Toscana
Ambiente, accordo al ribasso sull’energia
«Dobbiamo cominciare a essere politicamente coraggiosi»: è l’appello che il segretario generale delle Nazioni unite, Kofi Annan, ha rivolto lunedì ai capi di Stato e di Governo arrivati al Summit sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg. “Non dobbiamo più mascherare lo stato di pericolo in cui si trova la Terra – ha detto Annan nel suo intervento – né accampare la scusa che la tutela del globo sia troppo costosa, quando sappiamo benissimo che il costo di un eventuale fallimento è di gran lunga superiore”.
“Il modello di sviluppo a cui siamo abituati – ha detto ancora Annan – è stato conveniente per pochi, ma disastroso per molti. Una strada per la prosperità che stravolge l’ambiente e lascia la maggioranza dell’umanità nello squallore presto si dimostrerà essere una strada senza uscita per tutti”. Di esempi non ne mancano. “Non lontano da questa sala conferenze – ha sottolineato il segretario dell’Onu – in Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Zambia e Zimbabwe, 13 milioni di persone sono minacciate dalla fame”.
E’ ora di cambiare dunque, ma la responsabilità di questo cambiamento è, per Annan, tutta nelle mani dei paesi ricchi. Sono i Grandi della terra, ha detto, a dover cambiare la loro politica e i loro sistemi di produzione. Sono i loro governi, ha aggiunto, che “devono aprire la strada” perché “ne hanno i mezzi finanziari e tecnologici e sono loro i responsabili di una quota sproporzionata dei problemi ecologici mondiali”. Kofi Annan è perentorio e soprattutto ha fretta. Bisogna cominciare da qui, da Johannesburg, spiega. Non si può più attendere. “L’obiettivo – ha detto il segretario generale dell’Onu – d’ora in poi dovrà essere applicare i molti accordi che sono stati raggiunti. La sostenibilità è uno di questi obiettivi, ma è anche un prerequisito per raggiungere tutti gli altri”.
Delusione tra le ong per gli interventi dei «grandi» nella sessione «politica» del Summit. Assente Bush, hanno preso la parola il presidente della Commissione europea Romano Prodi e numerosi leader europei, tra i quali Blair, Chirac Schroeder e Berlusconi. Ma la delusione più grossa è venuta dall’accordo «al ribasso» raggiunto sull’energia: il testo non contiene infatti nessuna data nè nessun target per l’aumento delle fonti energetiche in questione. L’estenuante trattativa si è sbloccata grazie a una frase inserita nel documento finale: quella che impegna le parti a promuovere «un aumento sostanziale della quota globale di energia rinnovabile». La Ue chiedeva di fissare al 2010 la data per raggiungere un aumento della produzione di energia pulita del 15 per cento a livello mondiale. Gli Stati Uniti invece erano contrari a sottoscrivere impegni specifici. E anche il G-77, i Paesi poveri – tra i quali ci sono grandi produttori di petrolio – temeva che fissare una quota precisa di energia da fonti rinnovabili potesse colpire le loro esportazioni.
E così, dal testo finale sono spariti i numeri, cosa che ha provocato la «delusione» della commissaria europea all’Ambiente, Margot Wallstrom, soddisfatta però per il fatto che «per la prima volta il tema dell’energia è stato messo al centro dello sviluppo sostenibile».
Per una battaglia persa dall’Unione europea sull’energia, c’è n’è una vinta sull’acqua. Nel documento finale è infatti passata la proposta europea che punta al dimezzamento entro il 2015 del numero di persone che non hanno accesso all’acqua potabile e purificata. Gli Stati Uniti erano invece per inserire solo il concetto di acqua potabile.
Non c’è invece ancora alcuna intesa sul capitolo relativo alla salute, in particolare sul tema dell’aborto.
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