Toscana

ALLUVIONI FIRENZE, NUOVA CARTA SVELA 700 ANNI DI DISASTRI

I disastri provocati a Firenze dalle alluvioni dell’Arno e dei suoi affluenti a partire dalle più antiche, nel 1300, fino ad arrivare all’ultima, nel 1966. A permettere una dettagliata ricostruzione dei più significativi capricci del «fiume d’ argento», negli ultimi otto secoli della sua storia, sono gli studi che hanno portato alla realizzazione della nuova carta geologica del territorio fiorentino – una novità assoluta, visto che arriva a 40 anni di distanza dall’ultima del genere -, illustrata stamani a Palazzo Vecchio, in un affollato Salone dei Cinquecento, durante il convegno «La conoscenza del sottosuolo fiorentino per la protezione dai rischi geologici».

Attraverso una ricerca condotta in parallelo dal Comune e dall’Università di Firenze è stata raccolta una massa ragionata di dati – che confluiranno in un vasto archivio accessibile anche online – sull’assetto idrogeologico dell’area fiorentina, risalendo addirittura alle caratteristiche del terreno all’epoca di Dante, quando il centro storico della città era circondato quasi interamente dalle paludi. Obiettivo della ricerca è anche – come ha spiegato l’assessore comunale ai lavori pubblici Paolo Coggiola – quello di prevenire, sfruttando l’enorme quantità di informazioni raccolte, eventuali altri disastri idrogeologici attraverso la messa a punto di sistemi di controllo e monitoraggio innovativi per le zone a rischio. Il tutto, ha aggiunto Coggiola, con il fine ultimo di ottenere una «corretta progettazione e pianificazione della nostra città nell’interesse collettivo di vivere al sicuro dai rischi naturali».

Oggi l’obiettivo può essere centrato anche grazie ai due nuovi strumenti, che presto saranno a disposizione anche sulla rete civica del Comune: la banca dati stratigrafici e idrogeologici e, soprattutto, la nuova carta litotecnica e geologica del territorio comunale che, messa a punto dal professor Massimo Coli, verrà presentata ufficialmente al mondo accademico in agosto, a Firenze, nell’ambito del 32° congresso mondiale di geologia, di ritorno in Italia dopo 150 anni.

Il convegno ha permesso anche di fare il punto sulla situazione della falda acquifera fiorentina. È emerso che il livello, rispetto al 1971, data dell’ultima indagine, si è innalzato in media di un metro e mezzo. Un fenomeno – ha spiegato Pietro Rubellini, responsabile del servizio geologia del Comune – «causato essenzialmente dalla riduzione dei prelievi diretti» e che, secondo Giovanni Pranzini, docente del Dipartimento Scienze della Terra, potrebbe avere dei risvolti positivi. Come quello di immaginare il ricorso alla falda, in un futuro prossimo, come risorsa idrica di emergenza. Ricavarne acqua potabile tra l’altro, è stato sottolineato, costerebbe molto meno di quanto non richieda il processo di depurazione dell’acqua dell’Arno. Senza contare che la falda potrebbe essere impiegata anche per l’irrigazione delle aree verdi al posto dell’acquedotto fiorentino, con un notevole risparmio di denaro. (ANSA