, ma questo non è l’unico dato interessante che emerge dall’analisi dei risultati di PATOS, ha detto l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, aprendo i lavori del seminario. I dati ha spiegato l’assessore – mostrano quanto e come incidono sull’aria che respiriamo le diverse fonti di emissione. E’ diminuita la percentuale di emissioni che proviene dall’industria, è stabile quella legate al traffico, ma è aumentata in maniera significativa quella dovuta al riscaldamento. Inoltre l’analisi mostra che circa un terzo del PM10 presente nella nostra aria è dovuto alle emissioni locali. Questo ci conferma la scarsa efficacia di provvedimenti emergenziali legati al traffico come, ad esempio, i blocchi straordinari. Quanto rilevato da sette stazioni collocate in posizioni strategiche nei comuni di Firenze, Prato, Arezzo, Grosseto, Livorno, Capannori (Lu) e Montale (Pt), evidenzia che il traffico incide sul totale del PM10 rilevato secondo una forbice che va dal 23 al 33% a seconda del sito di rilevamento; le polveri naturali’, cioè provenienti dal suolo o dal sale marino, contribuiscono per il 20-25% (a Livorno picco del 28%); l’industria (in particolare raffinerie petrolifere, centrali termoelettriche e cementifici) è la principale responsabile dell’emissione degli ossidi di zolfo e di azoto che si combinano in aria formando la componente di Pm10 definita secondaria’, che nel complesso incide dal 33-45%. Infine il riscaldamento, dal quale sembra venire il contributo maggiore: la quantità di PM10 emessa dai riscaldamenti incide per circa il 22-26% se considerati tutti i 12 mesi dell’anno, con un picco nei mesi invernali che arriva fino ad un contributo pari al 47%-66%. Tale contributo deriva in maniera rilevante dall’uso della legna come combustibile. Non è! ; un cas o se è in inverno che si concentra la maggior parte degli sforamenti del limite giornaliero di emissioni.Nel Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, PRRM, approvato dalla Giunta e ora al vaglio del Consiglio regionale conclude l’assessore ci siamo basati sulle indicazioni provenienti dagli esiti di PATOS per stabilire le nostre priorità nella lotta al PM10. Adesso vogliamo approfondire ulteriormente la nostra conoscenza delle polveri in atmosfera, e per questo partirà presto il nuovo progetto PATOS II dedicato allo studio del PM2,5. (cs – Pamela Pucci)