Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Allarme per la Resurrezione. Il capolavoro monitorato.

«Mai come adesso la Resurrezione è sotto attento e accurato monitoraggio». Con queste parole Mariangela Betti, direttore dell’Istituzione culturale biblioteca museo archivi storici del Comune di Sansepolcro, smorza i toni e tranquillizza la cittadinanza sullo stato del capolavoro di Piero della Francesca. «Malata di cancro e inquinamento», «Allarme»: la giornata del 28 febbraio aveva creato un polverone. Era stato un lunedì dedicato al famoso affresco pierfrancescano con la presentazione dei risultati delle indagini del progetto di ricerca St@rt, Scienze e tecnologie per il patrimonio artistico, archeologico e architettonico toscano, finanziato dalla Regione Toscana e che vede fra i partner l’Opificio delle pietre dure di Firenze. Da circa un anno, infatti, alcuni professionisti stanno studiando la Resurrezione con indagini non invasive che la dottoressa Paola Ilaria Mariotti dell’Opificio delle pietre dure aveva così riassunto: «Emerge una solfatazione diffusa su tutta la superficie pittorica, fenomeno noto come cancro della pittura murale, cui si aggiunge l’inquinamento atmosferico. Inoltre alcune parti d’intonaco sono pericolanti e necessitano di essere consolidate per arrestarne il degrado». Queste le dichiarazioni che avevano fatto sussultare la platea, anche se subito Paola Refice, dirigente della Soprintendenza aretina, aveva precisato: «L’affresco sta bene. Sono stati trovati i segni del terremoto del 2001, che hanno inciso solo sui margini, e la solfatazione non è grave come quella degli affreschi di Arezzo, un fenomeno normale, non visibile a occhio nudo e che si toglie con il vapore acqueo. Le sostanze proteiche pervenute, invece, sono i residui di precedenti interventi di ripulitura che venivano fatti con chiara d’uovo e che non è necessario togliere perché non alterano la superficie pittorica. Ma l’indagine ci permetterà di scoprire ben altro: ad esempio se il suo supporto è in mattone o in legno». È bene, dunque, non soffermarsi solo sugli aspetti negativi. Gli studi, effettuati da diversi istituti di ricerca con strumenti di altissimo livello tecnologico come il georadar, la termografia e la riflettografia, hanno reso noto che l’affresco è stato realizzato a tecnica mista con un intervento a fresco e per questo sarebbe più corretto parlare di «pittura murale»; che nel vestito blu di uno dei soldati addormentati ci sono tracce di lapislazzuli afghani; che intorno alle nuvole del cielo Piero avrebbe usato del cinabro per rendere l’atmosfera dell’alba. Inoltre è stato definito l’ingombro della canna fumaria del camino dove poggia la pittura murale e dove si dice venissero bruciati i voti espressi dagli antichi amministratori della città. Infine, ma non meno importante: la Resurrezione è stata realmente dipinta lì da Piero o ha subito uno spostamento a massello? Franco Polcri, sindaco di Sansepolcro, ha rivelato di essere entrato in possesso di una documentazione datata 1578 che riferirebbe dello stanziamento di una somma di denaro per il trasferimento della pittura dalla stanza retrostante. Ma tra se, ma e interrogativi, di sicuro c’è che la Resurrezione, in ogni caso, ha bisogno di un intervento di consolidamento vista l’età. Allora ridiamole quello che essa ha dato e sta dando a noi. di Margherita Tizzi