Si riaccendono i riflettori sulla Valfungo di Sansepolcro. I sindacati e i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato recentemente la proprietà chiedendo il definitivo ritiro della procedura di licenziamento collettivo iniziata più di un anno fa.La richiesta è stata però respinta. Tra le motivazioni addotte dalla dirigenza della Valfungo anche il fatto che il piano strutturale, adottato dall’amministrazione comunale biturgense, non accoglie i progetti aziendali in tema di delocalizzazione delle attività di produzione: progetti necessari e indispensabili per assicurare prospettive di sviluppo all’impresa e il mantenimento dei livelli occupazionali di oltre cento addetti.Non si è fatta attendere la reazione di sindacati e rappresentanti dei lavoratori che a questo punto scaricano le responsabilità sull’amministrazione comunale, giudicando le scelte fatte «molto gravi, visto l’impegno assunto nell’incontro del 2 dicembre 2008 dove si era impegnata, sia con i lavoratori che con l’azienda, a garantire una celere realizzazione del piano di delocalizzazione». Arriva quindi l’ennesimo colpo di scena in una vicenda che va ormai avanti da più di un anno con l’azienda che a più riprese ha minacciato, poi ritrattato e di nuovo minacciato i licenziamenti dei propri operai.Negli scorsi mesi era stata paventata anche l’ipotesi di un trasferimento della Valfungo dalla frazione di Gricignano, dove si trova la sede storica, a quella del Trebbio. Ipotesi contro la quale si era scagliato il «Comitato per la tutela del Trebbio», che aveva ottenuto in un incontro pubblico con il sindaco di Sansepolcro, Franco Polcri, tutte le rassicurazioni volte a scongiurare questo scenario. Una presa di posizione che ha in seguito trovato un concreto seguito all’interno del piano strutturale. Mosse che non sono andate proprio giù a sindacati e lavoratori, secondo i quali a vincere è «una concezione ambientalista sterile che antepone la predisposizione di piste ciclabili e la difesa di certi scenari da cartolina alle legittime esigenze di sviluppo economico ed occupazionale del territorio».Lorenzo Canali