Lettere in redazione
Alluvione a Genova, siamo stati frodati
Ma come? Il Sindaco di Genova contratta le sue dimissioni? Dice: «Se fossi sicuro che serve a qualche cosa, lo farei» e il direttore della Protezione Civile, parla addirittura di «Stato assente, stato infelice», come se lui facesse parte di un altro paese che non c’entra nulla con questo che in 40 anni non ha fatto niente. Niente per risanare un territorio come quello di Genova e della Liguria, per non parlare poi del resto d’Italia. Niente nemmeno per prevedere con un discreto margine di sicurezza l’arrivo di piovaschi che sia il radar meteorologico che i satelliti, mostrano fin troppo bene.
C’è abbondanza di materiale per Beppe Grillo, che ne faccia l’uso che vuole. Che gli è proprio. Quello di gridare al mondo la sua e la nostra rabbia. Rabbia perché è evidente che siamo stati frodati. Frodati dei soldi che faticosamente escono dalle nostra tasche di poveri cittadini onesti ma sfruttati e poi anche per quelli inviati dall’Europa.1 Dimissioni in massa ci vogliono. Eclatante esempio di ricambio generazionale. di funzionari e dirigenti del Tesoro, delle infrastrutture, della conservazione del territorio, e già che ci siamo, delle Poste che non sanno recapitare una lettera in tempo utile per non farci pagare la «mora» e delle Ferrovie che fanno andare solo i treni super veloci senza curarsi dei pendolari. Infine… il Governo che doveva assumendo l’incarico di risanare il Paese, se ne è assunto anche l’onere pregresso e dunque, siccome ha fallito, se ne deve andare.
L’indignazione per quello che non è stato fatto a Genova, dopo che appena tre anni fa era stata devastata da un altro evento atmosferico, è sacrosanta. I fondi per la messa in sicurezza delle zone a maggior rischio idrogeologico erano stati stanziati, ma la burocrazia ha frenato tutto e la politica è stata incapace di dare risposte efficaci. Di questa indignazione si è fatto interprete lo stesso arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco, che sabato mattina ha lasciato il Sinodo sulla famiglia per visitare immediatamente le zone più colpite, parlare con la gente e pregare insieme a loro. Ma se la gente è arrabbiata – e ne ha motivo – non vedo come la soluzione possa essere accodarsi alle grida di Beppe Grillo. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche e di fare subito quello che è necessario, non di inveire contro il mondo intero.
Claudio Turrini