Toscana

ALLARME DENATALITA’: L’«altolà» dell’opposizione

Avrebbe voglia di dire e lo dice: «Meglio tardi che mai». Marco Carraresi, consigliere regionale Ccd, si rallegra della «scoperta del presidente della Regione Martini, che in Toscana sia basso il tasso di natalità e che non si investe sulla famiglia e sui figli». Al tempo stesso si preoccupa che «non sia una delle solite uscite “d’immagine”, lasciate poi prive di conseguenti e concrete scelte politiche».

Carraresi ricorda che «in Consiglio regionale, ormai quasi due anni fa, quando si discusse il programma della Giunta per questa legislatura», richiamò «la sfida della denatalità come la questione di primaria importanza, sottolineando che la nostra è una delle regioni che ha uno dei più bassi tassi di fecondità a livello europeo. E nonostante questo, notai – sottolinea Carraresi – che non c’era un solo punto del programma della Giunta che vi accennasse, e le sei righe sulla famiglia del programma elettorale della coalizione di centro-sinistra si erano ridotte addirittura a due».

Ora dunque il consigliere Ccd vuole richiamare «Martini ai fatti, perché le belle interviste servono a poco. Ci sono in Consiglio regionale proposte di legge sulla famiglia, proposte per l’accoglienza della vita nascente, la tutela dell’infanzia e il sostegno alla maternità. Martini e la sua maggioranza hanno questo banco di prova: discutere queste proposte, approvare provvedimenti che in modo concreto promuovano il diritto alla vita, il valore della maternità, il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio. Elementi fondanti senza i quali parlare di “investimenti sul futuro” e di “tentativo di far fare ai Toscani più figli” finisce per essere solo demagogia, perfino superficiale e fuorviante, perché non basta porre la soluzione del problema soltanto in chiave di servizi assistenziali».

Carraresi non risparmia una «frecciatina» nemmeno all’Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica, autore del rapporto in questione su «Benessere e condizioni di vita in Toscana». A giudizio del consigliere Ccd l’Istituto potrebbe fornire anche dati più aggiornati rispetto a quelli ad esempio sul tasso di fecondità che si fermano al 1996.

«Infine – dice Carraresi – non possiamo nascondere un rischio: che pregiudiziali ideologiche che purtroppo venano prevalentemente la sinistra, possano nuovamente riemergere. E che di fronte all’impegno sincero nella prevenzione dell’aborto, nella diffusione di una cultura di accoglienza della vita nascente, della promozione dei diritti della famiglia, alla fine scattino chiusure e riflessi condizionati, che nelle scelte concrete finiscono per privilegiare quelle impostazioni politico-culturali che sono alla base del rifiuto di una politica coerente a sostegno della vita e della famiglia».

S.A.

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