Il numero dei cristiani presenti nello stato d’Israele non è in diminuzione, come sottintendono ripetute insinuazioni, anzi il tasso d’incremento della popolazione tra gli israeliani cristiani è più o meno pari a quello degli israeliani ebrei, con i quali condividono caratteristiche socio-economiche. E’ quanto emerge da una statistica redatta dall’Israeli Central Bureau of Statistics e diffusa oggi dall’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede. La statistica mostra che dal 1949 al 2007 i cristiani presenti nello Stato di Israele sono passati da 34 mila a 151,6 mila, gli ebrei da 1.013.900 a 5.478.00. Il numero più alto di presenza cristiana si registra nel nord del Paese (91 mila), seguito da Haifa (21,6 mila) e Gerusalemme (15 mila). Secondo quanto riporta la statistica differenze in rapporto alla popolazione ebraica si possono riscontrare nei primi anni 50, con l’arrivo in massa e l’assorbimento di rifugiati provenienti dai paesi arabi e dall’Europa in seguito alla Guerra d’Indipendenza. Un’altra disuguaglianza si è verificata dopo la Guerra dei Sei Giorni, con l’aumento e gli spostamenti delle popolazioni musulmane e cristiane in Israele. Una terza e più eccezionale disparità nella popolazione si è verificata negli anni 90 durante l’immigrazione di massa dai paesi della ex Unione Sovietica che hanno portato ad un sostenuto aumento tra gli ebrei e i cristiani. Questa immigrazione ha incluso un gran numero di cristiani russi per i quali Israele doveva essere, originariamente, una stazione intermedia; molti, tuttavia, scelsero di rimanere qui e diventare cittadini a tutti gli effetti prestando servizio militare ed integrandosi nella società e nell’economia dello Stato, a prescindere dalla religione di appartenenza.Sir