Toscana
Alluvione: Albinia in ginocchio, vince la solidarietà
«Io, presidente delle Misericordie, alluvionato di Albinia»
In questo momento Albinia è veramente un paese a terra. Tante famiglie hanno avuto le abitazioni devastate dall’acqua, subendo danni pesantissimi, spesso perdendo tutto. Stessa sorte è toccata alle aziende, tutte le aziende, che oggi sono in difficoltà drammatiche. Nessuno si è salvato dalla furia delle acque.
La mia è l’esperienza di chi per due giorni è rimasto confinato nella propria casa, circondata dall’acqua e dalla melma, senza luce, senz’acqua potabile, senza contatti con l’esterno. È stato grazie al passaggio di un mezzo della Forestale che la notte dell’esondazione, mentre l’acqua saliva, sono potuto tornare a casa dalla sede della Misericordia, dove avevo fatto servizio.
Per strada ci siamo fermati anche a raccogliere altre persone rimaste intrappolate nel piccolo supermercato di Albinia, che hanno pernottato in casa mia, che è al primo piano ed è rimasta all’asciutto. La casa dei miei e quella di mio fratello, al piano terreno sono state devastate dall’acqua. Quella notte eravamo in 16 in casa. Con quasi due metri di acqua che circondavano l’edificio. E questo episodio, come i tanti a cui ho assistito nei giorni successivi, quando ho potuto uscire, andare in paese e prendere in mano una pala, sono l’aspetto positivo di questa tragedia.
In situazioni come questa si vede quello che c’è davvero nel cuore delle persone, ed io ho potuto vedere tanta generosità.
Devo ringraziare ovviamente tutte le Misericordie, sia quelle che sono arrivate qui a lavorare, sia quelle che da ogni parte d’Italia hanno dato la loro disponibilità ad inviare aiuti. Ma voglio ringraziare anche le tante persone non del volontariato organizzato che hanno dato il loro aiuto. Un altro episodio per sostanziare quello che intendo: mi ha chiamato un sacerdote di Porto Ercole per dirmi che aveva inviato 10 giovani ad aiutare. Ecco questa è la parte buona dell’Italia. Da confratello, da volontario non ne avevo dubbi, per le esperienze accumulate, ma ancora una volta ne ho avuto conferma.
Dopo la disperazione iniziale la gente di qui si è rimboccata le maniche e si è messa al lavoro per cercare di salvare il salvabile. Ma devo lanciare un appello accorato a tutte le istituzioni, quelle locali, quelle regionali e quelle nazionali, perché oggi Albinia è un paese completamente devastato e da soli non so proprio come potremmo rialzarci.
Le famiglie non possono essere lasciate sole. Le attività economiche e le imprese non possono essere lasciate sole. Rischiamo un vero disastro sociale ed economico.
Grazie a tutti e non lasciateci soli.
Albinia, un doppio miracolo
Dai racconti della gente c’è da rimanere stupiti che né ad Albinia, né ancor più a Polverosa vi siano stati morti e feriti», così uno dei parroci dell’unità pastorale Albinia-Polverosa-San Donato commentando la sciagura che ha interessato lunedì mattina tutta la zona. «Forse la gente non se ne rende conto perché è colpita nei suoi beni ed alcuni sono al limite della disperazione, però questo è il primo “miracolo” dell’alluvione di Albinia e Polverosa: nessun morto e soltanto una donna gravemente ferita», in effetti, valanghe d’acqua abbattutesi in pochi minuti su case, attività, persone, auto, mamme che prendono in braccio i bambini, salgono di corsa le scale di casa con l’acqua che sale vorticosa dietro di loro; persone che dalle cantine, senza neanche rendersene conto, si ritrovano sui tetti dei poderi isolati e vengono poi salvati dagli elicotteri; molti sorpresi nelle auto e salvati prima che la corrente trascinasse via il mezzo; gente che si presenta nella chiesa di Albinia, mai così benedetta per la grande barriera architettonica costituita dalla lunga scalinata, bagnata dalla testa ai piedi dopo essere stata trascinata dall’acqua che l’ha sorpresa sulla strada… e tantissimi altri racconti veramente impressionanti. Eppure, se Dio vuole, nessuno è dovuto ricorrere alle cure del medico. Non hanno più niente, ma rimane la cosa più importante, la vita, con l’aggiunta di una grande dignità, con qualche eccezione come quei pochi, comprensibili ma non condivisibili, facinorosi che volevano aggredire il Sindaco venerdì mattina.
Il secondo «miracolo» è quello della solidarietà, della quale è stato segno sempre la stessa chiesa trasformata in dispensario per la raccolta e la distribuzione di generi alimentari, acqua e vestiario, provenienti dai paesi vicini, mobilitatisi proprio come avvenne neanche un anno fa per la sciagura della Concordia.
E sempre dai paesi vicini, Orbetello, Porto Santo Stefano, San Donato, Fonteblanda, Porto Ercole, tanti volontari con stivaloni e pale a togliere acqua e fango. Ma il gruppo più inaspettato e gradito è stato quello di Sant’Antonio in Mercodello, in provincia di Modena, fortemente colpito dal terremoto della scorsa estate, che è arrivato domenica mattina con il pullmino carico di generi di prima necessità; hanno portato anche un quadernone sul quale hanno fatto a tempo a far scrivere diversi pensieri dei bambini e ragazzi della loro parrocchia e che hanno consegnato al parroco al loro arrivo. Veramente toccanti i pensieri, che sono stati oggetto dell’omelia della messa domenicale ad Albinia, riassunti da finale: «A nostre spese abbiamo imparato che la forza della natura ha il sopravvento su tutto, ma nella disgrazia la forza della solidarietà può ancora oggi vincere».
«Si, è vero – ci dice un altro dei tre parroci dell’Unità pastorale Albinia-Polverosa-San Donato – al di là di ogni polemica sulla non soddisfacente tempestività dell’allerta e sulla disorganizzazione degli aiuti, come sempre dobbiamo guardare al lato positivo della grande mobilitazione della solidarietà della gente. Vorrei segnalare, fra l’altro, il grande impegno per la distribuzione dei viveri e vestiario a Polverosa del locale Circolo Cultura e Sport e della Caritas diocesana».
«Particolarmente significativo un “siparietto” fra un volontario addetto alla distribuzione delle cibarie nella chiesa di Albinia ed un “cliente” che si lamentava perché non c’era un genere da lui richiesto», aggiunge il terzo parroco e racconta che la persona alluvionata rimproverava il volontario perché era lì ad amministrate tutto quel bene di Dio, mentre lui aveva da spalare il fango a casa sua. «Ma quale fango, che stai al secondo piano», ribatte il volontario. «Si, però l’acqua mi ha allagato il garage, rovinandomi l’auto», risponde l’altro. «Ah, poverino, a me invece l’acqua mi è entrata in casa ed in garage, rovinandomi due auto ed una moto – ribatte sorridendo il volontario –; ma il prete mi ha chiamato qui per aiutare voi ed a pulire casa c’è rimasta mia moglie e i miei figli. Le auto ormai sono rovinate, ci penseremo dopo, prima dobbiamo pensare ai cristiani!». «Bella lezione – conclude il parroco – visto che poco dopo quello che si era lamentato si è presentato per portare la spesa a due anziane della sua via. Questa è l’Italia vera, che viene fuori soprattutto nel momento del bisogno».
L.M.