Toscana
Alla Verna nel nome di Francesco la marcia e la preghiera per la pace
Parte con un pellegrinaggio di tre chilometri sulla roccia benedetta di San Francesco, con una preghiera ecumenica e interreligiosa, con un ponte radio fra il Casentino, Gerusalemme e Bagdad, con un appello «ai responsabili delle nazioni e ai responsabili religiosi» firmato da sei vescovi della Toscana (Agostinelli, Bassetti, Cetoloni, Giovannetti, Maniago e Simoni), dal Provinciale dei Francescani, padre Maurizio Faggioni, dal Guardiano del Santuario della Verna, padre Fiorenzo Locatelli, dal Generale dei Camaldolesi, padre Emanuele Bargellini, dall’archimandrita per l’Italia del Patriarcato di Costantinopoli, Dionisios Vasileius, dall’imam di Firenze, Elzir Izzeddin, e dal rappresentante della comunità ebraica di Firenze, Mario Fineschi. Parte con un impegno diffuso lunedì sera dalla terrazza del santuario francescano che è già stato inviato in Iraq, in Terra Santa, al Parlamento italiano, all’Unione europea e all’Onu e che vuol essere anche un contributo per arrivare ad «uno slancio di fantasia creativa dei governanti», spiega il Generale dei Camaldolesi.
Le sue parole risuonano nella Basilica dove sono riuniti in preghiera i cristiani. In preghiera i cattolici e gli ortodossi insieme ai sei vescovi della Toscana. In preghiera i musulmani e gli ebrei in altre due sale del santuario. Uniti dall’«Onnipotente», si legge nell’appello, intorno alla figura di San Francesco d’Assisi, ambasciatore di pace e sostenitore del dialogo fra le civiltà.
Lo cita l’imam di Firenze durante la marcia che precede la preghiera a cui partecipano anche il sottosegretario al welfare, Grazia Sestini, i parlamentari aretini Rosy Bindi e Giuseppe Fanfani, il presidente della Provincia, Vincenzo Ceccarelli e più di trenta sindaci accompagnati dai loro gonfaloni e da quelli del Comune di Firenze e della Regione. E, a nome dell’Unione delle Comunità Islamiche Italiane, Izzeddin rinnova l’invito «alla convivenza pacifica e al rispetto reciproco». Altrettanto impegnativo il messaggio del rappresentante della comunità ebraica di Firenze, Mario Fineschi. «Soltanto la preghiera può aiutare a combattere la tentazione umana della sfiducia e unirci di fronte all’unico Padre».
Presenti i gonfaloni e i rappresentanti istituzionali di molte città: Arezzo e Firenze, la Provincia di Bologna, la Regione Toscana e oltre 30 sindaci della Provincia di Arezzo. Non sono mancate nemmeno le presenze dei parlamentari, da Rosy Bindi, a Giuseppe Fanfani, a Grazia Sestini e Monica Bettoni e di molti esponenti dell’associazionismo cattolico tra cui la Comunità di Sant’Egidio, l’Azione cattolica italiana, il Movimento dei Focolari e le madri generali di alcuni ordini religiosi femminili.
La seconda. L’Italia chiama l’Europa per l’immediata creazione, al suo interno, di una forza militare multinazionale euromediterranea cui partecipano anche in modi diversificati – Paesi estranei alla guerra (Francia, Germania, Marocco? Egitto? Libia? ). L’Italia potrebbe parteciparvi con il compito specifico di rilanciare il rapporto atlantico con gli Stati Uniti sul piano degli alti valori condivisi. Tale forza multinazionale è proposta al legittimo Governo provvisorio e ai Capi religiosi iracheni (che potrebbero negoziare sulla base di diversi ed evidenti interessi) e alle forze armate che hanno abbattuto il regime di Saddam (Stati Uniti e Inghilterra, che avrebbero altrettanti – e non minori – interessi per realizzare con Stati amici un turn over che apra alla fase di pacificazione e di ricostruzione). L’operazione di veloce sostituzione di tutte le forze armate presenti – come passaggio intermedio dall’attuale situazione a un successivo e positivo intervento delle Nazioni Unite – dovrebbe essere avallata, ovviamente, dalle Nazioni Unite.
La terza. La progettazione di un Cantiere per una Cooperazione Economica Internazionale Equa e Solidale, sotto la responsabilità degli Organismi Internazionali collegati alle Nazioni Unite, in collaborazione con tutti gli stati protagonisti della vicenda, specialmente quelli del Vicino Oriente, comprendendo quelli che hanno abbattuto con la guerra il regime di Saddam. Il nuovo Iraq dovrebbe diventare un intero Paese che attua ciò che in microesperienze si realizza da tempo in varie parti del mondo. Si tratterebbe della trasformazione di una situazione tragica in occasione per creare relazioni utili per la crescita umana, economica e culturale di tutti. Buone pratiche di cooperazione internazionale potrebbero aprire la via ad una riconciliazione sul campo tra Occidente (intero) e Vicino Oriente (intero: Gerusalemme non può mai essere dimenticata!). Pace per ciascuno in cambio di vantaggi economici per tutti.