«Quanto riscontrato non è ritenuto degno di un paese civile com’è il nostro». Così inizia la lettera che Cgil, Cisl e Uil della polizia penitenziaria hanno inviato ad Ettore Ferrara, direttore generale dell’amministrazione penitenziaria dopo una visita al carcere di Arezzo. La verifica è giunta sulla scia di numerose denuncie da parte dei sindacati che non hanno ottenuto alcuna risposta.Molti i punti critici individuati. «Una poliziotta penitenziaria viene “comandata” di servizio a vigilare armata da una postazione sopraelevata i cortili dei passeggi delle sezioni detentive maschili, dove sono ubicati i servizi igienici a cielo aperto che palesemente espongono le persone detenute ad un controllo visivo diretto anche durante l’espletamento delle proprie necessità fisiologiche». Una situazione che i sindacati giudicano «lesiva della dignità personale e professionale». I rappresentanti della polizia penitenziaria scrivono poi che «è messa a rischio l’incolumità di tutte le persone che gravitano, vivono o lavorano in quella struttura dove non esiste alcuna cartellonistica che indichi le eventuali vie di fuga in caso di situazioni di emergenza, ed in assenza di impianti antincendio (idrici), estintori a polvere non revisionati da circa nove mesi». Come se tutto questo non fosse sufficiente, all’interno del locale accanto agli ambianti adibiti alla «cucina detenuti», è stata rilevata «l’esistenza di una vera e propria “discarica” di vari materiali anche infiammabili; evidenziando che si tratta di locale e postazione di lavoro privo di alcuna fonte di areazione e dove la consistente presenza di vernice ed altro rendono l’aria interna irrespirabile». Altri elementi di criticità sono rappresentati dagli «escrementi di volatili ben visibili negli spazi adibiti ai passeggi delle persone detenute e sui davanzali delle finestre dei vari uffici, sezione e della caserma agenti; caserma alla quale si accede passando obbligatoriamente dalle zone detentive».I sindacati sottolineano che il malessere degli agenti viene confermato anche dalle assenze con punte pari al 15% della forza lavorativa. Le tre sigle chiedono che il ministero si attivi «in tempi certi, affinché vengano ristabilite almeno le condizioni minime di sicurezza e dignità dei lavoratori. Appare più che mai necessario che l’amministrazione che richiede sempre più professionalità e preparazione tecnica ai propri dipendenti riconosca loro, al contempo, concretamente lo status di lavoratori contrattualizzati, con diritti inalienabili e irrinunciabili, cosa che attualmente è seriamente messa in discussione nell’istituto penitenziario di Arezzo».