Pisa

Alessandro Plotti cittadino onorario di Pisa

Alessandro Plotti è dalla scorsa settimana cittadino onorario di Pisa. Il sindaco Paolo Fontanelli gli ha consegnato simbolicamente le chiavi della città. Riconoscendo la sua come la «voce che più di ogni altra ha saputo dare conforto alle nostre coscienze». Fontanelli ha ricordato gli interventi e le omelie dedicate dall’arcivescovo di Pisa al bene della pace, le sue condanne di tutte le guerre e del terrorismo. La memoria va all’attacco alle Torri gemelle: «all’indomani dell’11 settembre ci ritrovammo sotto la torre: suonarono le campane e facemmo arrivare la solidarietà della città al popolo e al governo degli Stati Uniti».Ma l’arcivescovo di Pisa – ha commentato il primo cittadino – si è speso anche su molte altre questioni: «di fronte al fenomeno dell’immigrazione, che reca con sé un carico di emozioni e di paure, il vescovo ha opposto il solenne richiamo alla dignità dell’uomo e la necessità della scelta dell’accoglienza, della tolleranza e dell’integrazione, dovere che spetta a tutti, credenti e non credenti». O sui grandi temi dell’etica e della bioetica: Plotti e la chiesa hanno espresso con chiarezza le loro posizioni e, nel contempo, hanno promosso il dialogo tra persone che avevano tra loro diversi punti di vista. Con i consigli comunali si è incontrato più volte. Invitando «a vivere la politica come servizio e non come ostentazione del potere fine a se stesso». Ed entrando nei problemi «vivi» di molte comunità; la solitudine degli anziani, la mancanza di prospettive certe di lavoro. E tutto questo, ha detto il sindaco citando lo stesso Plotti, «con spirito propositivo e senza piangersi addosso». In tutti questi e molti altri frangenti il vescovo è sempre stato vicino alla città e alla comunità pisana, «anche talvolta mettendo il dito sulla piaga di problemi o ritardi dell’amministrazione comunale».Nel dare la cittadinanza onoraria a Plotti «il consiglio e la città guardano, in modo particolare, alle nuove generazioni. L’insegnamento di Plotti, infatti, è fondato sul valore della speranza, un sentimento che ci è caro, perché comporta fiducia verso il futuro, verso l’avvenire di quel mondo a cui abbiamo affidato la più autentica delle nostre fortune: i nostri figli».«Dopo tutti questi elogi – si è schernito il nostro arcivescovo, che ha preso la parola a conclusione degli interventi di altri consiglieri comunali – dovrei montarmi la testa. Ho troppi anni sulle spalle per farlo». Plotti si è detto convinto dell’utilità di tessere buoni rapporti con le istituzioni, in nome del bene comune: i sindaci eletti – di là dal loro colore politico – rappresentano tutta la città, per questo devono essere riconosciuti dalla Chiesa come interlocutori privilegiati, con cui confrontarsi sulle questioni che stanno a cuore alla collettività. Ed ha speso qualche parola sulle caratteristiche dei pisani: «Mi piace il loro spirito ghibellino, mai sopito, ma anzi conservato nei secoli: aiuta a vivere rapporti sinceri». Anche se a volte, il ghibellinismo tipico delle nostre parti, sfocia nella «polemica per la polemica» Alla cerimonia era presente il consiglio (quasi) al completo, il deputato Marco Filippeschi, il senatore Luciano Modica, il vicepresidente della Regione Federico Gelli, i consiglieri regionali Gino Nunes, Piero Pizzi, Luca Titoni, il presidente della provincia Andrea Pieroni, il nunzio apostolico in Italia Paolo Romeo, i vescovi Bertelli e Benotto e una nutrita schiera di altre autorità e cittadini pisani.A tutti è stato distribuito il numero speciale di «Vita Nova» dedicato ai venti anni di servizio episcopale alla nostra diocesi.