Vita Chiesa

ALLARGAMENTO UE, DOCUMENTO EPISCPATI EUROPEI (COMECE)

“Speranza, fiducia e solidarietà” sono queste le tre raccomandazioni che la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) rivolge ai responsabili politici e a tutti i cittadini presenti e futuri dell’Unione Europea davanti alla “sfida imminente” costituita dall’ingresso nell’Unione europea (Ue) di dieci nuovi membri, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Slovenia, Cipro, Malta, Polonia, Slovacchia e che verrà confermato al Summit di Copenaghen del 12 e 13 dicembre prossimi.

Nel documento “Speranza, fiducia e solidarietà”, reso noto oggi a Bruxelles e già annunciato nel corso della loro ultima assemblea plenaria (Bruxelles, 28-29/11/02), i vescovi europei ricordano che “l’adesione dei nuovi membri rappresenta una svolta significativa nella storia del nostro continente. L’insieme di differenti culture costituirà un passo verso il bene comune europeo”. Per questo motivo, aggiungono, “non si tratta di allargamento ma di europeizzazione dell’Ue”. L’adesione dei nuovi Paesi, si legge nel documento, “è una fonte di speranza, un’opportunità per la rinascita dell’Unione europea e della sua missione primaria, promuovere la giustizia, la pace e la prosperità dentro e fuori le sue frontiere. Il progetto di integrazione è nato dalla speranza nella riconciliazione e che l’Europa non soffra più la distruzione provocata dalla guerra. Ora bisogna consolidare questa riconciliazione tra Est ed Ovest”. Così facendo si concretizzerà una delle “speranze più care” alla Chiesa: che “l’Europa respiri con i suoi due polmoni”. Ma, ricordano ancora i vescovi nel documento, “l’Europa deve anche essere un marchio di speranza per altre regioni del mondo desiderose di costruire sopra questo modello di integrazione pacifica, specie in Africa e America latina”. Aderire all’Ue, tuttavia, “non significa solamente beneficiare di diritti ma anche il rispetto dell’identità delle altre nazioni ed il diritto di prendere parte alle decisioni riguardanti la forma futura dell’Europa. Tutti i membri sono uguali nell’Unione”. Si tratta, dunque, raccomandano i vescovi, di “non lavorare per il proprio interesse me per quello della comunità intera. E ciò richiederà un nuovo impegno di fiducia da parte di tutti gli Stati membri ed il riconoscimento delle Istituzioni comunitarie, alle quali i vari Paesi hanno affidato il compito di lavorare per il bene comune. L’interdipendenza economica e politica di questa comunità esige la fiducia e non solo tra i dirigenti di questi Stati ma anche tra i cittadini”.

Perché l’adesione si riveli un successo, si legge ancora nel testo, è necessaria “la solidarietà tra tutti. Il processo di sviluppo economico e di riforma politica non è ancora stato raggiunto. Gli Stati membri dovranno mettere in opera delle riforme, in particolare quella agricola comune e condividere gli aiuti strutturali che ricevono con i nuovi membri”. A questi ultimi, i vescovi ricordano che “i vantaggi dell’adesione possono rivelarsi non subito” e li invitano a “riconoscere e rispettare la solidarietà dimostrata dagli attuali Stati membri anche se gli effetti non sono ancora quantificabili”. Nel loro documento, inoltre, i vescovi richiamano il dovere dell’Europa verso lo sviluppo mondiale: “quando aderiranno all’Ue, i nuovi Stati faranno parte del più grande fornitore di aiuto umanitario e di cooperazione del mondo. Chiediamo, perciò all’Ue di destinare, come promesso, lo 0,7% del Pil come aiuto ufficiale allo sviluppo dei Paesi poveri”. Nel testo non manca, poi, un richiamo affinché “l’adesione di nuovi Stati non dia luogo a divisioni in Europa. La Bulgaria e la Romania si stanno preparando all’ingresso attraverso molti sforzi, la Turchia è già riconosciuta come Paese candidato. Speriamo che presto mettano in pratica le riforme per rispondere a pieno ai criteri fissati dal Consiglio d’Europa nel 1993”.

“L’allargamento delle frontiere – concludono i vescovi – non dia luogo ad un’Europa fortezza. Anche se è necessario proteggere la libertà e la sicurezza di coloro che vivono all’interno, è importante prevenire attentati alla dignità umana come la tratta delle schiave e dei bambini e contro i migranti ed i rifugiati”. Ai cristiani spetta l’impegno nella “ricerca di soluzioni che favoriscano il bene comune. Con speranza, fiducia e solidarietà, noi, come vescovi, ci impegniamo a sostenere questo progetto e incoraggiamo i credenti ed i cittadini a unirsi in questo sforzo comune”. Sir