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Al via l’oratorio di Camucia, bussola-amica per i ragazzi

Era nell’aria da tempo e già negli anni scorsi erano state proposte attività e iniziative per i ragazzi. Ma dal 10 novembre si è incominciato a fare sul serio. Il merito va al gruppo dei giovani e ai catechisti che, facendosi carico di un problema che interessa le famiglie della comunità parrocchiale hanno deciso, come primo passo, di dedicare il sabato pomeriggio ai ragazzi che desiderano trascorrere insieme qualche ora di serenità e di amicizia. Ed è nato l’oratorio di Camucia. Attualmente in «dimensioni» ridotte quanto all’orario, ma con la prospettiva di un futuro ampliamento, se saranno disponibili animatori e genitori per assicurare un’ampia gamma di proposte ricreative e formative.Per il momento i ragazzi hanno la possibilità di impegnarsi in attività manuali e hobbistiche; possono intrattenersi a giocare dopo il catechismo settimanale, avendo a disposizione ping pong, biliardo, computer, giochi da tavolo, potendo dedicarsi alla pallavolo, ai corsi di chitarra o ad altro. Intenzione degli animatori e dei genitori che gestiscono l’oratorio non è evidentemente quella del gioco fine a se stesso, ma una presenza costruttiva nell’ambiente in cui i ragazzi crescono, giocano e fanno amicizia.In questa ottica, l’oratorio acquista una funzione pastorale insostituibile. Nel momento in cui i ragazzi sentono lo stato di confusione e di disorientamento, l’oratorio può significare un punto di riferimento sicuro, un’appartenenza nuova e gratificante. Gli amici, il gruppo, le discussioni, l’impegno, il gioco, che sono le attività normali in un oratorio, si inseriscono felicemente nel processo di maturazione psicologica e sociale di ciascuno. Per questo l’oratorio non può essere semplicemente luogo di incontro o di raccolta dei ragazzi, ma strumento pastorale dove si elaborano progetti e strategie formative.Occorrono a questo punto animatori ed educatori ben determinati, maturati in un clima di corresponsabilità che permetta la costruzione di una comunità aperta e dotata di spirito «missionario», una comunità animatrice che non si spenga in un volontariato indistinto, ma sia capace di svolgere un ruolo qualificato per inserirsi nella lunghezza d’onda dei ragazzi. L’oratorio può conquistarsi così un’immagine credibile fatta di «porte aperte», di amicizia, di fraternità, di impegno, di condivisione, di buona organizzazione, vissuta in un clima di festa. Il punto di cui occorre essere profondamente convinti è che la comunità parrocchiale è investita anche di un compito educativo: l’educazione la formazione dei ragazzi e dei giovani sono a buon diritto un settore della sua azione pastorale. Come ha una pastorale dell’annuncio evangelico, una pastorale liturgica, una pastorale della carità, così la comunità parrocchiale ha pure una pastorale pedagogica e formativa.È nel clima del suo primo oratorio che don Giovanni Bosco potè avvicinare i ragazzi più poveri ed emarginati, i giovani immigrati estraniati dal mondo della scuola e del lavoro. I problemi che riguardano i ragazzi e i giovani di oggi non sono meno complessi e coinvolgenti che nel passato. È in questo quadro di corresponsabilità e di impegno che si inseriscono la presenza e la collaborazione degli animatori e dei genitori. di Benito Chiarabolli