Lucca
Allenarsi a crescere: la quotidianità della «palestra di vita» di Anffas a San Pietro a Vico (Lu)
«La sfida è stata trasformarla in corso d’opera, da quella che doveva essere una palestra in attività ricreative e didattiche» spiega Manuel Graziani, direttore di Anffas Lucca, parlando della realtà di San Pietro a Vico.
Così, in attesa di inserimento nel progetto lavorativo, ogni mattina per cinque giorni a settimana, dalle 9 alle 13, i ragazzi vengono accolti nel grande salone della struttura. Appeso al muro c’è un piano ben definito di attività per la settimana e l’attenzione è particolarmente dedicata all’esplorazione delle capacità e delle conoscenze emotive di ciascuno.
Una prima mezz’ora di attività e dopo il «bollettino»: tutti seduti in cerchio mentre passa una striscia di cartoncino che riporta delle faccine, grazie alle quali ognuno indica le proprie emozioni.
A seconda della settimana, iniziano poi lavori diversi. Attività sul telegiornale, nelle quali notizie sentite alla tv vengono sintetizzate e presentate in piccole frasi che sono però grandi passi sulla strada della consapevolezza, mentre a volte si costruiscono storie o si disegna ciò che si vede in un video proiettato. Tutto per sviluppare l’organizzazione percettiva, sfruttando la sensorialità.
Molte attività sono quindi impostate anche su percezione, gesto e riconoscimento. Divisi in gruppi, c’è chi osserva volti per leggerne le espressioni, chi bendato, cerca di riconoscere vari oggetti, mentre qualcuno viene guidato dagli altri a camminare per il salone. Così, orientamento, relazione con l’altro, fiducia e guida si fanno lentamente strada all’interno del gruppo di ragazzi.
A metà mattinata il momento della merenda, dopo la quale regna una musica calma. Si stendono grandi tappeti, si tolgono le scarpe ed inizia il momento di rilassamento sdraiati, con dei cuscini, per imparare ad essere consapevoli di sé e del proprio corpo, lavorando anche con gli altri.
«Ruotiamo le stesse attività a distanza di non troppo tempo» spiega Antonio Martinez, educatore professionale insieme a Sara Giannecchini «C’è un picco in cui iniziano a dimenticare l’attività ed è lì che la riprendiamo. Allo stesso tempo non facciamo sempre la stessa cosa perché si annoierebbero. Questo ci permette di lasciare gli argomenti sempre aperti a livelli diversi di comprensione a seconda delle particolarità di ognuno».
E quando alla fine di ogni mattina gli armadietti dei ragazzi si chiudono, disegni coloratissimi e quaderni scritti con tratti distintivi raccontano di un passo avanti nella loro storia di vita, in un ambiente creativo di evoluzione e crescita personale, nel rispetto e nella convivenza di tutte le condizioni.