Lettere in redazione

Alle Europee senza preferenze?

Caro Direttore,sono un affezionato lettore del settimanale per questo mi permetto esprimere, sperando di trovare accoglienza, alcune osservazioni, che sarebbe più giusto definire preoccupazioni, sulla attuale situazione politica. Dopo un brevissimo periodo (l’immediato post elettorale) di civile rapporto, con qualche idilliaca forzatura, siamo di nuovo allo scontro becero, senza proposte e senza risposte. È possibile andare avanti solo contrapponendosi? Tengo a precisare che, in ordine a questo, il comportamento dei due schieramenti è speculare. Altro motivo che mi lascia perplesso è l’assoluto silenzio dei partiti maggiori circa la legge elettorale. Non si vogliono le preferenze (che democrazia!) e si chiede lo sbarramento al 5%: in tal modo si penalizza la libertà di scelta degli elettori, si colpiscono le minoranze e si premiano, al di là del reale merito, le maggioranze, quasi che la bontà delle scelte politiche si affermi con i numeri.

Infine mi domando: il «Centro» nasce o non se ne parla più? Si vuole costruire oppure no uno spazio (tante, troppo volte promesso) per chi non si ritrova in nessuno dei due poli?

Bernardo CioliFirenze

E’ difficile non essere d’accordo con lei, caro Cioli. E anche preoccupati. Dopo le elezioni c’era stato un momento in cui – anche per la riduzione dei partiti in Parlamento – sembrava possibile un’apertura da parte di entrambi gli schieramenti per costruire insieme un’Italia diversa e migliore. Poi però tutto si è guastato. Eppure certe riforme vanno, direi necessariamente, fatte insieme, vedi la riforma della scuola, di cui tanto si parla in questi giorni, non foss’altro per non cambiarla, a ogni mutar di maggioranza.

In ordine alla possibile – da molti auspicata – formazione di una forza intermedia, l’Unione di Centro, in grado di offrire un’opportunità a chi si sente stretto in questo bipolarismo farzoso, sembra che le cose si stiano muovendo, almeno stando a recenti dichiarazioni di Casini e Pezzotta.

In questi giorni va in discussione alla Camera la proposta di legge che dovrebbe modificare le modalità per le elezioni europee. La discussione generale avverrà però sul testo approvato in Commissione dalla sola maggioranza, perché non è stato possibile trovare alcun punto di convergenza con l’opposizione. I problemi in campo sono fondamentalmente due e non certo secondari. Il primo riguarda l’innalzamento della soglia per accedere al Parlamento europeo, che verrebbe fissato al 5%: eleggono cioè europarlamentari solo quelle liste che sul piano nazionale ottengono il 5% dei voti espressi. È piuttosto alto e di fatto impedirebbe la rappresentanza ai gruppi minori, magari portatori di una vivacità politica e culturale con cui ovviamente possiamo non essere d’accordo – ma che è pur sempre un arricchimento.Il fatto è che i gruppi maggiori (Pdl, Pd, An e Lega) al di là delle scaramucce tattiche, tendono ad escludere per aver così l’esclusiva rappresentanza. Questa tendenza è pericolosa ma per ora sembra prevalere.

L’altro problema, non certo meno importante, è l’abolizione del voto di preferenza, delegando così ai partiti – spesso a un ristretto gruppo di persone – la facoltà di scegliere persone «fedeli» che, proprio perché devono loro l’elezione, saranno sempre pronti ad approvare.

Io penso che su questo punto la mobilitazione debba essere massiccia, perché anche tra le forze maggiori serpeggiano malcontenti.

Importante perciò è far sentire la nostra voce, anche attraverso quei gruppi che da tempo si battono per il ripristino in tutte le votazioni del voto di preferenza.